In tutte le località turistiche invernali gli impiantisti invocano la neve dal cielo, ché è veramente l’unica cosa che manca. In compenso, nella Lombardia stritolata da tante stagioni di siccità, piovono almeno i soldi. Giusto per prepararsi bene al nuovo scontro elettorale del ’23, il governatore Attilio Fontana, salviniano di ferro, ha voluto presentare personalmente l’inizio della stagione sciistica dei 27 comprensori, con un potenziale di 476 piste da discesa, disposti nelle varie province tra Bergamo, Brescia, Lecco e Sondrio, cospicuamente finanziati anche per quanto riguarda le cosiddette ‘strutture ricettive’. Nell’anno più caldo della storia la regione ha già scucito 25 milioni di euro per questo comparto del turismo invernale di montagna, e altri 30 ne arriveranno presto. Ma la questione assume dei contorni grotteschi, non tanto solo per l’intervento di contenuto che è stato garantito da Daniela Santanchè: ‘il problema del turismo in Lombardia’, ha detto testualmente la ministra, ‘è che la Regione ha ancora un’identità debole’, almeno così si evince dagli studi di marketing.
Fontana si è precipitato a precisare: ‘Abbiamo davanti a noi due grandi eventi che certamente contribuiranno ad incrementare l’attrattività delle nostre montagne’, citando i Master Games del 2024 prima delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Ora, posto che anche le Olimpiadi invernali, dato l’andazzo climatico e lo scarso appeal di alcuni sport, non le vuole quasi più nessuna località al mondo, per i fantomatici Master Games, che sarebbero una sottospecie di campionati del mondo over 30, i responsabili vanno in giro col piattino a invocare questa o quell’area di ospitarli. Sono assolutamente un costo a perdere, anche sotto il profilo eventuale della ricaduta d’immagine, se si considera che riguardano un’élite di ricchi sportivi nemmeno valutabile statisticamente e già decisamente bene orientata nella scelta delle destinazioni.
Se il turismo in assoluto riguarda il 3,5 per cento della popolazione mondiale, e lo sci da discesa è alla portata di ormai nemmeno il 2 per cento degli europei, quanti saranno mai gli over 30 in grado di sfidarsi sulle piste come i campioni? La risposta ufficiale, dal sito dell’organizzazione dei Winter World Master Games, è la presenza annunciata di 3.700 ‘atleti’, più circa 900 persone tra staff e accompagnatori. All’ultima edizione del 2020 hanno occupato la capitale del Tirolo del Nord Innsbruck, generando, secondo alcuni calcoli, tra i 6 e i 7 milioni di euro di giro d’affari: considerate che il solo ultimo bando della Regione ‘lumbard’, nel maggio di quest’anno, per sostenere le società degli impianti da sci, ha messo sul piatto 3.127.096 euro ‘per contributi in conto capitale a fondo perduto’.
Ma non è finita: proprio mentre il sindaco di Milano, Beppe Sala, è lì che comincia a sforbiciare bilanci con tagli lineari e picchia subito sui conti del Teatro alla Scala, e la Regione dimezza i contributi ai teatri più istituzionali, Fontana si fa anzi vanto di aver finanziato di nuovo con i soldi dei contribuenti lombardi anche una sorta palazzetto del ghiaccio per concerti notturni a 2mila e 600 metri, il Parad-Ice del Presena, che riaprirà i battenti la sera del 10 dicembre. Ma di che cosa stiamo parlando? Di una sorta di grande igloo attrezzato a sala concerti, che si trova a pochi metri dall’arrivo della funivia da Ponte di Legno.
Al primo anno di attività – ovvero prima degli stop da Covid – si era parlato con un certo stupore dell’intervento di un artista americano che aveva fabbricato in loco strumenti di ghiaccio per farli suonare. Al di là di un violino o due creati in frigorifero, la struttura del Parad-Ice, l’attivazione notturna degli impianti funiviari e gli apparati di scena, divorano ovviamente un sacco di energia elettrica e di acqua. Altro che ‘leave no trace attitude’, la nuova tendenza a non lasciare segni di passaggio nell’ambiente.
Il Presena stesso è un ‘miracolo’ che ancora esista con una lingua di ghiaccio, oppure, meglio, è il risultato più che decennale dell’installazione di trecento teli, di circa cinque metri di larghezza e settanta di lunghezza, cuciti l’uno con l’altro, e formano una gigantesca coperta che riveste 120mila metri quadrati del ghiacciaio, dalla metà di maggio ad autunno inoltrato. Naturalmente, i costi per rivestire ogni anno, dal 2008, il ghiacciaio del Presena sono molto alti e i responsabili degli impianti da sci lamentano: ’un metro quadrato di copertura ha un costo di due euro, senza considerare le spese per la manodopera e la manutenzione dei macchinari’. Senza teli non ci sarebbe forse nemmeno più quella lingua e gli esperti danno comunque il Presena per spacciato entro fine secolo.
Per ora, a suon di 350mila euro all’anno solo di teli per ricoprire le piste di sci, e di chissà quante migliaia di euro per il disco-igloo Parad-Ice, Ponte di Legno e il Tonale possono dare ancora grandi soddisfazioni a Fontana&Co. Chissà se ce ricorderemo tra qualche mese, nel segreto dell’urna.