“La sfida al dialogo non è cosa formale, ragioniamo come persone che remano verso gli stessi obiettivi”. Tutti in barca, esorta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la barca è quella dell’assemblea di Confindustria Veneto Est. La premier parla in collegamento, si dispiace molto di non essere presente perché tra la manovra e il disastro di Ischia non è stato possibile, si scusa molto – e due volte – perché è stato interrotto un intervento sul palco, ringrazia tutta la dirigenza (anche con nomi e cognomi, a partire da Vincenzo Marinese, presidente di Confindustria Venezia, “a cui mi lega un lungo rapporto”). Gli industriali come risposta alla domanda sul futuro: “Se l’industria va bene, va bene pure la nazione, al governo spettano le scelte, siamo qui per fare quello che è giusto per la nazione e non utile per noi”. Anzi, di più, il solco del suo ragionamento arriva a questo assunto: “Non c’è stato sociale, welfare, se a monte non c’è chi genera ricchezza”. Un discorso rassicurante, accogliente, aperto e disponibile nei confronti dell’associazione delle grandi imprese manifatturiere. Ribadisce le parole già pronunciate durante il discorso di insediamento in Parlamento che suonano come composizioni di Antonio Vivaldi nelle orecchie della platea: “Non disturbare chi produce“. “Le misure perderanno di qualsiasi efficacia se non riusciremo a garantire alle imprese un contesto differente da quello fin qui trovato nel rapporto con lo Stato e il governo. Sin dal mio insediamento ho sottolineato due principi fondamentali: non disturbare chi produce, e rimettere al centro il confronto con i corpi intermedi”.
Il presidente Carlo Bonomi prende la palla al balzo, restituisce le galanterie: “Il tratto distintivo del presidente del Consiglio Giorgia Meloni – dice, ricalcando anche l’articolo maschile preferito dalla capa del governo – è l’essere coerente e mantenere la parola. Sono certo quindi, quando afferma che vuole confrontarsi con i corpi intermedi, e in particolare con Confindustria, nel merito della strategia di politica industriale, che organizzerà a breve un incontro per un confronto approfondito a questo riguardo”. Sui primi provvedimenti del governo niente da dire: “E’ stato positivo mettere tutte le risorse disponibili sul caro energia per famiglie e imprese”. Poco prima, in mattinata, il presidente di Confindustria aveva fatto le sue ordinazioni: “La politica a tutti i livelli deve svolgere un ruolo di facilitatore mettendo le imprese nelle condizioni di essere sempre più competitive. Chiediamo che industria 4.0 venga ripristinata integralmente, ed è da potenziare rendendo l’incentivo strutturale e il patent box è da reinserire così com’era. Bisogna poi ridefinire un quadro di regole precise per agevolare chi investe e abbattere tutti i vincoli burocratici che da anni ci frenano”.
Sì, certo, Meloni garantisce che l’attenzione del governo va “ad aziende e lavoratori”, ma per gli imprenditori veneti riserva le note più dolci: “Se l’industria va bene, allora va bene anche la nazione: poi spetta alla politica fare sintesi e assumersi responsabilità scelte. Io intendo assumermele anche se dovesse costare in termini elettorali”. Il flauto magico riserva un ultimo assolo finale: “Siamo pronti a fare quello che è giusto per la nazione e non per noi. Lo dimostra anche la scelta operata sul Reddito di cittadinanza“. Il sentiero su cui governo e industria camminano è lo stesso: “Ribadire con questa scelta che il governo intende ricostruire una cultura e un’etica del lavoro, e farlo insieme a chi fa impresa e chi produce, è un segnale importante”. Meloni giura che vorrà mantenere il dialogo per tutta la legislatura.
E’ finita la lista degli occhiolini da fare alle decine di industriali accomodati sulle poltroncine? Macché. Passiamo pure al packaging, cioè agli imballaggi, cioè uno dei settori maggiormente indiziati quando si parla di transizione ecologica, per esempio. Confindustria un paio di settimane fa si era imbizzarrita contro il regolamento Ue per ridurre i rifiuti. E infatti la presidente del Consiglio si mette in scia e inserisce il tema addirittura al fianco del gas e del price cap, cioè le più gravi emergenze provocate dalla guerra in Ucraina: l’Italia “torni a scegliere dove vuol stare nel contesto geostrategico, dove vuole investire e concentrare le risorse su quegli obiettivi. Partendo dalla difesa dell’interesse nazionale, anche in Europa. Penso al gas, al price cap, al settore del packaging, oggetto anche delle mie interlocuzioni con la Commissione Ue, ed è esposto a rischi in questi giorni. Un piccolo segnale è arrivato, credo anche grazie al lavoro del governo”.
Capitolo Piano di ripresa. Meloni comunica alle aziende che “stiamo facendo una ricognizione opera per opera, gara per gara” dei progetti previsti dal Pnrr. “Le imprese – aggiunge – devono sapere cosa verrà fatto per farsi trovare pronte, farsi trovare competitive. Fermo restando tutta la materia del caro materiali che stiamo affrontando perché in assenza di una capacità di saper affrontare a fondo questo tema purtroppo i soldi del Pnrr rischiano di non arrivare a terra”. Nei prossimi giorni è atteso un dl Pnrr mentre il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha promesso di portare il Codice degli appalti in consiglio dei ministri “entro il Ponte dell’Immacolata”. “Deve diventare – chiarisce Meloni – un pilastro del rapporto tra Stato e imprese”. Martedì, prima di incontrare i capigruppo di maggioranza, a Palazzo Chigi riceverà il leader di Azione Carlo Calenda. Magari qualche pezzo della contromanovra del sesto polo può tornare utile.