Il gip di Firenze Sara Farini ha rinviato al 27 gennaio l’udienza preliminare del processo sulla fondazione Open, in cui Matteo Renzi e i membri del cosiddetto “Giglio magico” (Luca Lotti, Marco Carrai, Maria Elena Boschi, Alberto Bianchi) sono imputati insieme ad alcuni imprenditori e a quattro società dei reati, contestati a vario titolo, di finanziamento illecito ai partiti, corruzione, riciclaggio e traffico di influenze illecite. Il rinvio è stato disposto su richiesta degli stessi pm titolari del fascicolo, il sostituto Antonino Nastasi e l’aggiunto Luca Turco, che hanno manifestato la necessità di leggere le motivazioni (non ancora pubblicate) dell’ordinanza con cui la Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile il conflitto di attribuzione sollevato dal Senato (su richiesta di Renzi) contro la Procura fiorentina, accusata di violazione delle garanzie costituzionali per aver allegato agli atti dell’indagine mail e messaggi Whatsapp del leader di Italia viva, sequestrati però su cellulari e pc di terze persone, senza l’autorizzazione del Parlamento. “Fanno tutti i grandi a chiacchiere, poi si va lì ma loro hanno chiesto di rinviare di due mesi, e il giudice ha accolto, perché vogliono aspettare ulteriori carte. Insomma, prima ti indagano, ti processano sui giornali, e quando si arriva al processo, anziché andare al processo chiedono il rinvio”, ha detto Renzi ai cronisti dopo l’udienza.
Prima di entrare in aula, l’ex premier aveva ribadito l’intenzione di denunciare di nuovo i suoi accusatori a Genova, dov’è atteso nel pomeriggio per presentare la nuova edizione del suo libro Il Mostro. La Procura del capoluogo ligure è infatti competente sui procedimenti contro i colleghi toscani. Una prima denuncia per abuso d’ufficio, che riguardava i sequestri delle chat presuntamente illegittimi, è stata archiviata in breve tempo dal gip su richiesta dello stesso procuratore facente funzioni Francesco Pinto. Renzi però ora vuole “irrobustire” un’altra denuncia già presentata dal suo amico Marco Carrai, imprenditore ex membro del consiglio d’amministrazione di Open, che accusa i pm Turco e Nastasi di aver inviato illegittimamente al Copasir (il Comitato parlamentare di vigilanza sui servizi segreti) materiale a lui sequestrato che la Cassazione aveva ordinato di restituirgli. “Se tu pm hai ricevuto una sentenza in cui ti viene detto di distruggere il materiale che hai sequestrato ma non puoi avere e continui a farlo girare, come è successo in una Commissione parlamentare, questo secondo noi è violazione di legge. Naturalmente lo verificheranno i magistrati genovesi e lo verificherà anche il ministro della giustizia Carlo Nordio, giovedì primo dicembre, alle 15, a palazzo Madama, perché su questo punto farò un question time”, attacca Renzi.
Giovedì, in un colloquio con La Stampa, Renzi aveva dedicato ampi passaggi al caso Open: “Nel mio libro da 250 pagine ho scritto tutte le cose che non tornano in questa vicenda. Adelante con juicio, stiamo arrivando a scoprire che su tutte qualcosa che non tornava c’era. La Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile la richiesta del Senato. Ma ho ragione in tante altre vicende: un pm ha trattenuto una carta che non poteva trattenere e l’ha mandata in giro in Parlamento. È inaccettabile, ci sono tanti magistrati bravi ma quelli scarsi li denuncio“. Secondo l’ufficio stampa di Italia viva, al termine dell’udienza a Firenze “il procuratore Luca Turco, iniziando un dibattito molto acceso, si è avvicinato a Renzi visibilmente contrariato, mostrando l’intervista che il senatore ha rilasciato a La Stampa“. E Renzi avrebbe replicato: “E adesso che fa? Mi processa anche per le mie interviste? Le ribadisco che io non mi fido di lei. Io ho rispettato la legge, lei non ha rispettato la sentenza della corte di Cassazione”. Sempre secondo la nota, “l’accesa discussione è durata quasi dieci minuti davanti a tutti gli avvocati”.