Il 12 novembre, il canale Telegram russo Grey Zone, associato alla compagnia militare privata Wagner, ha pubblicato un video che mostra l’omicidio di un prigioniero precedentemente reclutato dalla milizia paramilitare filorussa per combattere in Ucraina. Il prigioniero si era arreso alle truppe ucraine a settembre e da allora aveva rilasciato delle interviste in cui criticava le autorità russe e diceva di essere pronto a combattere dalla parte dell’Ucraina. Il portavoce del presidente russo Dmitry Peskov ha affermato che questo incidente “non è affare loro”. Lo stesso Yevgeny Prigozhin, capo del gruppo Wagner, ha commentato l’episodio nel suo solito modo beffardo, definendo il video “un eccellente lavoro di regia” e coloro che hanno compiuto il massacro “persone poco gentili, ma giuste”. Ha anche ironicamente suggerito al procuratore generale russo di considerare la versione del coinvolgimento della “intelligence americana”. Indicativa anche la reazione dei principali media russi: le prime notizie sul video sono apparse solo dopo che lo stesso Prigozhin lo ha commentato, sebbene questa pratica sia tradizionalmente riservata solo nei confronti di importanti funzionari russi. Questa tendenza può indicare il nuovo status di Prigozhin, la cui influenza è cresciuta notevolmente negli ultimi tempi.

Yevgeny Prigozhin, soprannominato Lo chef di Putin per essere il proprietario di un ristorante frequentato dal presidente alla fine degli anni 90, è sempre rimasto in una zona grigia della politica interna russa. Il suo nome è associato alla cosiddetta fabbrica dei troll, che presumibilmente ha interferito anche nelle elezioni americane, e a un certo numero di media di propaganda sotto il nome generico di discarica di Prigozhin. Inoltre, l’imprenditore è stato legato all’attività della compagnia militare privata Wagner, che dal 2014 combatte nell’interesse della Russia in Ucraina, Siria, Libia, Repubblica Centrafricana e altri scenari in Africa e Medio Oriente.

Fino a poco tempo fa, Prigozhin era una specie di faccendiere che eseguiva le delicate commissioni del Cremlino con i metodi indiretti della propaganda nascosta e delle formazioni paramilitari. Allo stesso tempo, i giornalisti russi che analizzano la politica interna notavano che la sua influenza politica veniva esagerata: non gode di privilegi speciali, riceve periodicamente rifiuti per contratti governativi e non è in grado di risolvere i propri conflitti, ad esempio, con il governatore di San Pietroburgo. Non si sapeva nulla delle sue ambizioni politiche, Prigozhin dava piuttosto l’impressione di qualcuno che cercava fama e denaro. Andrey Pertsev, corrispondente politico di Kommersant e Meduza, lo ha definito “quella persona che offre servizi”.

Dall’inizio della guerra in Ucraina, però, molto è cambiato. Il gruppo Wagner si e rivelato forse l’unità più capace e pronta per il combattimento tra tutte le truppe russe. L’importanza di Prigozhin (che per molto tempo ha negato il suo coinvolgimento nella compagnia, ma dopo otto mesi di guerra ha improvvisamente ammesso di esserne il fondatore e leader) è notevolmente aumentata agli occhi di Putin. Secondo fonti citate da alcuni media, il presidente è sicuro che Wagner stia combattendo con successo in questa guerra, e ora Prigozhin può essere considerato “un rappresentante a tutti gli effetti della cerchia ristretta di Putin“. Secondo il Washington Post, è stato lui a criticare la dirigenza militare russa in un colloquio personale con Putin, accusandola di incompetenza. Si scopre che da una persona a cui venivano affidati affari sporchi, Prigozhin si è trasformato in un efficace manager militare.

Ha iniziato a criticare apertamente le azioni del ministero della Difesa (con il quale ha un altro conflitto di lunga data), sebbene in precedenza avesse evitato qualsiasi pubblicità. Dall’estate, in spregio della legge, recluta apertamente prigionieri dalle carceri russe per partecipare alla guerra e altrettanto apertamente li avverte che se disertano verranno fucilati. Inoltre, in ottobre, Prigozhin ha annunciato la costruzione di fortificazioni ai confini delle “Repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk“, cosiddette “linee Wagner”, e ha anche detto che avrebbe finanziato la resistenza popolare nelle regioni di Kursk e Belgorod. Infine, è stato recentemente aperto a San Pietroburgo il business center dove campeggia il nome Wagner a lettere cubitali, destinato alla ricerca per “migliorare la capacità di difesa della Russia”.

Prigozhin si è fatto un bel po’ di nemici, ma conosce bene le regole del gioco e capisce che ora le sue capacità sono cresciute notevolmente. Secondo il caporedattore di Novaya Gazeta Europa, Kirill Martynov, l’imprenditore vorrebbe fare carriera politica sfruttando questa guerra, cercando di guidare il partito di falchi e dimostrando lealtà a Putin. Secondo Martynov, probabilmente stiamo già assistendo “all’inizio della campagna presidenziale di Prigozhin”, per la quale ha comunque bisogno della benedizione di Putin. Nonostante il fatto che alla fine di ottobre l’imprenditore abbia dichiarato che “non ha e non ha mai avuto intenzione di ricoprire alcun incarico pubblico” e, se questo gli venisse offerto, “probabilmente rifiuterebbe”, apparentemente sta valutando la possibilità di creare un proprio movimento patriottico conservatore, che si opporrà alle “élite”. Secondo le fonti di Meduza, si tratterà di un partito di nicchia rivolto a settori ultra-patriottici della società che non supportano completamente il Cremlino e sono critici nei confronti di funzionari e uomini d’affari. A proposito, secondo Bloomberg, Prigozhin ha già spaventato queste élite invocando urgentemente una “repressione stalinista” contro i ricchi russi che “ignorano la situazione militare”.

In ogni caso ora si comporta in modo molto più ambizioso contando di alzare la posta, affermandosi come il favorito di Putin e il principale organizzatore di risorse militari da cui dipendono le sorti della guerra. Per fare questo, ha tutta una serie di media che gli forniscono menzioni elevate. Ma nel moderno sistema politico della Russia il significato di una persona è determinato solo da Putin e non dall’attenzione mediatica. Secondo l’analisi dell’esperta di Carnegie Endowment Alexandra Prokopenko, l’influenza di Prigozhin e il suo accesso diretto a Putin sono solo un mito dei media, mentre in realtà non ci sono segni che il presidente lo ascolti davvero. In un sistema incentrato su Putin, Prigozhin ha peso solo perché è necessario durante la guerra.

Tuttavia, Putin è una figura politica che sta per andarsene e non è da escludere lo scenario di un colpo di Stato militare, in cui matura un conflitto di diversi gruppi all’interno della Russia. Lo stesso governo attuale fa abbastanza per mandare il Paese nel caos, annullando il ruolo delle istituzioni pubbliche e legalizzando la violenza (ne è un esempio la reazione pubblica del tutto indifferente all’esecuzione extragiudiziale dell’ex combattente di Wagner). Konstantin Sonin, economista e professore all’Università di Chicago, crede generalmente che il crollo delle forze dell’ordine e l’emergere di eserciti privati ​​nel Paese sia un percorso diretto verso la guerra civile. A suo avviso, le compagnie militari private e altre formazioni armate hanno già iniziato a sostituire lo Stato in Russia.

In una situazione del genere, Prigozhin con una propria struttura paramilitare ha a sua disposizione una risorsa importante. Nell’ipotetico scenario “senza Putin”, che non ha ancora ufficializzato la sua volontà di ricandidarsi alle elezioni del 2024, messa in dubbio da diversi osservatori visto l’epilogo verso il quale si sta andando con la guerra in Ucraina, chi vorrà prendere il potere potrà usare Prigozhin come alleato. È improbabile che lui stesso diventi il presidente, ma sarà in grado di unirsi a qualcuno offrendo le sue risorse a uno dei gruppi di potere. Dopotutto, Yevgeny Prigozhin era e rimane “quella persona che offre servizi”.

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