Un milione e 300mila cittadini italiani vivono in aree a rischio frane e molti di più a rischio alluvione. Casamicciola, ciclicamente investita da terremoti e frane, è di nuovo travolta dal fango e dai detriti e Piazza Anna De Felice, ribattezzata così in memoria della vittima quindicenne della frana del 2009, è oggi un luogo di distruzione e dolore, mentre il conto delle vittime sale in maniera esponenziale rispetto ad allora.
È tempo di scegliere la sicurezza. È tempo di dire ai cittadini che vivono nelle zone più drammaticamente fragili del territorio che le loro case vanno delocalizzate e che nelle aree a rischio non si potrà mai più costruire. È tempo di monitorare il territorio per contrastare il fenomeno dell’abusivismo, intervenendo tempestivamente con demolizioni. È tempo di rendere efficace la programmazione e la gestione del territorio e ripristinare la legalità violata perché la sicurezza non è negoziabile. È tempo di dire che non esiste l’abusivismo “di necessità” ma, semmai, la necessità di trovare soluzioni di buon senso a problemi ben noti che non si sono mai, colpevolmente, affrontati.
È pure tempo di ricordare agli amministratori locali che omettere l’esame delle migliaia di richieste di condono significa mettere a rischio la vita dei loro concittadini. Come pure ricordare alla Regione che, in base alle leggi vigenti, ha il potere di sostituirsi ai Comuni inadempienti sia nella pianificazione del territorio, sia nel chiudere la piaga annosa delle richieste di condono, e sia nell’intervenire sull’abusivismo presente. Allo stesso modo, l’Autorità di Bacino regionale non può chiamarsi fuori dal ricercare una soluzione alla piaga dei condoni.
Siamo in presenza di un grandissimo pasticcio giuridico-amministrativo: a Ischia si sono accumulate per decenni richieste di condono ma, dopo più di 30 anni, i cittadini hanno il diritto di sapere se il loro edificio sia o meno sanabile. Allo stesso tempo, però, è impossibile pensare che un edificio insanabile sia delocalizzato a spese del contribuente: chi commette un abuso edilizio, oltre a depauperare un bene comune – il paesaggio – crea un danno della collettività gravando sulle reti di servivi senza aver pagato gli oneri di urbanizzazione. Tra l’altro, portare i servizi ad un edificio abusivo costa al Comune il doppio rispetto ad un edificio autorizzato. I costi delle delocalizzazioni di edifici abusivi devono, quindi. essere a carico dei proprietari e non della collettività.
Infine, bisogna ricordare che il territorio a Ischia è soggetto a fenomeni franosi che dalle pendici scoscese del monte Epomeo raggiungono con effetti devastanti, anche grazie alla impermeabilizzazione dei suoli, gli insediamenti costieri densamente edificati. Vanno quindi esercitate tutte le possibili azioni fondamentali per la prevenzione: monitorati i valloni, manutenute le opere di drenaggio, difesa la vegetazione che contribuisce alla stabilità dei terreni.
Italia Nostra si augura che, dopo questa ennesima tragedia, lo Stato ad Ischia eserciti il controllo sugli enti inadempienti o si sostituisca ad essi con una cabina di regia efficace. “Abolire la Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche – dichiara Edoardo Croci, presidente f.f. di Italia Nostra – detta anche #italiasicura, è stato sbagliato. Italia Nostra propone di ripristinare presso la Presidenza del Consiglio una struttura responsabile per la sicurezza idrogeologica e chiede di orientare i fondi Pnrr per il territorio verso la prevenzione, condizionandone l’erogazione all’impegno dei Comuni contro l’abusivismo edilizio”.
L’abusivismo, sconosciuto quasi nei paesi europei, è ovviamente una questione non solo economica ma anche culturale quando assume le proporzioni di Ischia e come tale andrebbe prevista una incisiva campagna educativa. Quasi un ischitano su due è coinvolto in abusi di varia natura, che possono andare dalla finestra aperta senza permesso all’aggiunta di un piano, da una veranda chiusa a un garage trasformato in stanza degli ospiti, fino anche a case di due piani o interi alberghi. Tutto questo non viene percepito come illegale, né stigmatizzato da vicini o conoscenti. Alcuni quartieri, cresciti al di fuori di qualsiasi pianificazione, presentano strade impraticabili, fogne, illuminazione e parcheggi inesistenti, edifici addossati pericolosamente gli uni agli altri, terrazze abbarbicate precariamente a scarpate tufacee, per non parlare poi degli edifici realizzati nelle forre e sulle fiumare. Più ci si avvicina alla costa, più densamente edificato è il territorio e più i corsi d’acqua vengono artificialmente ristretti, se non tombati.
Una situazione esplosiva, eppure parliamo di un territorio bellissimo e fertilissimo, dove la vita è dolce e la morte non dovrebbe avere i contorni drammatici e violenti di una frana.