L'ex capo di Stato di Tbilisi, che è anche il fondatore del partito d'opposizione Movimento Nazionale Unito, dopo aver perso il potere ha cominciato ad avere guai con la giustizia in patria. Una volta arrestato, si era definito "prigioniero di Putin"
Tracce di mercurio e arsenico. È questo il referto dei medici stranieri sul corpo dell’ex presidente georgiano Mikheil Saakashvili, al quale sono state diagnosticate oltre 30 patologie. “L’ex presidente – ha spiegato l’avvocato Shalva Khachapuridze, che non ha fornito informazioni specifiche sulle conclusioni tratte dai medici stranieri – ha perso 30 chili e ha sviluppato problemi di mobilità durante la detenzione“. Saakashvili è agli arresti da oltre un anno con diverse imputazioni a suo carico e lo scorso maggio è stato trasferito in una clinica per il peggioramento delle sue condizioni di salute, anche in seguito ad uno sciopero della fame, avviato per protestare contro le cure mediche che, sostiene, non gli sono state fornite in carcere.
L’ex presidente filo-occidentale della Georgia, che è anche il fondatore del partito d’opposizione Movimento Nazionale Unito e ha la cittadinanza ucraina, ha guidato il Paese dal 2004 al 2007 e dal 2008 al 2013, mentre dal 2015 al 2016 è stato anche governatore della regione ucraina di Odessa. Saakashvili dopo aver perso il potere ha cominciato ad avere guai con la giustizia in patria e nel 2018 è stato condannato in absentia a sei anni di reclusione con accuse di abuso d’ufficio che diversi osservatori giudicano di natura politica. Saakashvili ha vissuto diversi anni all’estero, ma l’anno scorso, alla vigilia delle elezioni locali di inizio ottobre, è tornato in Georgia ed è stato arrestato. Lui si dice innocente, sostiene che la sua condanna sia politica e subito dopo il suo arresto ha annunciato uno sciopero della fame che è durato ben 50 giorni, mentre migliaia di persone sono scese in piazza chiedendo la sua scarcerazione. “Amo la vita ma questo sciopero andrà avanti fino alla fine della mia vita”, aveva dichiarato. In un altro post ringraziava il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che all’epoca aveva promesso di voler ottenerne la scarcerazione. “Di fatto – aveva detto l’ex Capo di Stato – sono un prigioniero personale di Putin e apprezzo molto la sua (di Zelensky, ndr) ferma posizione nel proteggere l’Ucraina, l’intera regione e tutti i prigionieri dell’impero”. In passato Saakashsvili in un’aula di tribunale aveva dichiarato di essere stato “torturato, trattato in modo disumano, picchiato e umiliato” in stato di detenzione. Amnesty International ha definito il trattamento che gli è stato riservato “non solo giustizia selettiva ma apparente vendetta politica”, mentre la Corte europea dei diritti dell’Uomo aveva chiesto alle autorità georgiane di “garantire la sicurezza in carcere” dell’oppositore “e fornirgli cure mediche adeguate“.