Il gruppo Eni (controllato al 30% dal Tesoro) starebbe trattando l’acquisizione di Neptune Energy, società che produce gas per un quantitativo equivalente a circa 135mila barili di petrolio al giorno, da giacimenti in Norvegia, mare del Nord, Algeria, Germania, Olanda ed Indonesia. Lo scrive l’agenzia Reuters che ricorda come, se portata a termine, l’operazione avrebbe un valore fino a 6 miliardi di dollari (5,9 miliardi di euro) e costituirebbe una delle più importanti acquisizione nel settore degli ultimi anni. Entrambi i gruppi non hanno voluto commentare le indiscrezioni.

Secondo quanto riporta il quotidiano britannico Financial Times, citando fonti vicine al dossier, l’eventuale acquisizione non interesserebbe le attività di Neptune con sede in Germania. Nel 2021 la società ha messo a bilancio ricavi per 2,5 miliardi di dollari ed utili per 387 milioni. Fondata nel 2015 dal britannico Sam Laidlaw, Neptune è controllata oggi al 49% da China Investment Corporation e dai fondi di private equity Carlyle e Cvc. L’operazione è in linea con la strategia di Eni che punta a rafforzare la sua posizione nel settore del gas ma si discosta dalle scelte di colossi come Bp, Shell o Total che stanno piuttosto “esternalizzando” le attività basate su idrocarburi in funzione di una vera o presunta politica di riduzione delle emissioni di Co2.

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