La ricostruzione dell'omicidio di Giovanni Palazzotto, domenica 20, in provincia di Bari. La procura ha chiesto la convalida dell'arresto del titolare del bar, dove la vittima ha provato a entrare con la forza. Lui si proclama innocente. Indagati altri due uomini. "Lo hanno aiutato"
Alba di domenica 20 novembre: le urla per una lite furibonda, poi il silenzio e le sirene dell’ambulanza poco dopo. Quando i soccorritori arrivano trovano riverso a terra, su un marciapiede vicino a un bar di Bitritto, nel Barese, un 27enne. Si chiama Gianni Palazzotto, ha precedenti penali: è in stato confusionale, sta male e morirà dopo l’arrivo del 118. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, poco prima avrebbe avuto uno “scontro fisico” con il 31enne proprietario del locale, Francesco Assunto, che è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario. Lo avrebbe picchiato e poi immobilizzato prono per terra con tutto il peso che gli comprimeva la gabbia toracica per 16 lunghi minuti. Nei confronti di Assunto la pm Chiara Giordano ha chiesto al gip la convalida dell’arresto ricostruendo la dinamica dei fatti così come emergono dai racconti dei testimoni ma anche delle immagini e dagli audio della video-sorveglianza.
Secondo l’accusa, Assunto avrebbe continuato a tenere immobilizzato il giovane mettendosi in ginocchio sulla sua schiena, malgrado quest’ultimo chiedesse aiuto e respirasse a fatica, incitando anche altre persone presenti a dargli una mano. Con lui sono infatti indagati anche altre due persone che secondo l’accusa lo avrebbero aiutato, almeno inizialmente. Il tutto sarebbe accaduto perché Palazzotto, dopo avere danneggiato un locale vicino, sarebbe arrivato correndo al bar di Assunto tentando di entrare con la forza. A quel punto Assunto lo avrebbe spinto per terra e tenendolo in posizione prona lo avrebbe colpito con sei pugni bloccandolo poi a lungo con le ginocchia sulla schiena mentre gli altri due indagati lo aiutavano tenendogli ferme le gambe.
La cosa si sarebbe prolungata nonostante Palazzotto “fosse in una condizione di sofferenza psicofisica, evidenziata dalle continue richieste di aiuto e dal respiro affannoso”, scrive la procura. “Deve escludersi che fosse necessario il possesso di particolari competenze mediche per comprendere la grave compromissione della condizione di salute della vittima che si stava determinando per effetto della sua condotta e prevedere che potessero discenderne conseguenze letali, specie se si considera il tempo eccessivamente lungo in cui si è protratta”, sostiene l’accusa.
La pm ha chiesto che, in caso di conferma del carcere per Assunto, l’uomo venga rinchiuso in un istituto differente da quelli di Bari o Brindisi dove sono detenuti i familiari della vittima. Assunto “risponderà a tutte le domande del gip e si dichiarerà innocente”, ha anticipato il suo avvocato Giuseppe Giulitto. Il 31enne dice di non “avere idea del percorso logico che ha portato a questa accusa pesantissima”, considerando anche che “il mio assistito è incensurato, non ha mai avuto problemi di questo genere, è padre di tre figli e gestisce da solo il suo bar, che ora è chiuso”.