Il testo della manovra per il 2023 è stato bollinato dalla Ragioneria dello Stato, firmato dal capo dello Stato Sergio Mattarella e trasmesso alla Camera. Gli articoli in totale salgono a 174 contro i 156 dell’ultima bozza. L’obbligo di accettare i pagamenti digitali con carta e bancomat, senza incorrere in sanzioni, resta fissato a 60 euro. “Siamo a conoscenza della proposta del governo italiano. Trattandosi di una bozza, dobbiamo ancora valutarla, sia nella portata che nel merito“, ha commentato all’Ansa la portavoce della Commissione Ue, Veerle Nuyts, in merito alle interlocuzioni tra Bruxelles e Roma su quella norma. Come spiegato dal fattoquotidiano.it, intervenire sull’obbligo e non sulle sanzioni collegate è un escamotage che punta ad evitare la contestazione di aver violato l‘obiettivo del Pnrr che imponeva all’Italia di introdurre entro il primo semestre 2022 “efficaci sanzioni amministrative in caso di rifiuto di accettare pagamenti elettronici”, milestone raggiunta dal governo Draghi nei tempi previsti. Per questo non è un caso se Mattarella, in visita a Berna, ha ricordato che “l’evasione fiscale è un problema grave per qualunque paese, lo è in maniera importante per l’Italia e si è fatto infatti molto sul Pnrr, con molta concretezza e indicazioni“. E ha aggiunto che “non ci sono segnali che questo capitolo venga cambiato“.
Non tutti sono convinti che il ripensamento sull’obbligo generalizzato di accettare i pagamenti con carta sia accettabile. “Chiediamo l’intervento della Commissione Ue, vista la palese violazione degli obiettivi fissati con il Pnrr che, richiamandosi al vecchio Dl Fisco del Governo Conte II, prevedeva la sanzione di 30 euro aumentata del 4% del valore della transazione nei casi di mancata accettazione di un pagamento di qualsiasi importo, quindi anche di 1 cent”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Il Governo ci fa tornare al Medioevo, schierandosi contro i consumatori e le esigenze delle famiglie, credendo così di tutelare i commercianti, non comprendendo che andando contro quanto è normale in tutta Europa, va contro anche gli interessi dei commercianti, che hanno innumerevoli vantaggi dall’uso dei pagamenti elettronici” prosegue . “Non solo per gli esercenti è più veloce il pagamento, non dovendo dare il resto con monetine varie, che bisogna anche procurarsi per non restare senza, ma si evitano errori di resto e ammanchi, non si ricevono banconote false, in caso di rapina ci sono meno contanti in cassa, non si deve andare pericolosamente in banca a depositare l’incasso della giornata con il rischio di furti e rapine e la perdita di tempo di andare in filiale e fare la fila, si facilita il pagamento degli stranieri, si fidelizza il cliente rispondendo alle sue richieste ed esigenze. Insomma, un autogol anche per i commercianti che, a differenza di quanto sostengono le loro associazioni di categoria, sono in maggioranza favorevoli ai pagamenti elettronici”.
Protestano anche le opposizioni. “Il testo finale della legge di bilancio conferma la soglia dei 60 euro per i pagamenti col #POS. È una marchetta elettorale doppiamente sbagliata. Va contro milioni di italiani che ogni giorno usano la moneta elettronica. Ed è in contrasto con gli obiettivi del PNRR”, scrive su twitter il responsabile economico del Pd Antonio Misiani. Per Emiliano Fenu, capogruppo M5S in Commissione finanze della Camera, “la norma che cancella le sanzioni per gli esercenti che si rifiutano di accettare pagamenti elettronici sotto i 60 euro a tutto guarda fuorché alle priorità dei commercianti. Anzi, rischia ancora una volta di strizzare l’occhio all’evasione fiscale e al nero. Il Governo non prenda in giro gli italiani, cosa che fa quando nella relazione tecnica alla norma in questione, inserita nelle ultime bozze della Legge di bilancio, giustifica l’intervento con l’esigenza di garantire liquidità. La liquidità delle imprese e degli esercizi commerciali oggi è drenata dal caro bollette, non dai Pos”.