Nuova calamità, vecchi condoni. Il cortocircuito tra l'esigenza di riparare ai danni dell'alluvione e quella di non ripristinare immobili incompatibili con un'area a forte rischio sismico e idrogeologico potrebbe ripresentarsi. Come fece all'indomani del terremoto che colpì l'isola nel 2017, bloccando di fatto la ricostruzione che a 5 anni di distanza ancora non è partita. E se il commissario Giovanni Legnini assicura che "in aree a rischio non si ricostruirà", il comportamento della politica nella recente campagna elettorale rimane preoccupante
La frana e il fiume di fango che hanno travolto il comune di Casamicciola potrebbero non fermare l’abusivismo, che a Ischia conta 600 immobili già colpiti da ordine definitivo di abbattimento e 27.000 pratiche di condono presentate dagli abitanti in occasione delle tre sanatorie nazionali del 1985, 1994 e 2003. Un’enormità per un’isola che conta appena 60mila abitanti e un paradosso in aree a rischio sismico e idrogeologico che già hanno pianto le vittime di altre frane e alluvioni. Eppure gli uffici tecnici riportano 3.506 richieste di sanatoria edilizia solo per Casamicciola. Richieste che ritardano anche la ricostruzione post terremoto, quello che nel 2017 colpì i tre comuni di Forio, Lacco Ameno e Casamicciola. Dopo 5 anni ancora si deve partire e le oltre mille richieste di condono per edifici danneggiati dal sisma vanno ancora valutate. Il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha detto oggi che “le persone devono capire che in aree in dissesto idrogeologico non si può più abitare, che le costruzioni abusive vanno demolite e gli abitati delocalizzati”. Ma bisogna fare i conti con regole che tuttora consentono di condonare gli abusi, applicando addirittura la legge Craxi dell’85 che, di tutte le sanatorie, è quella con le maglie più larghe. Il nuovo commissario alla ricostruzione post sisma Giovanni Legnini, nominato quest’anno, spiega che “dove il rischio non è mitigabile non si ricostruisce“, rassicurando sugli impegni assunti insieme a Regione e comuni. Intanto di commissario il governo ne ha nominato un altro, quello per i danni dell’alluvione della scorsa notte. E bisogna vedere quali norme si sceglierà di applicare stavolta. “Perché la politica non ha mai smesso di barattare condoni e consenso, anche durante l’ultima campagna elettorale”, ricorda la presidente campana di Legambiente Mariateresa Imparato.
Frane, alluvioni, terremoti. E vittime, compresa una bimba di 5 anni e le altre che ancora si cercano nel fango che ha travolto il comune isolano di Casamicciola. Sono le grida di un territorio che non può reggere oltre, perché al rischio sismico e idrogeologico si somma il consumo di suolo, autorizzato e abusivo. Nel Consiglio dei ministri che ha stanziato i primi fondi, oggi il governo ha nominato commissario per l’emergenza Simonetta Calcaterra, già Commissario del Comune di Casamicciola. Che dovrà presto districarsi tra l’esigenza di recuperare gli edifici danneggiati e quella di non ripristinare immobili incompatibili col dissesto idrogeologico dell’area. Un possibile cortocircuito che si ripresenta puntuale, come già all’indomani del terremoto del 2017, con la ricostruzione subito gravata “da un alto numero di domande di condono”, come si legge nell’ordinanza del maggio scorso del nuovo commissario Legnini, che ha snellito le procedure e istituito la Conferenza di servizi che insieme a Soprintendenza e Commissioni locali del paesaggio si occupa anche delle richieste di sanatoria. Si tratterà di capire quante e quali costruzioni abusive danneggiate dal terremoto potranno essere recuperate o ricostruite con i fondi pubblici. Un’ipotesi che nel 2018 innescò le polemiche per la scelta del primo governo di Giuseppe Conte di applicare a tutte le domande di condono post sisma di Ischia la legge Craxi del 1985, aprendo così alla sanatoria di abusi che anche il condono del governo Berlusconi nel 2003 avevano escluso. Tanto che Legambiente definì quello di Conte “un altro condono edilizio“, perché non teneva conto dei rischi legati al dissesto come della minaccia sismica.
Come lo stesso Legnini ricorda a ilfattoquotidiano.it, la sua ordinanza di maggio dispone che alle domande di condono sia allegata una relazione geologica, “tale da consentire di conoscere la situazione del sito e ponderare i rischi, anche alla luce della valutazione sismica e idrogeologica del territorio predisposta dalla Regione e in base alla quale ci siamo assunti precisi impegni”. A partire dall’intenzione, “dove il rischio non è mitigabile, di non ricostruire”. Di più: “Di pianificare l’eventuale delocalizzazione degli edifici verso aree sicure”. Non resta che aspettare e vedere quanto le tante variabili, e le relazioni tecniche, peseranno sulle decisioni finali. Secondo la presidente di Legambiente in Campania Mariateresa Imparato, “permettere a case abusive di sopravvivere in aree a forte rischio equivale a condannare a morte le persone che continueranno a viverci e non solo”. Per fugare i dubbi, il governatore della Campania De Luca ha dichiarato oggi che “l’abusivismo di necessità non esiste”, e rilanciato sull’esigenza di “demolire e delocalizzare”. Operazioni che presto potranno tener conto del Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, che finalmente questo governo ha promesso dopo che l’Italia attendeva dai tempi del governo Gentiloni del 2018, che arrivò a predisporre una bozza poi rimasta nei cassetti di palazzo Chigi. Ma non è detta l’ultima parola. Perché la stessa maggioranza che promette di adoperarsi per il Piano, in campagna elettorale si comportava diversamente. Con la Lega di Matteo Salvini che prometteva di bloccare gli abbattimenti in una regione dove, secondo gli ultimi dati Ispra, oltre 287.500 persone vivono in aree definite a elevato rischio di frane e smottamenti. Due settimane prima delle elezioni all’hotel Ramada di Napoli si tenne un incontro fra alcuni sindaci campani, i rappresentanti dei movimenti anti-demolizioni e i candidati leghisti Rixi, Cantalamessa, Castiello e Nappi. “Proprio sul manifesto elettorale di Severino Nappi – ricorda la presidente regionale di Legambiente che quel manifesto l’ha conservato – la promessa ai campani non poteva essere più chiara: Condono edilizio subito!”.