Il degrado politico e cognitivo del nostro paese sta tutto in quelle due istantanee poste l’una vicino all’altra. Da una pare – per comodità definita “destra” – il neo-ministro dell’istruzione (e del merito, sic) Giuseppe Valditara, che teorizza l’opportunità dell’“umiliazione” per gli studenti, dimostrando in un colpo solo non soltanto la propria visione retrograda e reazionaria dell’educazione, ma soprattutto la propria ignoranza della lingua italiana, considerato che ha poi ritrattato affermando di intendere “umiltà” (forse non è stato abbastanza umiliato durante il suo percorso scolastico…).

Dall’altra parte – per comodità definita sinistra – la vicenda del deputato Aboubakar Soumahoro, che già qualche segnale per cui preoccuparsi l’aveva fornito quando si è presentato in abito perfetto ma con gli stivali da fango nel Parlamento in cui era stato appena eletto. Chi ostenta un fanatismo simbolico è spesso uso a contraddire nei comportamenti pratici i valori espressi simbolicamente. È stato questo il caso. Quegli stivali da fango gli sarebbero poi serviti perché nella melma ci è finito veramente, considerando le molteplici denunce di sfruttamento, maltrattamenti e quant’altro contro le cooperative gestite dalla sua famiglia (destinatarie di fondi pubblici milionari).

Il livello è questo, c’è poco da fare. Ma non solo, e non tanto, in riferimento ai due personaggi imbarazzanti di cui sopra, quanto piuttosto agli ambienti politici che – da una parte come dall’altra – producono, promuovono e finché è possibile coprono elementi del genere. Il fulcro della politica – lo dice l’etimologia stessa della parola – consiste nella possibilità di distinguere quei cittadini che, competenti, preparati e volenterosi di impegnarsi per la comunità, possano essere scelti per ricoprire ruoli da cui incidere sul benessere collettivo. Ma oggi i partiti politici sono diventati delle scatole vuote e chiuse, in cui la selezione della classe dirigente sulla base delle capacità è totalmente assente, a favore della cooptazione di elementi che si ritiene possano dare un contributo in termini di denaro, influenza, pacchetti di voti. Pazienza se poi questo comporta l’elevare a ruoli delicati dei personaggi imbarazzanti perché inadeguati o, peggio, adusi al malaffare. Il bene dei singoli partiti e dei pochi notabili che li governano è evidentemente ritenuto superiore al bene della collettività.

Qui risiede la morte della politica, per definizione. Ed è bene sapere che ciò vale per tutti i partiti, che siano di destra, di sinistra oppure appartenenti a quella galassia post destra e sinistra dell’“uno vale uno”, che in realtà ha spalancato definitivamente le porte al non considerare il valore di nessuno e imbarcare chiunque. Sto parlando del partito di cui oggi il massimo esponente – Giuseppe Conte – ha ben visto di speculare sulla tragedia di Ischia dichiarando che lui (a differenza degli altri, sic) di condoni non ne ha firmati. Puntualmente e agevolmente smentito da una banale “ricerchina”. Siamo oltre al ridicolo, siamo alla risata che uccide.

Il problema non è che esistano macchiette indegne come queste, ma un sistema politico che per varie ragioni seleziona proprio quei personaggi, col risultato di metterli in posizioni che contano e da cui possono fare danni maggiori. Questo è il caso Soumahoro, ossia una politica che si rifugia nei simboli astratti e nell’ideologia più becera per nascondere il fatto che sul piano reale si è arresa ai diktat e al sistema della tecnofinanza. Per salvare le poltrone di Fratoianni e pochi altri compagnucci dirigenti, ci si è ridotti a una simbolizzazione enfatica e spettacolare dell’ideale (il nero rivoluzionario che, da immigrato, diventa eroe degli oppressi nel parlamento…), sostanzialmente per nascondere la propria irrilevanza sul piano reale.

Ma questo è anche il caso del ministro dell’istruzione Valditara, ossia di una destra che – anch’essa immersa nella mediocrità e nel becerume – si nasconde dietro all’ideologia del sempreverde trinomio Dio-Patria-Famiglia per occultare le peggiori misure economiche che si appresta a mettere in ossequio a sua maestà la Finanza (a cominciare dall’abolizione del reddito di cittadinanza).

Il punto è che non si va lontano prendendosela con una destra che fa la destra. Semmai il problema è una sinistra che da troppo tempo ha smesso di fare la sinistra. E in generale una politica ridotta a teatrino di burattini malavitosi, stupidi e ininfluenti.

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