Diritti

Violenza sulle donne, nel 91% dei casi accolti dai centri il responsabile è un partner o un ex – L’indagine Istat

Minaccia, stalking, violenza psicologica ed economica sono le forme di violenza più diffuse. E sono più gravi le forme di violenza che coinvolgono le donne giovani: l'analisi sui numeri di chi è stato accolto nel 2021

Gli autori della violenza si trovano soprattutto tra le persone con cui la donna ha legami affettivi importanti: oltre tre quarti delle violenze avvengono per mano del partner o dall’ex-partner. Lo rileva l’Istat in un’indagine sull’utenza dei Centri Antiviolenza nel 2021, realizzata in collaborazione con il ministero delle Pari opportunità e diffuso in occasione della Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne. In particolare, nel 54,8% dei casi è il partner a perpetrare la violenza sulla donna, nel 22,9% si tratta di un ex partner, nel 12,5% è un altro familiare o parente; le violenze subite fuori dall’ambito familiare e di coppia costituiscono il restante 9,9%. Circa un autore su cinque (19,7%) ha una forma di dipendenza, come ad esempio quella da alcool, droga, gioco o psicofarmaci.

Sebbene questa informazione non sia sempre disponibile (non lo è per il 33,7% dei casi), l’Istat rileva che il 29% degli autori delle violenze è stato denunciato almeno una volta (tra questi il 6,5% più di una volta). La quota delle denunce è più alta se l’autore della violenza è un ex partner (34%): in particolare il 24% è stato denunciato una volta e il 10% più di una volta. Sono più basse le quote di autori denunciati se si tratta del partner attuale: il 22,3% quelli denunciati una volta e il 6% quelli denunciati più volte. La denuncia di altri parenti o familiari è pari al 21,1% dei casi. Per quasi un terzo degli autori denunciati (32,3%) è stato richiesto un provvedimento di allontanamento o di divieto di avvicinamento e/o di ammonimento. Queste richieste sono state soddisfatte nel 72% dei casi.

Tra gli autori denunciati, il 13,8% non ha avuto alcuna imputazione, il 35,5% è ancora sotto indagine e il 28,7% ha avuto imputazioni. Nel 7% dei casi la denuncia è stata invece ritirata. Il 28,7% degli imputati è stato condannato; per il 66,5% il processo è ancora in corso mentre lo 0,8% è stato assolto. Anche dopo l’imputazione continuano ad esserci casi di ritiro della denuncia (l’1,3%). Oltre una donna su cinque, tra quelle che nel 2021 si sono rivolte ai Centri, ha raggiunto gli obiettivi individuali di uscita dalla violenza.

Minaccia, stalking, violenza psicologica ed economica sono le forme di violenza più diffuse. E sono più gravi le forme di violenza che coinvolgono le donne giovani. Tra le donne che stanno affrontando il percorso di uscita dalla violenza, il 95,2% ha subito almeno una violenza tra minacce, stalking, violenza psicologica e violenza economica, il 66,6% ha subito violenza fisica e il 19,8% violenza sessuale. Minoritaria la percentuale di donne (2%) che hanno subito matrimonio forzato o precoce, mutilazioni genitali femminili, aborto forzato, sterilizzazione forzata. Sono le donne tra i 30 e i 39 anni ad aver subito maggiormente violenza fisica (71,4%). La violenza sessuale riguarda invece in misura superiore le donne con meno di 16 anni (53,4%) e quelle dai 16 ai 29 anni (33,7%). Nella maggioranza dei casi le diverse forme di violenza si sommano tra loro: solo il 16% delle donne ha subito un solo tipo di violenza, il 27% ne ha subiti due e un altro 27% tre. E’ del 30% la quota di donne che hanno subito più di quattro tipi di violenza tra quelle indagate.

Il 37,7% delle donne ha avuto paura che la propria vita o quella dei propri figli fosse in pericolo, il 17,9% si è rivolta almeno una volta al Pronto soccorso e il 3,4% è stata ricoverata in ospedale in conseguenza della o delle violenze subite. Particolarmente critica la situazione delle donne più giovani: il 31,5% delle ragazze con meno di 16 anni ha temuto per la propria vita (contro il 20,7% del totale delle donne) e oltre un quarto (26,7%) si è recato al Pronto soccorso. Inoltre, ad esser valutate ad altissimo rischio è il 46% delle donne con meno di 16 anni e il 40% di quelle tra i 16 e i 29 anni, mentre nella stessa condizione si trovano poco più di un quarto delle donne dai 60 ai 69 anni (27,4%) o dai 70 anni e oltre (28,2%). Elevatissimo il numero di casi in cui i figli assistono alla violenza subita dalla propria madre (72,6% delle vittime che hanno figli) e nel 21,4% dei casi i figli sono essi stessi vittima di violenza da parte del maltrattante. Inoltre circa il 16% delle vittime ha subito violenza durante la gravidanza.

In generale, sono poco meno di 19.600 le donne che hanno affrontato nel 2021 il percorso di uscita dalla violenza con l’aiuto dei Centri Antiviolenza, straniere nel 30% dei casi. La decisione di intraprendere un percorso per uscirne sembra arrivare a distanza di anni: per il 40% sono passati più di 5 anni dai primi episodi di violenza subita, per il 23% da 1 a 5 anni, per il 15% da 6 mesi a un anno e per il 7% da meno di 6 mesi. Sono di più quelle tra i 40 e i 49 anni (29%), seguite dalle 30-39enni (26%). Le donne con meno di 29 anni costituiscono il 20% di quante hanno iniziato il percorso di uscita dalla violenza, quelle tra i 50 e i 59 anni sono il 17%. La quota restante è costituita per il 6% da donne tra i 60 e i 69 anni e per un 2% da ultrasettantenni. Il 19% delle donne ha iniziato il percorso di uscita dalla violenza in situazioni di emergenza, erano cioè in una situazione di pericolo o a rischio di incolumità. Tra le donne che arrivano al Centro, tre su dieci sono già in contatto con le forze dell’ordine. Prima di prendere contatto, il 40% ha parlato della violenza con qualcuno della propria rete familiare, il 19% al pronto soccorso/ospedale. I successivi nodi di intercettazione della violenza sono i servizi sociali (15% delle donne) e gli avvocati (12%).