Gli aggiornamenti normativi che si sono accavallati l'uno all'altro, con i cambi di regole e le limitazioni ai passaggi di mano dei crediti, hanno di fatto limitato il raggio di azione delle banche. Un cortocircuito di cui i bancari rappresentano solo il terminale. Ma la rabbia di chi pretende, perché pensava di averne diritto, di trasformare in denaro i crediti si scarica su chi lavora allo sportello. Ecco i racconti di sportellisti e direttori di filiale
Da “ti aspetto fuori” alle gomme dell’auto tagliate: “Adesso ho un po’ paura ad andare a lavorare”. Fernando, direttore di una grande filiale di banca nel Lazio, è uno dei dipendenti di banca che racconta di aver subito intimidazioni da clienti che si sono visti negare la gestione della cessione dei crediti per il Superbonus a causa dei cambi normativi. Situazioni estreme, che però descrivono la tensione degli imprenditori che avevano impostato la loro attività (e i loro investimenti in materiali) basandosi su regole che poi sono state riviste in corsa in senso restrittivo. Le aggressioni sono state denunciate da Lando Maria Sileoni, segretario generale della Federazione autonoma dei bancari italiani. Lo schema è sempre lo stesso. Chi va allo sportello per monetizzare i crediti fiscali maturati si sente rispondere che la capienza fiscale della banca è quasi esaurita. Niente soldi, quindi.
Il cambio di regole e il caos normativo – Gli aggiornamenti normativi che si sono accavallati l’uno all’altro, con i cambi di regole e le limitazioni ai passaggi di mano dei crediti, hanno di fatto limitato il raggio di azione delle banche che, per non rischiare di rimanere col cerino in mano, ormai comprano crediti fiscali solo quando sono sicuri di poterli smaltire. Il rischio zero è dato dal raggiungimento di un ammontare complessivo pari a quanto sono sicuri di poter monetizzare scambiandolo con lo Stato al posto delle tasse da pagare, perciò la loro disponibilità si è ristretta su un tetto o plafond pari alla loro capacità fiscale, cioè a quanto devono versare in tasse allo Stato. Ragionevole, peccato che i cambi di rotta delle banche, seguiti ai vari interventi governativi, siano arrivati all’improvviso e in ordine sparso, causando nella migliore delle ipotesi lungaggini burocratiche con relativa angoscia, nella peggiore una chiusura dei rubinetti per chi aveva già speso tempo e denaro per i lavori di ristrutturazione.
Il cortocircuito e le aggressioni – È un cortocircuito di cui i bancari rappresentano solo il terminale, senza alcuna responsabilità. Ma la rabbia di chi pretende, perché pensava di averne diritto, di trasformare in denaro i crediti del Superbonus si scarica su chi lavora allo sportello. Una situazione paradossale, in cui le vittime di un sistema che non funziona aggrediscono i bancari, che diventano vittime a loro volta. A ilfattoquotidiano.it alcuni iscritti al sindacato dei bancari confermano che le aggressioni non sono sporadiche. La Fabi spiega che sono oltre 50, la maggior parte verbali, iniziate quattro settimane fa.
Fernando, direttore di una filiale bancaria nel Lazio – “Ci sono sempre stati problemi, a causa delle continue modifiche normative che hanno richiesto implementazioni del sistema informatico e poi una fase di formazione per tutto il personale”, spiega Fernando. Da giugno le domande dei condomini hanno iniziato a moltiplicarsi e si sono scontrate con l’impossibilità per le banche di gestire la cessione dei crediti fiscali. “Le imprese hanno acquistato materiali, noleggiato attrezzature da cantiere e reperito personale per l’esecuzione dei lavori. Vuol dire impegni di spesa di decine o centinaia di migliaia di euro e per questo non vogliono sentire ragioni”. Prima le minacce, “ti aspetto fuori”, poi a volte i fatti: “Mi hanno seguito e una volta uscito ho trovato la macchina con tutte e quattro le ruote bucate. Ora ho un po’ paura”.
Francesca, direttrice di una filiale in Campania – “La banca è sempre più in difficoltà ad accontentare i clienti e questo genera tensioni crescenti, culminate negli ultimi tempi in situazioni incresciose come quella della scorsa settimana”, ricorda Francesca che si occupa di curare il rapporto con le ditte che realizzano i lavori per il Superbonus. Si è trovata a dover rispondere a due clienti che le chiedevano spiegazioni sulle pratiche di sconto aperte da diverso tempo. “Prima mi hanno esposto le loro difficoltà, quelle delle ditte che forniscono loro i materiali e delle maestranze alle loro dipendenze”, poi, davanti all’impossibilità di Francesca a rispondere, si è passati alle minacce. “Non sappiamo quello che lei può fare o meno, ma sappiamo che se le cose vanno male anche lei ne subirà le conseguenze”.
Paolo, gestore del settore corporate in una banca in Veneto – L’istituto in cui lavora è sempre stato molto attivo nella gestione del Superbonus e ha avviato diverse operazioni di sconto dei crediti fiscali sotto questa agevolazione. Il rallentamento causato dai molti interventi sul Superbonus e la scarsa capienza fiscale delle banche ha reso “i rapporti con i clienti tesissimi”, anche al di fuori della banca. Ha incontrato al bar il titolare di una ditta cliente, insieme ad alcuni suoi dipendenti. “Ecco chi dovete ringraziare se a Natale invece del panettone troverete una lettera di licenziamento”, lo ha aggredito l’uomo.
Secondo la Fabi “i bancari pagano un sistema che nel 2022 ha subito diverse modifiche tra interventi ministeriali e amministrativi”. Le istanze dei cittadini sono legittime, sottolinea il sindacato, che mette però in guardia sui prossimi mesi. Il Superbonus scenderà al 90% per tutte le richieste che saranno presentate a partire da gennaio, con alcune eccezioni. Questo vuol dire che le imprese e i condomini accelereranno la corsa all’incentivo e non saranno disposti ad accettare un no burocratico come risposta.