La formula è fredda: dimissioni con “dichiarazione separata”. La sostanza è quella che conta: “Ha motivato le sue dimissioni sostenendo l’impossibilità di esercitare il proprio mandato con la dovuta serenità e indipendenza anche, ma non solo, per il fatto di ritenere di non essere stata messa nella posizione di poter pienamente “agire informata” a fronte di temi di sicura complessità”. Sono tre righe in un comunicato di tre pagine ma raccontano in maniera plastica come l’azzeramento del Consiglio di amministrazione della Juventus, travolto dall’inchiesta sui presunti falsi in bilancio, non sia avvenuto esattamente con una stretta di mano e tanti saluti, in un clima di concordia tra i suoi componenti. Perché una consigliera indipendente, Daniela Marilungo, ha rassegnato le dimissioni facendo mettere nero su bianco quali fossero le motivazioni che l’hanno spinta ad alzarsi dalla sedia. Ovviamente “non condivise” dal resto del board.
Marilungo era una consigliera non esecutiva e indipendente della società da diversi anni e faceva parte anche del Comitato Controllo e Rischi e del Comitato ESG. Nata a Bologna e cresciuta nelle Marche, Marilungo si è laureata in Scienze Politiche alla Luiss di Roma e si è poi specializzata in diritto europeo. Nel corso della sua lunga carriera, ha lavorato presso la Commissione Europea occupandosi di legislazione comunitaria, quindi è entrata a far parte dello studio legale londinese Lawrence Graham Solicitors e ha fatto parte dell’Ufficio Europeo dei Brevetti. È stata anche European Legal Analyst per Goldman Sachs, nonché responsabile dei rapporti con le istituzioni comunitarie per l’Abi. Dal 2020 fa parte del senior executive management di Bank of America per l’Europa e dal 2010 è Senior Vice President e Head of Public Policy and ESG International per Bank of America Merrill Lynch. Negli scorsi anni ha ricevuto il “The Best European Lobbyist of the Year”.
Da anni, insomma, bazzica ambienti londinesi, gli stessi molto cari a John Elkann, primo azionista di Exor, la holding che controlla la Juventus. Secondo diversi retroscena sarebbe stata proprio la sua presa di posizione a dare il là allo smottamento del Consiglio di amministrazione, insieme a quella di Suzanne Heywood, fedelissima di Elkann nominata nel board meno di un mese fa al posto della dimissionaria Laura Zanetti. Heywood fece parte del team che si è occupato di gestire un portafoglio da 9 miliardi di investimenti per conto della cassaforte degli Agnelli-Elkann. Da tempo Heywood ricopre cariche nelle società controllate da Exor: è stata scelta come presidente di CNH Industrial e fa parte del Cda del settimanale inglese The Economist.