Dalla sfida sulle piazze, al di là degli appelli all’unità, passando per il rischio di tensioni in Aula sulle mozioni su armi e Ucraina, già calendarizzate alla Camera per il prossimo 29 novembre. Sul fronte del fu ‘campo largo’ tra Pd e M5s, già spaccato alle Politiche e che si ritroverà ancora diviso alle Regionali di Lazio e Lombardia, lo scontro continua anche in Parlamento.
Gli ex alleati non fanno che rincorrersi e marcarsi. Così dopo la sfida tra Letta e Conte sulle piazze da convocare contro la manovra del governo Meloni (il 17 dicembre quella dem, mentre il presidente M5s aveva evocato allo stesso modo la piazza per difendere il Reddito di cittadinanza, ndr), i prossimi attriti rischiano di palesarsi a Montecitorio sul tema dell’Ucraina. Dopo l’annuncio di un documento dei 5 stelle che chiede al governo di passare dal Parlamento prima di nuovi invii di armi in Ucraina e di lavorare per il negoziato, il Pd presenterà a sua volta una mozione. Il motivo? Blindare i propri parlamentari ed evitare spaccature, tra chi rischia di essere ‘tentato’ dal convergere nella mozione M5s.
“Manterremo la posizione chiara che abbiamo avuto in questi mesi”, taglia corto Lorenzo Guerini, ex ministro della Difesa. Ma anche l’ala più a sinistra del partito allontana possibili lacerazioni: “Non ci spaccheremo su quel voto“, spiegano diversi parlamentari dem, compreso chi, come Gianni Cuperlo, Marco Furfaro e non solo, ha partecipato alla manifestazione per la pace del 5 novembre scorso, quando già non erano mancate le tensioni tra dem e M5s. “Sull’Ucraina abbiamo avuto sempre una linea coerente, abbiamo sostenuto la resistenza di Kiev, con un ventaglio di misure, compreso il sostegno militare. E accanto a questo siamo per favorire un’iniziativa diplomatica dell’Europa che coinvolga Usa, Cina e Turchia, per porre fine a questo massacro. Ma tutti dovremmo fare lo sforzo di evitare di far precipitare una tragedia di questo tipo nella polemica del nostro cortile domestico”, avverte Cuperlo.
“Il punto non è cosa faranno i 5 Stelle, conta ciò che si ritiene giusto da fare. Bisogna continuare nella nostra linea, chiedendo uno sforzo diplomatico ancora più forte”, rivendica Matteo Orfini. Mentre il senatore Antonio Nicita aggiunge: “Non è attraverso le mozioni che si rafforza il risultato che abbiamo raggiunto. Ora dobbiamo rafforzare l’approccio europeo, essere uniti, non bisogna inseguire i principi per inseguire la piazza. Dobbiamo sforzarci per costruire davvero una tregua e poi la pace”. “Se l’Europa fosse forte la linea non la darebbero gli Stati Uniti. Quando vedo alcuni colleghi di partito che si fanno dare la linea da un altro Paese mi arrabbio un po’. Di tutto ciò serve discutere in Parlamento”, spiega invece Francesco Boccia, convinto però che nel partito si troverà una sintesi.
Le tensioni tra opposizioni però restano, non solo tra Pd e M5s, ma anche con il Terzo Polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda, che vuole discutere sulle proprie proposte sulla manovra con Giorgia Meloni. “Se ci sono pezzi di opposizione che si preparano a fare da stampella per l’esecutivo, il problema è per il Paese”, c’è chi attacca, come lo stesso Furfaro.
“Certi distinguo sulla manovra non li capisco. Io credo ci sia lo spazio per protestare insieme, contro un governo che fa la lotta ai poveri e favorisce gli evasori”, rilancia la vice presidente della Camera, Anna Ascani. Mentre Cuperlo lancia un appello: “Non credo che serva una rincorsa sulle piazze. Ammesso che tutte e tre le forze di opposizione uscite sconfitte alle elezioni siano ancora forze di opposizione, serve trovare l’unità. Perché l’avversario come sempre sta dall’altra parte”.