Breve riepilogo: la florida attività turistica dell’isola di Ischia prosciuga da anni i vani disponibili e ne richiede sempre altri. L’industria alberghiera non conosce crisi e bussa al mercato immobiliare. Pecunia non olet. E’ questa una delle ragioni storiche per cui l’abusivismo sull’isola è divenuto pratica popolare assecondata dalle amministrazioni locali, tutte o quasi rette dal centrodestra.
Nei tre condoni (1985, 1994, 2003) sono state presentate 27.010 domande che rappresentano un monte di irregolarità elevatissimo rispetto agli abitanti (circa 62mila), con un rapporto di un abuso ogni 2,15 residenti.
Sono circa diecimila comunque le ordinanze di demolizione a cui le amministrazioni locali negli anni non hanno dato seguito. Ufficialmente per carenza di fondi, politicamente per connessione con gli autori delle opere abusive. Da riferire però che la Regione Campania si è mossa, finanziando le demolizioni, solo ai tempi di Stefano Caldoro (centrodestra), predecessore di Vincenzo De Luca. C’è da aggiungere che l’onda della protesta popolare fece immediatamente annegare le buone intenzioni e tutto si fermò.
Nel 2018 il governo Conte I vara una norma (art. 25 del cosiddetto decreto Genova) dal titolo “Definizione delle procedure di condono”. Si fa obbligo ai comuni di definire entro 6 mesi le pratiche pendenti. La norma è gialloverde ma apprezzatissima da FdI, Forza Italia e tre quarti del Pd. E’ voluta dall’allora capo politico del movimento Luigi Di Maio sollecitato da una nutrita enclave grillina ischitana. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa (M5S) si dichiara però contrario. Tutto o quasi l’arco costituzionale (ad eccezione di LeU) in Regione sostiene però, ufficialmente e non, forme di alleggerimento delle responsabilità degli abusivi. Il Conte II stanzia 11,5 miliardi di euro per opere di mitigazione del dissesto idrogeologico. La Campania non spende i fondi, come il resto delle Regioni. A settembre scorso, in campagna elettorale, la Lega chiede comunque un altro condono. Favorevole ma silente il partito della premier.
Ed eccoci ad oggi. Basterà attendere le decisioni del governo e quelle dell’opposizione: si dovrà valutare se demolire, e cosa demolire, o conservare (cosa?), se finanziare i danni (e come farlo se le opere sono illegali) o negarli. Scommettiamo che?