La norma "Solo sì è sì" avrebbe dovuto inasprire le sanzioni per i condannati di abusi sessuali, ma l'esecutivo non prevede una disposizione transitoria. L'effetto è stata una serie di sentenze riformate che ha prodotto uno scontro interno alla maggioranza, ma anche tra i ministri e la magistratura. "Interpretazione sbagliata del provvedimento" dice la vicesegretaria del Partito socialista
A poco più di un mese dall’approvazione della legge di libertà sessuale conosciuta come la norma del “Solo sì è sì”, il governo spagnolo sta valutando la possibilità di modificarla, dopo che diversi tribunali hanno ridotto le pene di aggressori sessuali e addirittura ne hanno ordinato la scarcerazione. La legge, fortemente voluta dal partito di sinistra Unidas Podemos e della ministra dell’Uguaglianza, Irene Montero, ha modificato il codice penale eliminando la distinzione tra abuso e aggressione sessuale: ogni atto sessuale senza consenso viene considerato come stupro. Senza questa differenza, quindi, si è deciso d’introdurre una serie di fasce di pena progressiva, nelle quali vengono incluse le condotte su cui i tribunali potrebbero essere chiamati a giudicare: dalle più lievi, castigate con una multa, alle più gravi che prevedono fino a 15 anni di carcere. Sebbene siano aumentate le pene per i reati più gravi, come le aggressioni di gruppo o con l’aggravante della somministrazione di stupefacenti, sono state ridotte le pene minime di alcune condotte e le massime di altre.
Il Consiglio Generale della magistratura (l’organismo di autogoverno delle toghe spagnole) aveva già avvertito di questa possibilità ancor prima che si approvasse la norma, mentre il ministero dell’Uguaglianza aveva sempre negato questa eventualità. L’articolo 2.2 del codice penale stabilisce che “le leggi penali che favoriscono il reo avranno effetto retroattivo, anche se, quando sono entrate in vigore, sia già stata emanata la sentenza definitiva o il reo stia scontando la pena”. Questo significa che tutte quelle persone condannate per aver commesso un certo crimine hanno diritto a richiedere la revisione della sentenza qualora la nuova legge favorisca uno sconto della pena.
Per ovviare al problema, il governo avrebbe potuto includere nella norma una disposizione transitoria che impedisse o limitasse la possibilità di rivedere la pena e di diminuire la condanna. Tuttavia, non l’ha fatto.
I segnali di allarme sono iniziati dopo che un tribunale di Madrid ha ridotto la pena di un uomo condannato per abuso sessuale contra la figliastra di 13 anni. La sentenza, del 2021, stabiliva che doveva essere applicata la pena minima per quel tipo di delitto: otto anni di carcere, secondo il codice penale vigente in quel momento. Una volta entrata in vigore la legge del Solo sì è sì però, l’avvocato del condannato ha richiesto la revisione della sentenza in base alla nuova norma, che riduce da otto a sei anni la pena minima per quel tipo di delitto, ovvero aggressione sessuale con penetrazione. Così il 7 novembre i giudici hanno disposto la riduzione di 2 anni della pena.
Le interpretazioni discrepanti dei tribunali
I tribunali di diverse comunità autonome in questi giorni stanno rivedendo le sentenze e stabilendo un proprio criterio, il che ha fatto emergere interpretazioni discrepanti. In regioni come Madrid, Galizia, Andalucía e Castiglia e León sono state riformate diverse sentenze con conseguenti “sconti” di pena. Al contrario nella comunità de La Rioja per ora non ci sono state riduzioni di pena su 54 sentenze analizzate. In alcuni casi, quindi, i tribunali optano per ridurre la pena quando la nuova legislazione lo permette. In altri, i tribunali si basano sulla disposizione transitoria quinta del codice penale, che stabilisce che la pena non è modificabile se viene comunque prevista dalla nuova legge.
Per risolvere, anche solo in parte, queste disparità di interpretazione, il Tribunale Supremo potrà fissare un criterio generale e lo farà probabilmente nelle prossime settimane. Tuttavia, questo non eviterà una riduzione della pena in tutti i casi. Come spiega El País, infatti, il principio di retroattività obbliga che le pene massime imposte dal codice penale anteriore vengano riviste se eccedono la pena massima prevista dalla nuova legge per quella determinata condotta.
Le divisioni nel governo e le polemiche politiche
Le conseguenze della legge hanno creato una forte polemica politica, sia tra gli stessi alleati di governo (Psoe e Podemos), sia tra esecutivo e opposizione. Mentre in un primo momento la ministra delle Finanze e vicesegretaria socialista, Maria Jesús Montero, aveva aperto alla possibilità di modificare la norma, il presidente del Governo, Pedro Sánchez, ha difeso fortemente la legge e ha annunciato che considera prudente aspettare che i tribunali procedano a uniformare l’interpretazione della norma. “La volontà del potere esecutivo e del potere legislativo era di rafforzare la sicurezza delle donne. Per questo si è deciso d’identificare qualsiasi tipo di delitto sessuale come una aggressione sessuale, perché le pene possano essere più severe”, ha affermato.
Durante un’intervista alla Cadena Ser, la ministra Montero ha ribadito che secondo il ministero la legge è ben scritta: “Quello che mi preoccupa di più è che si crei una certa sensazione tra le donne che le istituzioni e la giustizia non siano luoghi sicuri”, ha affermato. Per Montero, si tratta di un problema “di applicazione e interpretazione erronea della norma più che un problema di definizione della stessa”. “I giudici hanno sempre un margine di interpretazione, a tal punto che il comitato Cedaw (comitato per l’eliminazione della discriminazione contro le donne, ndr) avverte che la mancanza di prospettiva di genere o gli stereotipi, il machismo, possono portare i giudici ad applicare male la legge”. Il Consiglio Generale della magistratura, da parte sua, ha definito “intollerabili” gli “attacchi” della ministra: “Questo tipo di accuse minano la fiducia delle vittime verso le amministrazione e verso la Giustizia”.