“Soumahoro? Non lo abbiamo scaricato, stiamo solo cercando di affrontare una interlocuzione con lui. È una questione con profili molto complicati. E ci auguriamo che la sua posizione possa essere al più presto chiarita dagli elementi di carattere politico che pure questa vicenda porta con sé”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di “24 Mattino” (Radio24) dal deputato di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, che respinge la tesi secondo cui è stato un errore candidare nell’alleanza Verdi-Si il sindacalista Aboubakar Soumahoro: “Non siamo affatto pentiti. Vedremo come si svilupperà questa vicenda, ma la scelta di candidarlo aveva una ragione molto chiara che continuo a confermare: rafforzare le battaglie che aveva portato avanti”.
Fratoianni ribadisce la sua posizione sul no all’invio delle armi in Ucraina: “La fornitura delle armi, la via militare è stata l’unica via intrapresa in questi lunghissimi e drammatici 9 mesi di guerra per rispondere all’aggressione russa. Sul fatto che l’Ucraina sia il soggetto aggredito non abbiamo mai avuto nessun dubbio o tentennamento. In questi 9 mesi, però, è scomparsa dalla scena l’iniziativa politica e diplomatica – continua – innanzitutto dell’Europa, che addirittura ha delegato il ruolo di mediatore del fronte occidentale a Erdogan, che non è esattamente un campione dei valori liberali ai quali pure ci richiamiamo in questo conflitto. Anche qui un po’ meno di ipocrisia, per favore. Pensiamo anche che tra le ragioni che inizialmente spinsero quelli favorevoli all’invio delle armi come soluzione necessaria (M5s, ndr) ci fosse la garanzia che quell’aiuto militare alla resistenza ucraina comportasse una trattativa”.
Il parlamentare sottolinea: “Quando arriva il punto di equilibrio in questa guerra che ogni giorno rischia di scivolare nell’incubo nucleare? Chi risponde che decide l’Ucraina, per me, dà una spiegazione un po’ semplicistica. È evidente che non esiste pace senza il consenso dell’Ucraina ma non esiste una soluzione puramente militare alla guerra, come peraltro sostiene un uomo che non è esattamente un pacifista incallito, ovvero il capo di Stato Maggiore americano Mark Milley – conclude – Non esiste quindi quella prospettiva della vittoria che a lungo ha accompagnato la retorica attorno a questa guerra. Prima o poi questa trattativa andrà intavolata, pensare di rinviarla all’infinito è un drammatico errore. In più, in un momento tragico come questo, con il freddo che c’è in Ucraina, potremmo concentrare più risorse per l’assistenza invece che per le armi”