Il centrodestra aveva dichiarato guerra la Reddito di cittadinanza e il governo Meloni ha mantenuto l’impegno: dal 2024 la misura introdotta nel 2019 sarà abolita in favore di qualcosa di nuovo e tutto da capire. Ma i più agguerriti contro il Rdc non dovranno aspettare tanto, perché gli annunci della premier e della ministra del Lavoro Marina Calderone sulle novità che si intende introdurre da subito già trasformano la disoccupazione in una colpa e la sopravvivenza in una condanna, sempre ci si riesca a sopravvivere. Salvi per il prossimo anno i nuclei familiari degli inoccupabili affidati ai servizi sociali, tutti i beneficiari tra i 18 e i 59 anni senza figli minori o persone con disabilità a carico non percepiranno più 18 mesi di Reddito, ma solo 8, poi ti arrangi. Tutto ruota ancora una volta intorno a concetti come “offerta congrua”, “formazione obbligatoria” e “occupabilità”. La sociologa Chiara Saraceno, già a capo della commissione governativa voluta e ignorata dal precedente governo, ha detto che le proposte del governo “muovono da una visione moralistica e irrealistica di cosa significhi essere occupabile”. Al contrario, i vituperati ex navigator – gli ultimi sono stati licenziati definitivamente lo scorso 31 ottobre – hanno maturato una visione molto concreta di questi concetti. “Occupabili per chi?”, chiede subito uno di loro, che al centro per l’impiego di Palermo di beneficiari ne ha seguiti più di 400. “E senza mai vedere una sola offerta congrua, di quelle che se le rifiuti perdi il sussidio”, spiega. Quanto alla formazione, la scelta di togliere il sostegno dopo otto mesi a mezzo milione di persone (tanti potrebbero essere i percettori interessati dalla novità), rischia di pesare anche sugli obiettivi del programma Gol (garanzia di occupabilità dei lavoratori) legati al Pnrr, che per le politiche attive vale 4,4 miliardi di euro sempre che entro il 2025 si attivino nella formazione almeno 800 mila persone, a partire dai disoccupati di lungo corso, categoria alla quale appartiene buona parte della platea dei percettori di Rdc occupabili secondo gli attuali criteri.
Giorgia Meloni voleva abolirlo per tutti gli occupabili, poi le hanno spiegato che eliminare il Rdc avrebbe riempito le piazze in men che non si dica. Tra l’altro, racconta un ex navigator siciliano, “molti esponenti di centrodestra hanno fatto campagna elettorale alle politiche come alle regionali promettendo che non avrebbero toccato il Reddito“. E infatti sui social network i percettori siciliani già organizzano le prime piazze per la prossima settimana. Perché grazie al governo non potranno ricevere il Rdc per più di otto mesi e solo a patto di seguire corsi di formazione (come la norma peraltro già prevede) e finché non rifiutano un’offerta di lavoro congrua o trovano un impiego. Chi ha lavorato al fianco dei percettori occupabili è a dir poco perplesso. Perché quella che per tutti noi è la “platea dei beneficiari del Rdc”, loro l’hanno incontrata. “Parlare di percettori occupabili come se parlassimo di gente che ha solo bisogno dell’offerta adatta è fuorviante“, spiega chi dal 2019 allo scorso 31 ottobre ha lavorato per Anpal servizi. “Quasi nessuno veniva convocato quando facevo mandare i curriculum alle aziende, e ne ho fatti mandare un’infinità. In questi anni ho incontrato solo due laureati e i pochi con un diploma magari lo avevano ottenuto 20 anni fa. Chi se la prende una donna di 45 anni che non ha mai lavorato e non sa usare un computer?”, chiede traducendo in realtà dati che la politica continua a ignorare: il 70 per cento degli occupabili non ha che la licenza media, il 73 per cento non lavora da almeno tre anni e chi nel frattempo qualcosa è riuscito a farla ha visto per lo più contratti brevi o brevissimi, “a volte scansati per non barattare il Reddito con un paio di mesi di paga e non dover rifare la domanda”, spiega l’ex navigator.
Ma chi decide se un percettore di Rdc è occupabile? Un suo ex collega che ha lavorato in Lombardia ricorda che “la decisione è fin troppo arbitraria“. “Se nei due anni precedenti la domanda di Rdc hai sottoscritto un Patto di servizio presso un Cpi, tu e il tuo nucleo familiare verrete affidati ai centri per l’impiego”, spiega. Il Patto di servizio personalizzato è un documento che attesta la disoccupazione, il profilo personale di occupabilità, gli impegni della persona e i servizi da erogare al fine del ricollocamento lavorativo. Oltre a decidere il destino di tutta la famiglia, la regola non considera i tanti che sottoscrivono un Patto di servizio perché è l’unico modo di accedere a esenzioni come quella sanitaria. Allo stesso modo, tutti i richiedenti che non lo hanno sottoscritto finiscono insieme a tutto il loro nucleo ai servizi sociali. “Se il criterio sull’occupabilità non determina più lo stare da una parte o dall’altra, bensì lo stare dentro o fuori dalla misura, allora diventa discriminatorio“, ragiona l’ex navigator lombardo. E non parliamo di casi isolati: “Un 30 per cento dei percettori che ho incontrato nei Cpi aveva sottoscritto il Patto di servizio per ottenere l’esenzione sanitaria”, racconta. “Al posto del governo mi domanderei se molte famiglie non sceglieranno di far presentare domanda a chi non ha mai sottoscritto un Patto di servizio, così da finire ai servizi sociali e prendere il Reddito senza il fiato sul collo di chi ti considera capace di rientrare nel mercato del lavoro in soli otto mesi”. E’ un’ipotesi, ma alla fine il governo potrebbe ritrovarsi a sostenere più persone di prima, senza poter pretendere di inserirle in corsi di formazione per la ricollocazione lavorativa.
Quanto al rifiuto dell’offerta congrua, la più nota tra le condizionalità che portano alla perdita del Rdc, non ha mai funzionato. Ilfattoquotidiano.it ne ha scritto più volte man mano che la politica tirava in ballo la regola per farne un più efficace deterrente per i furbetti, tanto da portare le offerte irrifiutabili a una soltanto (governo Draghi, ndr) per coloro che sono già al rinnovo della domanda di Reddito (oggi il 90% dei percettori, ndr). A spiegare perché si tratta di tentativi falliti ci hanno pensato gli stessi navigator, e oggi confermano. “Di offerte congrue irrifiutabili puoi stabilirne una, dieci o cento, tanto non arrivano. In quattro anni di esperienza sul campo non conosco nessuno che ne abbia ricevute“, spiega il navigator siciliano. Si tratta degli annunci che passano dai centri per l’impiego, privi dei requisiti richiesti perché un’offerta sia congrua al punto da considerarla irrifiutabile. “E poi le persone occupabili vanno comunque accompagnate, perché se vanno riqualificate per avere delle chances devono essere seguite ed è una scommessa che solo lo Stato può raccogliere in quanto potenzialmente antieconomica. Non certo le agenzie per il lavoro private che queste persone nemmeno le fanno sedere, abituate come sono a gestire i veri occupabili, quelli che hanno perso lavoro e possono essere ricollocate”. E ancora: “Tra i percettori che ho incontrato, tanti non erano mai entrati in un Cpi, gente che ha sempre vissuto arrangiandosi, onesti ma magari ai margini della legalità. Perché diventino interessanti per qualche azienda vanno presi per mano. Ma in otto mesi come fai?”.
Formazione. E’ questa l’ultima parola magica riproposta dal governo, che fino ad oggi però i miracoli non li ha fatti. Perché l’Italia ancora non ha un’offerta tarata sulle esigenze del sistema produttivo, che dia alle aziende le persone di cui hanno bisogno. Lo stesso programma Gol, che raccoglie questa sfida e si pone obiettivi dai quali dipendono i finanziamenti miliardari al nostro Pnrr, è appena all’inizio. Entro il 2025 il programma prevede la profilazione di 3 milioni di disoccupati, di cui il almeno il 75 per cento devono essere donne, disoccupati di lunga durata, persone con disabilità, giovani under 30 o lavoratori over 55. Non a caso, molti di coloro che percepiscono il Rdc stanno facendo formazione con Gol. “Ma per assurdo il sistema vede di buon occhio la formazione di Gol e malissimo quella dei percettori di Rdc, dei quali ora vuole liberarsi in pochi mesi. Peccato si tratti della stessa formazione e in molti casi delle stesse persone”, fa notare l’ex navigator lombardo. E c’è anche il rischio che i conti non tornino. Perché entro il 2025 vanno inserite in attività di formazione almeno 800 mila persone, e se si spinge chi ha diritto al Reddito verso i servizi sociali, o peggio li si allontana dopo appena otto mesi, sarà difficile convincerli a farsi profilare nel programma Gol e a seguire corsi di formazione per i quali alcune regioni nemmeno prevedono un’indennità.
Non ultimo, la riuscita del programma Gol è legata al potenziamento dei centri per l’impiego. Ma sul piano di assunzioni previste dal 2019 molte regioni sono in forte ritardo, altre a zero. “In Sicilia ad oggi non è stato assunto nemmeno uno dei 1.024 ingressi previsti”, spiega l’ex navigator siciliano, definitivamente licenziato nonostante la Regione avesse chiesto un’ulteriore proroga. Come del resto aveva fatto la Calabria, altra regione in estremo ritardo. Ma il governo non ne ha voluto sapere e molti Cpi sono in sofferenza, soprattutto con gli obiettivi Gol all’orizzonte. “Non credo che saranno pronti a offrire agli occupabili del Rdc un’offerta formativa efficace, tanto da dare una speranza concreta a chi non ha che otto mesi per riscattarsi”, riflette pensando alla Sicilia. In generale teme si voglia “ricreare quella sacca di disperazione che fa sì che poi si accetta qualunque offerta di lavoro, che ti spinge a tornare a vivere alla giornata, tra espedienti che riguardano anche la piccola criminalità, da alcuni abbandonata proprio grazie al Reddito, come posso testimoniare”. Il Reddito, ricorda il collega lombardo, “doveva essere il riscatto senza il ricatto: il governo ha reintrodotto il ricatto”