Quasi 600 candidati da tutto il mondo per soli otto posti. La compagnia Balletto di Milano la scorsa estate si è vista arrivare centinaia di proposte da ogni dove per un pugno di ruoli disponibili. Un risultato oltre ogni aspettativa. Per selezionarle e convocare solo un centinaio di aspiranti ballerini fra tutti ci sono volute settimane di lavoro. Perché hanno risposto all’audizione da 43 paesi diversi in 574 ballerini? “Per fare la vita d’artista. Danzare il più possibile, conoscere città e paesi, confrontarsi con nuovi pubblici”, risponde Carlo Pesta, alla guida della compagnia internazionale con Agnese Omodei Salè. E aggiunge: “Abbiamo da offrire loro 130 date di spettacolo. Che per un ballerino significano crescita artistica, viaggi, conoscenza”. Sono stati pochissimi i fortunati che hanno ottenuto l’ingaggio e sono entrati a pieno titolo nella compagnia. Per una stagione di fuoco cominciata all’Estata Sforzesca di Milano e ora in tournée con la nuova produzione “Notre-Dame de Paris”.
Il balletto, che ha appena debuttato al teatro Lirico di Milano (dove la compagnia ha residenza e tornerà nel titolo dal 3 al 5 febbraio 2023) e al Politeama di Genova con un allestimento multimediale di grande impatto, toccherà Ginevra, Roma, Ferrara, Cattolica, Fidenza, Verona, Marsiglia, Assisi, Bari, Lecce e molte altre piazze. I ragazzi inseriti nel cast provengono dagli Usa, dal Paraguay, dalla Svezia, dalla Francia, dalla Spagna e persino dal Giappone. Hanno affrontato un lungo e dispendioso viaggio solo per sostenere l’audizione. “Andrà bene, andrà male? Non importa”.
Per loro l’importante è arrivare a sostenere la classe, le variazioni e le sequenze coreografiche. Insomma, essere selezionati fra centinaia. Hanno con sé la valigia pronta per restare o ripartire. Alcuni vogliono solo portare a casa un successo per poi dire: “Scusi, sono già impegnata o impegnato altrove”. Altri, di fronte a una risposta negativa, si propongono lo stesso come stagisti o factotum ben sapendo che questo non è possibile. Ma ci provano lo stesso.
Carlo Pesta spiega così il fenomeno del boom di richieste: “Vogliono fare la vera vita dell’artista. Avere tante date davanti. Cimentarsi in balletti con un respiro stilisticamente moderno e, per raggiungere il loro obiettivo, accettano il rischio del ritorno a casa a mani vuote”. Nei fatti alla selezione del Balletto di Milano hanno risposto candidati da 43 paesi, tra cui Siria, Kazakistan, Tagikistan, Corea, Uruguay Paraguay, America, Australia, Giappone, Islanda e Colombia.
Come funziona un’audizione di ballo? I candidati mandano i loro video sulla base di richieste tecniche e artistiche precise. Dalla visione dei filmati la direzione sceglie chi invitare in presenza. Ed è proprio l’esibizione dal vivo a svelare alcuni trucchetti furbeschi di chi magari è bravissimo ma non adatto al ruolo. “Pur di essere ammessi all’audizione in presenza – spiega Omodei – alcuni candidati mentono sulla loro statura. Spiace doverli rimandare a casa se sono bravi ma la questione dell’omogeneità del gruppo è importante per noi”.
Non sono certo i luoghi comuni e i preconcetti a dettare legge. L’idea che la principessa in punta di piedi debba essere più bassa del suo principe è ormai superata. I balletti di oggi si sono gettati alle spalle molta polvere. “Ci è già capitato diverse volte di avere una protagonista più alta del suo compagno – specifica Omodei – ma ciò che conta è la forza espressiva, la tecnica l’interpretazione di una coppia”. Ora il Balletto di Milano è impegnato nella nuova produzione Notre-Dame de Paris, spettacolo ispirato al celebre romanzo di Victor Hugo che, nella Parigi del 1482, ha come protagonista Quasimodo.
Il campanaro gobbo della Cattedrale, perdutamente innamorato della zingara Esmeralda, in questa versione lascia il ruolo di protagonista a Frollo, arcidiacono della Cattedrale anche lui innamorato della bella gitana. Una storia, quella di Esmeralda e Quasimodo, qui coreografata dal francese Stephen Delattre, che offre molti spunti di riflessione attuali. Primo fra tutti il pregiudizio sull’aspetto esteriore da parte della gente. Prosegue Carlo Pesta: “La nostra vocazione è di attualizzare i titoli di repertorio classico proponendone letture più fluide e accessibili ai giovani. Ma anche di creare spettacoli nuovi”. Dal tango alla chanson francese, da Anna Karenina a Notre-Dame de Paris, un balletto che ha già entusiasmato il pubblico di Milano e Genova.
Non crediate però di vedere una danza non classica sul palco. E’ solo lo stile a cambiare, più contemporaneo e accessibile, con effetti di luci e proiezioni che ammaliano: “Lavoriamo nel rispetto della tecnica e della qualità tanto che diversi nostri artisti provengono dalla formazione scaligera”, puntualizza Pesta. E conclude: “Investiamo molto sui giovani anche per gli aspetti produttivi”. I ruoli del backstage sono affidati a giovani. La colonna sonora di Notre-Dame de Paris è di Davidson Jaconello, che accosta brani di compositori come Maurice Ravel, Gioachino Rossini, Giuseppe Verdi, Ludwig Minkus. I costumi invece sono firmati dal danzatore e stilista emergente Federico Veratti, le scene sono di Marco Pesta.
La prossima data di Notre-Dame de Paris? Sarà in scena il primo dicembre al Théâtre de Leman di Ginevra. La prossima audizione? “Vedremo. Ora abbiamo da portare avanti 130 date nel 2023 e ne abbiamo perse una quarantina in Russia per la guerra in Ucraina – risponde Carlo Pesta – Siamo una compagnia privata con sovvenzioni istituzionali che coprono il venti per cento dei nostri costi. Il resto viene tutto dalle tournée che facciamo. Non ci resta che ballare. Ancora di più”.