La donna è stata interrogata in relazione all'indagine per diffusione di riprese e registrazioni fraudolente. Il legale: La mia assistita ha già ampiamente chiarito la propria posizione innanzi l’Autorità Giudiziaria, dimostrando in maniera anche documentale e, quindi, incontrovertibile la casualità della sua presenza presso l’autogrill di Fiano Romano"
Diffusione di riprese e registrazioni fraudolente. È il reato contestato alla professoressa che incontrò Matteo Renzi all’autogrill di Fiano Romano il 23 dicembre 2020 e filmò l’incontro con l’allora dirigente dell’Aisi Marco Mancini, ora in pensione e in passato coinvolto nelle inchieste sul caso dossier illeciti Telecom e Abu Omar. La donna, come riporta Il Corriere della Sera, scattò 13 fotografie e girato 2 video con il telefonino solo perché avendo visto l’ex premier parlare con un signore scortato e da lei non riconosciuto pensò che fosse utile documentare l’incontro. Era i giorni in cui già era nell’aria la crisi del governo Conte 2. L’insegnante è stata convocata martedì 8 novembre dai pm di Roma assistita dall’avvocato Giulio Vasaturo. L’incontro poi fu reso noto in una puntata della trasmissione Report e Mancini presentò un esposto. È in quel procedimento che il capo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza Elisabetta Belloni è stata ascoltata come testimone in indagini difensive sollecitate dai legali di Mancini opponendo il segreto di Stato sul funzionamento dei Servizi segreti.
“Va decisamente escluso, senza timore di smentita, che qualcuno possa aver opposto il segreto di Stato sul rapporto fra la mia assistita ed i servizi di informazione e sicurezza giacché tale asserito collegamento, ipotizzato esclusivamente dal senatore Matteo Renzi, era ed è del tutto inesistente – ha spiegato il legale – La mia assistita ha già ampiamente chiarito la propria posizione innanzi l’Autorità Giudiziaria, dimostrando in maniera anche documentale e, quindi, incontrovertibile la casualità della sua presenza presso l’autogrill di Fiano Romano e, ovviamente, la sua assoluta estraneità ad apparati di Intelligence. Da semplice ed irreprensibile cittadina, nell’assistere a quell’incontro fra l’ex presidente del Consiglio e, con tutta evidenza, un altro esponente della Pubblica Amministrazione, in quanto anch’egli dotato di scorta istituzionale, la stessa ha avuto la curiosità di documentare l’episodio avvenuto in un luogo e con modalità che sono oggettivamente inusuali – prosegue Vasaturo – proprio perché, come mirabilmente ribadito dallo stesso senatore Renzi, ogni persona perbene ‘non deve aver paura di chi esercita funzioni di potere nel nostro Paese’ ma deve anzi adoperarsi attivamente per contribuire al controllo democratico dell’operato di chi detiene ruoli pubblici di altissimo rilievo, la mia assistita ha (ineccepibilmente) ritenuto che la documentazione di quell’incontro in uno spazio pubblico, fra l’ex premier ed altro funzionario pubblico, fosse potenzialmente di interesse pubblico e, quindi, giornalistico”.
La donna si trovava in viaggio da Roma verso il Nord insieme insieme alla madre e al padre malato per trascorrere il Natale. Durante il percorso l’uomo si sentì poco bene. Mentre attendeva il padre fuori dal bagno vide arrivare prima Mancini con la scorta e poi una Audi rosso bordeaux dalla quale scese Matteo Renzi. Nel frattempo la donna aveva riaccompagnato il padre in macchina a bere una camomilla presa al bar. Quindi decise di documentare l’incontro in un posto inusuale.
“La mia assistita non ha avuto modo di ascoltare nulla del colloquio fra i due, se non i saluti finali scambiati dagli interlocutori mentre si avvicinavano alla sua auto, posizionata praticamente a ridosso delle loro vetture istituzionali – prosegue il legale – venendo poco dopo superata a gran velocità solo dall’autovettura del senatore Renzi e non dal mezzo del suo interlocutore, mentre percorreva la corsia autostradale che dal varco di Fiano Romano muove in direzione Firenze, la mia assistita ha semplicemente dedotto, con ovvia inferenza di buon senso, che l’altro interlocutore dovesse aver intrapreso il percorso opposto verso Roma. A definitiva tacitazione di ogni ricorrente e fuorviante illazione sul punto, va precisato, pertanto, che in effetti la mia assistita ha avuto modo di vedere solo l’auto del senatore Renzi mentre percorreva l’autostrada in direzione nord ed ha solo dedotto, con logica stringente, quale fosse la diversa direzione intrapresa dal dottor Mancini. È stato prodotto all’autorità giudiziaria anche il tagliando autostradale che conferma, se mai ve ne fosse il bisogno, gli orari e la direzione di marcia della vettura della mia assistita”. “La mia assistita non ha alcun motivo di particolare ostilità nei riguardi del senatore Renzi e non ha tratto alcun beneficio, di alcun tipo, da questa vicenda che anzi ha causato e comporta una certa apprensione in questa cittadina, mamma ed insegnante esemplare che ispirato tutta la sua vita al valore della legalità. Appreso che il senatore Renzi ha manifestato il comprensibile desiderio di conoscere personalmente la ‘professoressa’ a cui più volte ha fatto riferimento in questi mesi, questo difensore si pone da subito a disposizione dell’ex premier e dei suoi legali al fine di favorire, già nei prossimi giorni, un colloquio diretto fra le parti. La mia assistita sarebbe davvero ben lieta di incontrare il senatore Renzi”. Quando in aprile vide un servizio di Report su un presunto “complotto” per favorire la caduta del governo Conte 2 e contattò la redazione attraverso la mail indicata sulla pagina Facebook del programma. Che poi a maggio mandò in onda il servizio.