Domenica 27 novembre, Golfo di Napoli. La portaerei americana George H. W. Bush è in sosta. Il comandante del Carrier Strike Group 10, la squadra navale statunitense schierata nel Mediterraneo, Dennis Velez, incontra il capitano della portaerei, David Travis Pollard. E a lui dice: “Noi abbiamo avuto numerosi contatti: uno è stato ciò che non descriverei come un incontro professionale in mare…”. “Noi” sono i militari americani, e i contatti a cui si riferisce Velez sono quelli con i russi. A ricostruire l’episodio specifico, che pare avere messo in allarme la Nato e che si è verificato a fine ottobre, è Repubblica.
Proprio allora, il segretario dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg era in visita all’ammiraglia della sesta flotta americana, che in quei giorni era ormeggiata a Trieste. Lo scambio tra Velez e Pollard è stato riportato dal giornale americano delle forze armate Star &Stripes e, scrive Repubblica, si riferisce a quanto accaduto tra la portaerei americana e “un ricognitore a lungo raggio dell’aviazione di Mosca che si sarebbe comportato in ‘maniera non professionale’ con manovre provocatorie”. Secondo quanto ricostruito dal quotidiano, “non è chiaro se il ricognitore russo si sia diretto proprio contro l’ammiraglia o i caccia che la scortano”. Anzi, è possibile che l’episodio – che è comunque avvenuto nello spazio aereo internazionale -si sia verificato nel “Mediterraneo centrale, dove sono frequenti le spedizioni dei bombardieri Backfire e Bear“. Certo è, scrive Repubblica, che proprio da fine ottobre “nei cieli davanti a Tartous, la roccaforte di Mosca in Siria, l’attività degli aerei radar occidentali si è intensificata in maniera insolita”.
La sorveglianza militare del mare – Quello che accade nelle acque internazionali del Mediterraneo, visto il conflitto ucraino, è più che mai sotto osservazione. Non a caso, evidenzia ancora Repubblica, l’arrivo dallo stretto di Gibilterra del russo Akademik Ioffe, “un battello per ricerche oceanografiche che in genere studia l’Artico” è nel mirino dell’Alleanza Atlantica: i timori sono infatti che la sua navigazione non sia a scopo di ricerca, ma finalizzata piuttosto a studiare cavi e condotti sottomarini. Sospetti fondati anche per la Royal Navy, che a settembre ha seguito la nave russa durante l’attraversamento della Manica. Sul controllo della sorveglianza militare dei mari sono intervenute anche Germania e Norvegia, che hanno annunciato di volere lanciare un’iniziativa per arrivare a un coordinamento internazionale che garantisca al meglio la sicurezza delle infrastrutture subacquee. Iniziativa di cui il cancelliere Olaf Scholz, in una conferenza stampa bilaterale con il premier norvegese, Jonas Ghar Store, parlerà con Stoltenberg. “Siamo convinti che si debbano coordinare meglio sforzi a livello internazionale”, ha affermato il cancelliere. La Nato “è molto adeguata per le competenze” come “per la presenza marittima“, ha aggiunto. Ricordando gli attacchi al Nord Stream – per il quale non è ancora stato trovato un responsabile – Scholz ha spiegato che Berlino e Oslo intendano così lanciare “un chiaro segnale all’esterno”. Il premier norvegese ha inoltre dichiarato di avere rafforzato la sorveglianza” per intercettare droni sul mare. Un altro tema che tocca Mosca. “La polizia norvegese – ha detto – ha arrestato alcuni cittadini russi che erano attivi con i droni, sui quali si continua a indagare”.