"Ora sono a casa. Libera, ma solo fisicamente. Perché in quell'angolo di inferno sono ancora rinchiuse le mie compagne di cella e migliaia di iraniani". La trentenne italiana era stata arrestata a fine settembre a Teheran, durante le manifestazioni contro il governo
“Sono fortunata, siamo fortunati”. Lo ripete a se stessa e agli altri Alessia Piperno, la 30enne italiana arrestata a fine settembre in Iran e liberata dopo 45 giorni di detenzione. Dopo quasi tre settimane dalla liberazione dal carcere di Evin, a Teheran, ha affidato il racconto della sua prigionia a un lungo post sul suo profilo Instagram. “Ho visto, subito e sentito cose che non dimenticherò mai e che un giorno mi daranno la forza per lottare accanto al popolo iraniano”, scrive la viaggiatrice e blogger, dimostrando vicinanza alle proteste dei cittadini contro il governo, scoppiate nel Paese più di due mesi fa per la morte di Mahsa Amini.
Dopo l’arresto, Piperno è stata trasferita nel carcere di Evin, dove ha trascorso la sua detenzione in una cella con sei persone. “Io sono tornata a una vita normale. Esco, a volte rido – continua -, faccio progetti per il mio futuro e dormo in un letto. La mia mente ora vive un po’ così: tra casa e quelle mura bianche dove le urla non cessano mai e dove l’aria si respira per cinque minuti, due volte a settimana”.
La blogger si trovava in Iran da due mesi e mezzo quando è stata arrestata. Nella sua riflessione sui social scrive di quando, prima di essere fermata, era andata a visitare il carcere di Ebrat, in passato utilizzato per torturare i detenuti e ora diventato un museo. Racconta di aver chiesto alla guida se esistessero ancora prigioni come quelle in Iran e che lui, sospirando, le avesse risposto di sì: “La prigione di Evin che si trova nella parte nord di Teheran”. Dopo 21 giorni ci si sarebbe trovata contro la sua volontà. “Adesso – aggiunge – sono a casa. Libera sì, ma solo fisicamente. È la mia mente a non esserlo, perché in quell’angolo di inferno sono ancora rinchiuse le mie compagne di cella e migliaia di iraniani”.