Il medico dell’Olympique Lione legge i risultati dell’esame senza troppa convinzione. Ha appena effettuato un test sul polso sinistro di una ragazzino per capire quanto potrà crescere in futuro. E non sembra troppo impressionato. È da un po’ di tempo che il club tiene d’occhio Boulaye Dia, ma ancora non è riuscito a prendere una decisione. Il talento c’è, ma il suo fisico è gracile, la sua statura troppo minuta. Tanto che sembra ancora più piccolo dei tredici anni che dice di avere. I risultati dell’esame non sono rassicuranti. Difficilmente il ragazzino diventerà alto a sufficienza per rientrare nei parametri stabiliti dal club. Meglio puntare su qualcun altro. Quando Boulaye apprende di essere stato scartato, ringrazia tutti e se ne torna a casa. Se ne va a giocare con gli amici, come se niente fosse.

D’altra parte non era la prima volta che il destino gli chiudeva la porta in faccia. Un annetto prima il Saint-Étienne lo aveva invitato a un provino di due giorni. Era un’occasione così importate che suo padre aveva deciso di accompagnarlo. I due erano saliti in auto, poi quando si erano fermati a pagare il casello ecco che era andato in scena un crudele colpo di teatro. Da sotto il cofano aveva cominciato ad alzarsi una sinistra nuvola di fumo. Il motore era andato, proseguire era impossibile. Così i due non avevano potuto far altro che chiamare un taxi e tornare a casa. La rincorsa di Boulaye però non si era fermata, aveva soltanto imboccato un tornante più impegnativo del previsto. D’altra parte la sua vita era stata una salita continua.

La sua famiglia era partita dal Senegal e si era trasferita a Oyonnax, un paesino ai piedi della Alpi. Suo padre, che era un ex calciatore che non era riuscito a diventare professionista, e sua madre fanno lavori umili. E i soldi sono un problema. Anche perché Boulaye è il sesto di sette fratelli. Per il ragazzo il calcio non è un anestetico, è semplicemente il miglior passatempo possibile. Gioca sui terreni glabri, inseguendo i fratelli, addomesticando palloni irregolari. La sua formazione è da autodidatta, perché Boulaye cresce senza idoli da seguire. La sua famiglia è troppo povera per potersi permettere una televisione, quindi lui non può vedere le partite, non può modellare la sua estetica sulle movenze di una divinità del calcio. Tutto è istinto. Tutto è scoperta.

L’idea di diventare un vero giocatore è ancora eterea, è più una suggestione che un sogno. “Volevo diventare un calciatore, era un mio obiettivo – dirà in un’intervista – ma a quell’età si è spensierati. Le occasioni perse erano dei colpi, ci pesavi su per un po’ ma poi andavi avanti. Mi dicevo che avevo ancora un sacco di tempo davanti a me e che a 13 anni non era grave non essere scelti”. Il pallone continua a essere un compagno di viaggio. Anche mentre studia. Anche mentre inizia a lavorare. A 18 anni fa l’elettricista per portare qualche soldo a casa, poi ai adegua con qualche altro lavoretto. “Il mio piano era di lavorare per un anno o due e poi provare a fare davvero il salto di qualità – ha spiegato a un sito francese – fare qualche provino per la quarta divisione e provare ad arrivare nel calcio professionistico”. Così comincia a giocare nei bassifondi delle serie locali. Strappa un contratto con il Jura – Sud. Poi uno suo amico gli parla di una possibilità particolare.

Una squadra gallese cerca nuovi giocatori che costino poco e che guadagnino ancora meno. Boulaye decide di provare. Sostiene l’ennesimo provino. Solo che stavolta le cose cominciano a cambiare. Stavolta lo prendono, ma tutto sembra così labile e fumoso. Così decide di salutare. È di nuovo Francia, è di nuovo Jura – Sud. Debutta nello Championnat de France amateur, la quarta serie transalpina. È una periferia calcistica che non interessa a nessuno. O quasi. Dia segna 15 gol in 20 presenze e finisce sui taccuini di diversi osservatori. Nell’estate del 2018 lo Stade Reims decide di acquistarlo. Il suo purgatorio era appena iniziato ed è già finito. Perché ora gioca in Ligue 1. L’impatto con la prima divisione è sconfortante. Dia segna 3 reti in 18 partite. Non il massimo per un attaccante. “Venivo da così lontano che non ho avuto il tempo di essere un fenomeno – ha raccontato a Get French Football News – Sapevo che dovevo lavorare sodo per recuperare tutto quello che mi era mancato, non essendo passato per un centro di sviluppo giovanile. Dovevo colmare rapidamente le mie lacune e lavorare sodo e velocemente per recuperare”.

È un’attitudine che funziona. Perché la sua carriera diventa un crescendo. La stagione successiva realizza 7 gol, poi ne mette insieme addirittura 14. E arriva la prima convocazione con il Senegal. Il 2021 è l’anno della consacrazione definitiva. Il Villarreal lo acquista per 13 milioni e lo fa crescere accanto a un attaccante come Gerard Moreno. Le prime partite sono complesse. In 20 presenze gonfia solo due volte il sacco avversario. Poi a dicembre segna una doppietta e vola in Camerun per la Coppa d’Africa. Ed è un successo. Il Senegal arriva fino in finale, contro l’Egitto. Dia entra al 77esimo senza però riuscire a sbloccare il match. Si va ai rigori. E i Leoni della Teranga salgono sul tetto del continente. “Mio padre mi chiamava dopo ogni partita per dirmi se avevamo giocato bene o male – dirà a Marca – Al fischio finale mi ha mandato un messaggio dicendomi che era molto orgoglioso di me, che tutta la famiglia era orgogliosa di me e che tutto il Paese era orgoglioso di me. Mi ha fatto sentire molto felice”.

E non è ancora finita. A maggio segna al Liverpool, nella semifinale di Champions League. È una rete pesante. Non per il risultato, ma per la costruzione della sua identità. In estate cambia ancora. Stavolta arriva in Serie A, a Salerno. Per convincerlo ad accettare il trasferimento Morgan De Sanctis gli ha fatto vedere un video della Curva Sud. È l’incipit di un rapporto di amore che finora si è tradotto in sei reti in 13 match. Ora il Mondiale è storia in divenire. E Boulaye non ha smesso di sperare in un lieto fine: è suo il primo gol di Senegal in questa Coppa del Mondo, la rete dell’uno a zero contro il Qatar. Festeggia anche tutta la Salernitana.

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