Tra coloro che hanno ricevuto l’Ambrogino d’Oro del Comune di Milano c’è anche L’Ortica, associazione di promozione sociale che nel 2010 nasce grazie alla determinazione di alcune famiglie ed educatori nel voler rispondere alle esigenze e ai molteplici bisogni delle persone autistiche. “Siamo contenti di aver ricevuto l’attestato di civica benemerenza che premia il nostro lavoro di inclusione da oltre dieci anni sul territorio lombardo ma c’è ancora molto da fare sull’autismo”, commenta a Ilfattoquotidiano.it Fabrizia Rondelli presidente dell’Ortica.
L’associazione pone al centro delle proprie attività il valore unico di ogni persona accolta e di ogni famiglia. Facendo riferimento al Piano di sviluppo del Welfare comunale, in cui si evidenzia la promozione dei diritti di ogni singolo individuo, si impegnano da anni, attraverso l’attivazione di iniziative inclusive e di laboratori artigianali, a costruire relazioni e percorsi lavorativi e solidali, permettendo a coloro che beneficiano delle loro attività di diventare una risorsa per se stessi e per la comunità. “Siamo aperti a diverse richieste, sosteniamo le famiglie senza un target specifico, da noi arrivano persone inviateci dalle varie Unità operative di neuropsichiatria per l’infanzia e l’adolescenza, dalle ATS, dalle assistenti sociali”, spiega Rondelli. Hanno attivato uno sportello tre giorni alla settimana dove forniscono informazioni alle famiglie che sono in attesa delle diagnosi oppure per ricevere dei servizi come ad esempio il sostegno scolastico o l’accompagnamento. “Si tratta spesso di famiglie spaventate, sole, che cercano un supporto per il proprio figlio o figlia”. Hanno preso in carico dei bambini ai quali fanno fare percorsi individuali o di gruppo a seconda di quella che è la necessità. “Insegniamo all’inizio le basi, c’è chi ha bisogno di apprendere delle attività manuali, imparare le regole, rispettare i suoi turni, i compagni di classe, che magari ha comportamenti aggressivi”.
“L’autismo dà delle caratteristiche ma non è uguale per tutti. Coltiviamo i talenti” – L’orientamento che anima l’associazione non è fornire un servizio “pre-confezionato” ai bambini, ma costruirlo insieme, in base alle attitudini. “Si parla di autismi non di autismo – sottolinea Rondelli -. Si lavora a livello sensoriale, ma anche laddove ci sono difficoltà di alimentazione e di percezione dell’ambiente”. Poi ci sono gli adolescenti, che arrivano presso L’Ortica solitamente con una formazione di base ma non sempre consolidata. “Si fanno degli interventi soggettivi per cercare di mantenere quello che hanno appreso, come l’approccio di base psico-educativo e comportamentale, dobbiamo vedere quali sono le qualità di ciascuno per proseguire e dare continuità”. Poi cercano di insegnare altre cose. “Cerchiamo anche di individuare quali sono i talenti e lavorare su quello. Capire se sono più predisposti per attività di ufficio o lavori manuali, se piace loro cucinare o prendersi cura del giardinaggio”. Un concetto su quale Rondelli si sofferma è che “l’autismo ti dà delle caratteristiche ma non è uguale per tutti. Alcuni amano riprodurre immagini, raccontare delle cose, la ripetitività come lavorare a maglia, cucire, cucinare, usare il pc. Questi aspetti noi li trasformiamo in qualità per entrare nel mondo del lavoro, sviluppare poi delle competenze che sono utili per la loro vita”.
“E’ importante fare rete con altre associazioni” – Seguono anche gli adulti. “Forse sono i più complessi, arrivano con situazioni consolidate ma in genere a noi si avvicinano degli adulti già predisposti per attività manuali, artistiche e artigianali. Se viene un adulto che usa il pc ovviamente lo teniamo ma gli insegniamo anche dell’altro”. Importante poi è il fare rete. “Siamo favorevoli da sempre ad attività di scambio con il territorio, vogliamo coinvolgere anche le persone esterne, non vogliamo restare solo dentro il contesto dell’autismo, organizziamo mostre aperte per tutti o convegni con altre associazioni sui diritti e sui temi del lavoro. Facciamo rete insieme agli operatori e nelle scuole”. Attualmente ci sono circa 60 famiglie in carico all’Ortica. In questo periodo la loro sede è operativa martedi, mercoledi e giovedi. Coordinano anche le associazioni che fanno parte di Casa Solidale di Milano, cercando di mantenere un filo conduttore che consente di partecipare ai progetti insieme. Nel prossimo futuro terranno un convegno online sul diritto al lavoro. Fanno parte della Rete delle associazioni a Milano in ambito dell’autismo, dove le famiglie vengono informate sulle varie attività. “Noi siamo l’ortica una pianta che punge e porta coscienza – aggiunge-. Non abbiamo la percezione negativa sull’autismo ma portiamo consapevolezza sul tema. Questo è stato e sarà il nostro impegno al fianco delle famiglie”.
“Sono ancora tanti i disagi che le famiglie con persone autistiche devono affrontare” – Rondelli è una donna che ha fatto tante battaglie per i diritti delle persone con disturbi dello spettro autistico. “Una cosa che da anni abbiamo sempre chiesto – ribadisce Rondelli – è che venga istituito un Osservatorio nazionale sull’autismo, perché non abbiamo dati precisi su quanti in Italia hanno ricevuto la diagnosi. Se non si conoscono i numeri precisi, (ANGSA parla di circa 600mila persone) non possiamo intervenire con efficacia. Ormai quasi ogni classe ha un alunno autistico, questo rappresenta un’emergenza da affrontare”. Servono misure precauzionali per dare finalmente risposte idonee alle famiglie, affinchè queste persone possano essere inserite, a modo loro, nella società. “Non possiamo limitarci a mettere le persone autistiche a basso funzionamento in lista di attesa per i centri diurni e abbandonarle, chiunque deve avere la possibilità e il diritto a migliorare la propria condizione e avere una vita dignitosa”, denuncia al Fatto.it Rondelli. Cosa occorre? “Serve personale specializzato, educatori formati, docenti in grado di gestire alunni autistici, servono corsi di formazione per le famiglie, ATS che sappiano rilasciare rapidamente diagnosi funzionali, non può essere che ad oggi ci servono 2 anni per accedere ai servizi pubblici per le persone con autismo. Manca una consapevolezza alla base per capire come si deve operare, non è possibile sempre operare in emergenza”, conclude.