Il deputato parla per la prima volta in tv dopo la bufera del caso-cooperative. E si scherma dietro molti "non sapevo": "La mia compagna mi ha detto che gli stipendi non pagati erano ritardi della pubblica amministrazione. Per me era una risposta sufficiente". Ma ora, aggiunge, "le testimonianze che ho visto sono di più rispetto agli stipendi non pagati". E dice di aver chiesto conto alla moglie, perché "rispetto a una situazione del genere non ci sono legami familiari"
“Ho commesso una leggerezza, dovevo fare meno viaggi e stare accanto a questi lavoratori. Chiedo scusa per essere stato poco attento, chi ha sbagliato ne dovrà rispondere. Per come sono fatto, se avessi saputo delle indagini non mi sarei certo candidato”. Aboubakar Soumahoro parla per la prima volta in tv dopo la bufera del caso-cooperative, nata dalle denunce e dalle accuse di lavoratori e ospiti degli enti di accoglienza migranti gestiti dalla moglie e dalla suocera (indagata dalla Procura di Latina). E si scherma dietro molti “non sapevo“: “Mi risultava che la cooperativa era virtuosa, poi vengo a sapere che ci sono degli stipendi non pagati, la mia compagna mi ha detto che erano ritardi della pubblica amministrazione. Per me era una risposta sufficiente”. Ma ora, aggiunge, “le testimonianze che ho visto sono di più rispetto agli stipendi non pagati”. E dice di aver chiesto conto alla moglie Liliane Murekatete, anche se “non lavora più nella cooperativa”, perché “rispetto a una situazione del genere non ci sono legami familiari”.
Soumahoro dice di essere stato “in uno dei centri di accoglienza“, e che le condizioni “non corrispondevano alle immagini che si sono viste”. Ma, ammette, “avrei dovuto non solo improvvisare delle visite, ma andare a verificare in giro se quella che avevo visto era l’unica condizione. D’altronde dalle testimonianze che ho sentito, e proprio alla luce di queste, dico: bene hanno fatto i lavoratori a rivendicare i loro sacrosanti diritti“. Il deputato ed ex sindacalista dei braccianti spiega il perché ha deciso di auto-sospendersi dal gruppo parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra: “Perché credo fermamente nei valori dell’integrità, ma anche per rispetto e tutela della storia che mi porta qui, che non è solo la mia ma di tante migliaia di persone”. E fa mea culpa rispetto al video-appello disperato di qualche giorno fa, in cui gridava in lacrime “Mi volete morto, avete paura delle mie idee”. “Mi sento nell’angolo e da quell’angolo ho fatto quel video, e chiedo scusa a tutte le persone che mi conoscono per quelle lacrime. Ho sempre vissuto la vita con passione, con sentimento e umiltà, ma quelle erano lacrime espressione intima di debolezza umana“, afferma.