Uno studio pubblicato nel numero di dicembre del Clinical Kidney Journal sostiene di aver risolto il giallo della morte dell’attore Bruce Lee, la leggenda delle arti marziali deceduta in circostanze misteriose a Hong Kong nel luglio del 1973 a 32 anni. All’epoca i medici stabilirono che la causa del decesso era stato un edema celebrale, ma la ricerca, rilanciata sui media americani, suggerisce che Lee sia morto “per una forma specifica di disfunzione renale, ossia l’incapacità di espellere abbastanza acqua”. Secondo gli specialisti spagnoli dei reni che hanno condotto lo studio, Lee probabilmente è morto per iponatremia, ovvero una concentrazione “anormalmente” bassa di sodio nel sangue, che può essere causata dall’avere troppa acqua nel corpo.
Mentre la rinomata Mayo Clinic (organizzazione no profit per la pratica e la ricerca medica che si trova a Rochester in Minnesota, Jacksonville in Florida e Phoenix in Arizona) ha spiegato che il sodio aiuta a regolare la quantità di acqua che circonda le cellule e si trova al loro interno. “Ipotizziamo che Bruce Lee sia morto per una forma specifica di disfunzione renale: l’incapacità di espellere acqua a sufficienza per mantenere l’omeostasi. Questo può portare a iponatremia, edema cerebrale e morte entro poche ore se l’eccessiva assunzione di acqua non è accompagnata dall’ escrezione del liquido nelle urine”, si legge nel documento. “Il fatto che siamo costituiti per il 60% da acqua – conclude la ricerca – non ci protegge dalle conseguenze potenzialmente letali di bere acqua a una velocità superiore a quella che i nostri reni possono espellere“.