Sono una decina gli autoarticolati tra cui si sta cercando di individuare il “pirata” che ha investito e ucciso Davide Rebellin, campione del ciclismo, che si stava allenando sulle strade di casa. Nella zona dell’incidente, vicino al casello di Montebello della A4, ci sono moltissime telecamere di sicurezza e i carabinieri, dopo aver esaminato le immagini, hanno circoscritto i camion che sono transitati attorno a mezzogiorno mentre Rebellin si stava allenando. L’attenzione è puntata soprattutto su un mezzo che si è arrestato e poi è ripartito, in un orario compatibile con quello in cui è avvenuto l’incidente. Nel frattempo la Procura della Repubblica di Vicenza ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio stradale. I carabinieri adesso cercheranno di rintracciare i conducenti dei mezzi ed effettueranno accertamenti per verificare se siano rimaste le tracce della collisione. I dati verranno poi incrociati con gli elementi raccolti da alcune testimonianze. Il cerchio si stringe, ma a complicare la velocità delle indagini ci sarebbe anche qualche targa straniera.

Lo stesso giorno in cui è morto, Rebellin avrebbe dovuto incontrare, assieme al fratello, il sindaco di Lonigo, Pier Luigi Giacomello, il paese di residenza, per organizzare nella prossima primavera una festa celebrativa per l’addio alle corse. In quella occasione si sarebbe dovuta svolgere una maxi-biciclettata, con la presenza di campioni del pedale ed ex compagni di maglia di Rebellin. La tragedia che ha avuto come vittima Rebellin ha suscitato molte reazioni. Il ministro dello Sport Andrea Abodi ha ricordato come il numero degli incidenti sulla strada sia “impressionante: non possiamo far finta di niente, ma dobbiamo ripristinare dei presidi educativi per agire sul fronte della responsabilizzazione di chi si mette alla guida. Dobbiamo fare in modo che chi toglie una vita si assuma sempre la sua responsabilità”.

Il presidente del Coni Giovanni Malagò ha invece puntato il dito sugli incidenti che colpiscono gli appassionati delle due ruote. “E’ la 103esima morte di un ciclista in Italia dall’inizio dell’anno. Un numero impressionante. Lo si è detto spesso, anche con i migliori presupposti: si deve fare in modo di evitare questi numeri impressionanti. Un abbraccio alla famiglia da parte del Comitato Olimpico”. Malagò ha guardato al di là del semplice fenomeno sportivo: “Quando vengono colpiti protagonisti del nostro mondo, dello sport e del ciclismo, come Davide e come lo è stato Michele Scarponi, c’è una ribalta mediatica. Ma penso si debba agire in fretta. C’è un utilizzo della bicicletta che più o meno ognuno fa a livello ludico, come pratica motoria o addirittura di chi lo fa per lavorare, come in questo caso. È un ulteriore elemento di riflessione”.

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