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Ridurre la temperatura dei termosifoni di casa fa perdere peso? La parola all’esperto e gli effetti del freddo sulla nostra salute

Che succede in realtà al nostro organismo quando avverte una temperatura più fredda? “Reagisce innescando una serie di risposte comportamentali e fisiologiche di adattamento con l’obiettivo di mantenere una temperatura costante”, ci spiega il dottor Francesco Cacace, medico operatore presso un noto centro termale di Vico Equense

di Ennio Battista

In tempi di crisi economica ed energetica, continua a far discutere il consiglio di abbassare di 1-2 gradi la temperatura dei termosifoni e di tenerli accesi due ore in meno al giorno. D’altra parte, c’è chi vede in questa soluzione anche un’occasione per migliorare lo stato di salute. Che succede in realtà al nostro organismo quando avverte una temperatura più fredda? “Reagisce innescando una serie di risposte comportamentali e fisiologiche di adattamento con l’obiettivo di mantenere una temperatura costante”, ci spiega il dottor Francesco Cacace, medico operatore presso un noto centro termale di Vico Equense, “e lo fa attraverso la presenza di recettori presenti sulla pelle con cui la persona avverte la temperatura ambientale, sensori interni dell’organismo che misurano la temperatura interna del nostro corpo. Vengono quindi inviati segnali nervosi all’ipotalamo, localizzato nell’encefalo, che agisce da termostato, mantenendo una temperatura di 36-37 gradi nel nostro organismo. Il tipo di reazione al freddo è influenzato dalle caratteristiche del soggetto, dalla quantità di tessuto adiposo che egli presenta e che permette più resistenza termica; e anche naturalmente dall’età che, se più avanzata, produce minore adattabilità al freddo nelle fasce estreme. Inoltre, le donne sono mediamente più freddolose degli uomini”.

Bene, ma queste reazioni così evidenti si avrebbero anche con una riduzione così minima della temperatura di casa?
“In realtà gli esempi che ho fatto riguardano i casi in cui ci esponiamo a un freddo intenso, qualche grado in meno nelle abitazioni non comporterebbe particolari effetti sulla salute; anzi, è una temperatura diffusamente consigliata, perché eviterebbe di creare con i riscaldamenti ambienti troppo caldi e secchi, che posso provocare mal di testa, secchezza della pelle e delle mucose, e favorire gli sbalzi di temperatura nel momento in cui si passa da un ambiente interno fin troppo riscaldato ad ambienti esterni con temperature più rigide, facendoci aumentare la percezione del freddo. Non bisogna inoltre sottovalutare la capacità di adattamento del nostro organismo, vivere in case con qualche grado in meno può favorire una sorta di acclimatazione alle temperature più basse, rendendo le risposte fisiologiche dell’organismo più efficienti, permettendoci di avvertire meno il freddo e sopportare temperature più rigide alle quali non siamo abituati”.

Sul nostro peso corporeo incide poco o nulla questo livello di riduzione di temperatura?
“Per risponderle, occorre prima spiegare che all’interno del nostro organismo abbiamo la presenza di due diversi tipi di tessuto adiposo, il tessuto adiposo bianco (WAT), con funzione principalmente di immagazzinamento di lipidi e che possiamo immaginare come un deposito di energia da utilizzare per supportare le attività del nostro corpo; e poi c’è il tessuto adiposo bruno (BAT) con funzione termogenica. Uno dei meccanismi di difesa contro il freddo, è proprio quello della termogenesi, ossia la produzione di calore con un aumento del dispendio energetico, che vede nel BAT il principale protagonista dell’intero processo. Il tessuto adiposo bruno è caratterizzato da una densa vascolarizzazione e innervazione simpatico adrenergica e lo stimolo del freddo porta l’attivazione di questi grassi con la degradazione dei lipidi intracellulari immagazzinati per permettere la produzione di calore, diffondendolo attraverso il flusso ematico. Dobbiamo immaginare il BAT come una sorta di camino pronto a utilizzare i grassi come legna da ardere per produrre calore. Si è visto che esposizioni prolungate a temperature di 18-19 gradi, mediano un reclutamento di adipociti bruni anche nel contesto del WAT, aumentando così la ‘riserva di legna’ a disposizione del nostro corpo, che bruciando più calorie permette di mantenere costante la temperatura. In pratica, la termogenesi da parte del BAT, attraverso un’acclimatazione a un freddo lieve per parecchie ore al giorno, può rappresentare uno strumento utile per aumentare il dispendio energetico, soprattutto in caso di obesità che, insieme ad attività fisica e adeguata alimentazione, gioverebbe alla perdita di peso senza rappresentare un grande disagio”.

Che cosa consiglia di fare ai più freddolosi, abituati a soggiornare durante l’inverno in ambienti molto caldi?
“Sicuramente di avere un abbigliamento adeguato, con indumenti caldi come lana, cotone caldo, biancheria intima termica, vestendosi con più strati per ridurre la dissipazione di calore e adattarsi ai diversi ambienti. E ancora, tenere al caldo le estremità del corpo – mani, piedi – che tendono a raffreddarsi più facilmente. Consumare poi cibi caldi, legumi, frutta e verdura di stagione che forniscono sali minerali e vitamine. Sul fronte del bere, assumere sufficientemente acqua e, potendo, optare per bevande calde (tisane e infusi) da consumare durante la giornata. Va invece limitato il consumo di alcol, poiché la sensazione di calore che ci viene procurata dalle sostanze alcoliche è in realtà connessa a una vasodilatazione superficiale che andrebbe a diminuire la temperatura corporea. Anche svolgere attività fisica durante il giorno è un toccasana per la salute e per contrastare il freddo. Per chi non può fare a meno di utilizzare una coperta elettrica, consiglio di spegnerla prima di addormentarsi per evitare gli sprechi, per una questione di sicurezza e perché temperature troppo calde possono inficiare sulla qualità del sonno. E infine, ricordarsi anche con il freddo di garantire un’adeguata ventilazione degli ambienti per evitare di creare un clima troppo secco che comporterebbe possibili secchezze e irritazioni alle mucose respiratorie e oculari”.

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