La questione dell’abusivismo edilizio torna ad animare la polemica politica nel day after della tragedia di Ischia. Sull’isola campana un’ondata di maltempo ha provocato una frana che ha fatto almeno 8 vittime accertate a Casamicciola. E mentra a Ischia si scava ancora nel fango, a tenere banco è la norma contenuta nel decreto sul Ponte di Genova, approvato nel 2018 dall’allora governo gialloverde. A intervistare Giuseppe Conte sul punto è stata Lucia Annunziata, durante la trasmissione Mezz’ora in più su Rai 3. “L’apprezzo perchè ha letto l’articolo 25 del decreto sul Ponte ma le dico che non era affatto un condono. È uno dei primi dossier che abbiamo assolto con senso di responsabilità cercando di sbloccare una situazione che c’era senza derogare ai vincoli idrogeologici“, ha risposto l’ex presidente del consiglio. Che poi ha definito quella norma come “una procedura di semplificazione“.
La versione di Conte – Il leader del M5s ha insistito su questo punto: “Quello del 2018 non era affatto un condono. Ci trovammo davanti a un blocco totale. A Ischia ci trovammo con richieste di condono per circa 27mila abitazioni su circa 60mila abitazioni totali nell’isola. C’erano richieste per i danni del terremoto (il riferimento è per il sisma del 2017 ndr) per 1100 abitazioni, per cercare di accelerare quelle pratiche è stato introdotto l’articolo 25 che non è un condono ma ha definito la procedura alla luce della legislazione già vigente per esaminare quelle pratiche, dare una risposta”. La dichiarazione di Conte, però, viene attaccata frontalmente da Matteo Renzi e da Carlo Calenda: “Conte dice che il provvedimento di Ischia non era un condono. L’articolo 25 del suo decreto legge parla esplicitamente di procedure per il condono ad Ischia. Giuseppe Conte si deve vergognare!”, dice il leader d’Italia viva.
Cosa c’era nel decreto – In effetti è vero che il titolo dell’articolo 25 del decreto approvato nel 2018 è “Definizione delle procedure di condono”. In quella norma si prevede che i comuni di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio d’Ischia dovevano provvedere a concludere “i procedimenti volti all’esame delle predette istanze di condono” entro sei mesi. Le istanze di condono sono quelle citate da Conte, relative agli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 2017, e che erano state depositate ai sensi delle tre sanatorie varate tra il 1985 e il 2003 dai governi di Bettino Craxi e Silvio Berlusconi. Ma in sede di conversione del decreto legge venne inserito un emendamento che prevedeva l’obbligo, per definire le istanze di condono, di acquisire il preventivo parere favorevole da parte dell’Autorità che tutela il vincolo paesaggistico. Sempre nello stesso decreto, tra l’altro, si stabiliva che il procedimento per la concessione dei contributi doveva essere “subordinato all’accoglimento delle istanze” ma si specificava che tale contributo “non spetta per la parte relativa ad eventuali aumenti di volume oggetto del condono”.