Pagavano i lavoratori circa 3,20 euro l’ora. E li costringevano a svolgere le loro mansioni per 10 ore al giorno, senza riposiferie. L’alloggio concesso? Roulotte dismesse, senza servizi igienici né riscaldamento. E alcuni di loro si trovavano in Italia irregolarmente. Con queste accuse, in provincia di Treviso, sono state arrestate 5 persone. I reati ipotizzati dalla procura sono intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e si sarebbero consumati in alcune aziende di calzature di Altidole, Asolo e Borso del Grappa.

Quando i carabinieri sono intervenuti nella fabbrica di Altidole, i 4 arrestati in flagranza – tutti di origine cinese – stavano svolgendo attività di sorveglianza e controllo nei confronti di due lavoratori di origini pakistane, assunti con contratto part-time. Al momento degli arresti, nell’azienda calzaturiera, c’era anche un altro lavoratore di origini cinesi, che – quel giorno – non stava svolgendo l’attività lavorativa. In totale, a seguito dell’operazione, le forze dell’ordine hanno identificato 19 lavoratori, di cui quattro assunti con procedure irregolari.

I controlli negli stabilimenti dove venivano svolte le mansioni lavorative, hanno evidenziato la violazione di diverse norme in materia di sicurezza ed igiene sul lavoro. A Borso del Grappa, all’interno di un tomaificio, è stata arrestata per gli stessi reati una donna 41enne anche lei di origini cinesi. Anche in questo caso, la donna è stata sorpresa mentre svolgeva attività di sorveglianza e controllo nei confronti di 8 operai di origini pakistane, dei quali 6 assunti con contratto part-time e 2 irregolarmente presenti sul territorio nazionale. La sua attività imprenditoriale è stata sospesa.

Ad Asolo, all’interno di un tomaificio e di un laboratorio tessile, sono stati invece denunciati 3 cittadini di origine cinese – due donne ed un uomo – i quali, violando le clausole contrattuali, avevano impiegato 3 operai pakistani e 2 cittadini cinesi, tutti assunti con contratto part-time, regolarmenti presenti in territorio nazionale, anche in questo caso con una retribuzione oraria di 3,20 euro a fronte di turni giornalieri di 10 ore, senza diritto ai periodi di riposo settimanale e di ferie, in ambienti di lavoro privi dei regolari requisiti di sicurezza e igiene, mettendo loro a disposizione alloggi in precarie condizioni igieniche, ricavati all’interno di locali dei due laboratori, dove davano ospitalità anche a una terza cittadina cinese, irregolare sul territorio nazionale. Applicato anche in questo caso un provvedimento di sospensione di entrambe le attività imprenditoriali. Gli 11 cittadini pakistani sono stati portati in strutture protette.

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