Il primo governo Conte ha sanato abusi edilizi altrimenti insanabili? E quali effetti avrebbe avuto la scelta sulla tragedia che ha colpito il comune di Casamicciola a Ischia? Tutto inizia con il terremoto del 2017 e la ricostruzione, che non parte. A quel punto interviene l'esecutivo M5s-Lega, ma il salvacondotto contenuto nel decreto del 2018 riguarda un centinaio di richieste di condono. E ad oggi nessuna risulta accolta
Il nubifragio che verso la mezzanotte del 25 novembre 2022 si è abbattuto sul comune isolano di Casamicciola ha provocato una frana che ha causato morti e feriti e distrutto case. I 120 millimetri di pioggia caduti quella notte in appena sei ore sono un record mai registrato prima. Ma oltre alla forza della natura Ischia fa i conti con il consumo di suolo, autorizzato e no, ed è impossibile non domandarsi quale ruolo abbia giocato nella tragedia. Le 27.000 richieste di sanatoria edilizia ancora pendenti sull’isola testimoniano una presenza di abusi che mina un territorio fragile. Il 21 agosto 2017 il terremoto colpisce i comuni di Casamicciola Terme, Lacco Ameno e Forio d’Ischia. Ma la ricostruzione non può partire se le richieste di condono per le abitazioni danneggiate non vengono esaminate, e nel 2018 interviene il governo di Lega e M5s guidato da Giuseppe Conte.
Di cosa si occupa il governo nel 2018? – Tra quelli danneggiati o distrutti dal sisma, solo i fabbricati in regola potranno accedere ai fondi pubblici per la ricostruzione. A Casamicciola, il comune più colpito, gli immobili danneggiati sono 795, in parte in regola e in parte gravati da una o più richieste di condono pendenti per un totale di 357. Le più vecchie sono 141 e sono state presentate ai sensi della legge 47, il condono del governo Craxi del 1985. Altre 109 fanno riferimento alla sanatoria del primo governo Berlusconi, la legge 724 del ’94. E infine 107 sono le richieste in base all’altro condono berlusconiano, la legge 326 del 2003. Per i soli immobili terremotati, dunque, ai condoni pendenti a Casamicciola come negli altri due comuni colpiti l’articolo 25 del cosiddetto decreto Genova del 2018 assegna una corsia preferenziale perché siano valutati entro 6 mesi.
Quello di Conte è un altro condono? – Dei tre condoni, 1985, 1994 e 2003, l’ultimo non è applicabile alle aree vincolate da un punto di vista paesaggistico. Per Casamicciola, ad esempio, le 107 richieste ai sensi del terzo condono avrebbero dovuto essere inammissibili e i relativi immobili esclusi dalla ricostruzione. Al contrario, il governo Conte ha deciso che per gli edifici terremotati si sarebbero applicate le norme del condono dell’85. Scelta che ha senz’altro dato un’opportunità ad abusi che altrimenti non avrebbero potuto essere sanati, rinviandone la valutazione alla Soprintendenza. Ma se da un lato questo ha evitato cortocircuiti per immobili con più richieste pendenti, presentate in anni diversi e ai sensi di diverse leggi, dall’altro ha innescato le proteste di chi ci vede l’ennesimo condono concesso in un territorio dove la politica dovrebbe dare ben altri segnali.
Che effetti ha avuto ad oggi il decreto del 2018? – Intanto è bene ricordare che diverse sentenze del Consiglio di Stato dispongono che le richieste vanno giudicate in base alla legge vigente al momento della valutazione. Così, anche applicando il condono dell’85 restano salvi tutti i nuovi vincoli sopravvenuti in seguito. Ciò detto, per adesso le richieste di condono accolte a Casamicciola non superano la sessantina, come risulta al ministero dell’Ambiente e già riportato dal Fatto. A quanto pare, però, sono tutte domande già presentate ai sensi delle leggi dell’85 e del ’94. Mentre nessuna relativa al condono 2003 avrebbe, ad ora, superato il vaglio della Soprintendenza. Insomma, per adesso il salvacondotto del governo Conte concesso a 125 richieste di condono – tante sono nei tre comuni colpiti dal sisma del 2017 le domande ai sensi della legge del 2003 – non avrebbe sortito alcun effetto a Casamicciola.
E le case crollate e danneggiate dalla frana? – La zona del Celario, intorno all’omonima via nella parte alta di Casamicciola, è la più colpita. Qui alcune case sono crollate, travolte da fango e sedimenti precipitati a valle dal monte Epomeo. La procura di Napoli ha aperto un’inchiesta per disastro colposo, al momento senza indagati. L’area del Celario è circondata da zone a elevato rischio di frane e alluvioni, ma questo non ha impedito di edificare. Che le case potessero crollare era già stato scritto dall’Autorità di bacino in un documento che dettaglia il potenziale delle frane circostanti. Si tratterà di verificare se gli edifici crollati e danneggiati fossero stati costruiti o ampliati in difformità alle norme. Ma anche di capire quale ruolo hanno giocato i tombamenti dei canali di scolo, gli ostacoli agli impluvi e in generale all’idraulica di un territorio che, dicono i geologi della Società Italiana di Geologia Ambientale dopo aver confrontato le fotografie aeree dei decenni passati, “ha registrato un’espansione edilizia senza precedenti dalla fine degli anni ottanta al 2003, proprio a cavallo dei tre condoni edilizi”.