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Elon Musk presenta Neuralink e dà l’ultimatum ai suoi dipendenti: “Chip nel cervello umano entro sei mesi”

La sfregola dei pionieri della tecnologia mescolata alle scoperte medico-scientifiche rasenta spesso la follia. Un consiglio sincero: leggetevi Essere una macchina di O’Connell e capirete

di Davide Turrini

Elon Musk è stufo. Nel suo delirio di onnipotenza ipertecnologica ha dato un nuovo ultimatum ai suoi dipendenti di Neuralink: entro sei mesi vuole che si inizino i test clinici sull’uomo per il chip cerebrale wireless da tempo agognato. Musk è piuttosto arrabbiato perché le tempistiche che si erano dati in precedenza non sono state rispettate. Del resto come racconta Mark O’Connell nell’inquietante e preziosissimo Essere una macchina (Adelphi) Musk è da parecchio tempo – almeno vent’anni e senza risultati significativi – che rimesta nella questione cercando di diventare il primo al mondo ad installare microchip artificiali sostanzialmente privi di impellenti utilità nel cervello umano. Poi certo, come segnala Reuters, l’attività di Neuralink viene ammantata della solita generosità sociale, ovvero che i chip cerebrali “potrebbero consentire ai pazienti disabili di muoversi e comunicare di nuovo”. Musk ha anche spiegato che i suoi microchip saranno in grado di far riprendere la vista a chi l’ha persa.

Neuralink ha sede nella San Francisco Bay Area e ad Austin, in Texas, e ad oggi ha condotto test, ca va sans dire su chi? Animali. Torture disumane con cervelli spalancati per settimane su chissà quante specie viventi per poi ottenere prima di tutto profitti per le sue aziende e, nel caso, benefici di qualche lontano tipo per l’uomo. Di fondo però a Musk manca una cosa essenziale: l’approvazione della Food and Drug Administration (FDA) statunitense per iniziare i test clinici sulle persone. Diciamo che per l’andazzo rapido avuto con i vaccini mRna, difficile che FDA si tiri indietro.

Detto questo Musk ha parlato a una folla di invitati selezionati in una presentazione presso la sede di Neuralink durata quasi tre ore facendo quello che ha tutto sotto controllo: “Vogliamo essere estremamente attenti e certi che funzionerà bene prima di inserire un dispositivo in un essere umano”. Poi ancora: “All’inizio il progresso, in particolare per quanto riguarda gli esseri umani, sembrerà forse terribilmente lento, ma stiamo facendo tutto il possibile per portarlo su scala in parallelo. Quindi, in teoria, il progresso dovrebbe essere esponenziale”.

Se i risultati saranno poi come quelli dell’indistruttibilità della Tesla testimoniati nell’epic fail di un video che fece il giro del mondo siamo a posto. Incrociamo le dita. La sfregola dei pionieri della tecnologia mescolata alle scoperte medico-scientifiche rasenta spesso la follia. Un consiglio sincero: leggetevi Essere una macchina di O’Connell e capirete.

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