Tante, tantissime voci ma per ora ben pochi fatti. Ita Aiways, la mina compagnia sorta dalle ceneri di Alitalia, resta lì, da sola, in perdita e alla ricerca di un partner. Accantonata (definitivamente?) l’opzione Certares – Delta/Air France su cui aveva puntato il governo Draghi, ha ripreso quota, soprattutto sui giornali, l’opzione Lufthansa. La compagnia tedesca, si è letto, avrebbe addirittura già suggerito il ripristino del nome Alitalia e avrebbe intenzione di fare di Fiumicino “l’hub verso il Sud del mondo” (ossia le uniche aree dove si vola poco, visto che il 90% del traffico è tra Usa, Ue e Sud Est asiatico). Malpensa diventerebbe una sorta di terminal per rifornire Francoforte di passeggeri dal Nord Italia. C’è però il particolare che Lufthansa è già arrivata tante volte ad un passo dall’acquisire la compagnia italiana ma, al momento di chiudere, si è sempre tirata indietro. Le mosse che si sono viste sinora sembrano essere state più tattiche che strategiche, sia per Air France che per Lufthansa il vero obiettivo sembra essere più evitare che il concorrente compri Ita che acquisirla.

Oggi si riunsce il nuovo consiglio di amministrazione della compagnia. La prima sessione “operativa” del cda che settimana scorsa ha svolto un incontro “di insediamento”. Si entrerà nel vivo della situazione finanziaria e strategica della compagnia. Uscito di scena il presidente Alfredo Altavilla (scaricato dal Tesoro ad inizio ottobre) il consiglio sembra ora quanto meno più coeso e non spaccato in due come nella versione precedente. La situazione è complessa. Ita si appresta a chiudere il 2022 con oltre 460 milioni di euro di perdite. Certo non sono stati tempi facili per nessuno, la pandemia ha lasciato il segno anche sul 2022 ma il recupero degli ultimi mesi ha visto la compagnia italiana arrancare rispetto ai concorrenti. “Domani ci sarà un cda di Ita ma non è possibile al momento dire di più sull’ordine del giorno”, ha affermato ieri l’amministrator delegato Fabio Lazzerini. “Di vendita e fusioni si occupa il Tesoro, non stiamo facendo noi la trattativa“, ha precisato, spiegando che “sarà un cda normale”.

Il Tesoro, al momento azionista al 100% della compagnia, ha già versato una larga parte degli 1,3 miliardi di fondi autorizzati da Bruxelles. Restano 250 milioni, pochi se non interviene un socio disposto ad investire nella compagnia. Si parla di un ruolo di Cassa depositi e prestiti o del gruppo Fs. Soluzioni piuttosto barocche, non si capisce bene perché il Tesoro debba zavorrare i bilanci di gruppi sotto il suo controllo invece che farsi direttamente carico della questione. Certo ci sono i vincoli imposti da Bruxelles, sarebbe forse un modo per aggirarli. La compagnia è stata modellate in base ai diktat della commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager.

Qualcuno dice per confezionare una specie di pacchetto regalo per Lufthansa, preparando un “vettore vassallo” per l’hub di Francoforte. Sta di fatto che verità è che così com’è la compagnia non può volare a lungo, troppo piccola e irrisolta per stare in piedi da sola . Eppure si parla di espansione, con un nuovo giro di assunzioni da oltre mille persone per gli aerei da aggiungere alla flotta. Si attingerebbe al bacino dei cassaintegrati Alitalia, da cui tra l’altro provengono anche molte grane giudiziarie con i contenziosi avviati dagli ex dipendenti che, finché sono pendenti, di certo non attirano investitori. La speranza è banalmente che volando di più la compagnia guadagni di più , cosa però non scontata. “Il core dei nostri progetti di sostenibilità è il rinnovo della flotta. Entro l’anno prossimo avremo metà flotta di nuova generazione ed entro il 2026 saliremo all’82%, il che consentirà all’Italia di avere la flotta più giovane e green d’Europa”. Così l’amministratore delegato Ita Airways, Fabio Lazzerini.

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