Il presidente e l'assessore al Welfare hanno annunciato che 66mila cittadini verranno richiamati in questi giorni, dalla Regione, per anticipare esami e visite. L'annuncio arriva a poco più di due mesi dalle elezioni, che dovrebbero cadere a metà febbraio. Le opposizioni attaccano: "Spot elettorale"
L’ha definita una situazione inaccettabile. E così ha annunciato che 66mila cittadini lombardi, in questi giorni, verranno richiamati dalla Regione per anticipare visite, ecografie, esami. A due mesi dalle elezioni, che cadranno, stando all’ipotesi più accreditata, il 12 e 13 di febbraio, Attilio Fontana e l’assessore al Welfare, Guido Bertolaso, si sono accorti che esiste un problema – enorme – legato ai tempi d’attesa nella sanità regionale. L’annuncio lo hanno dato in coppia, in conferenza stampa. Si tratta, nello specifico, di prestazioni che rientrano nelle classi di priorità a dieci e 30 giorni. “Abbiamo rilevato che 66mila persone hanno ottenuto appuntamenti fuori dal tempo massimo previsto nel periodo tra gennaio e giugno del 2023 – ha detto il presidente leghista – questi cittadini saranno richiamati dagli enti erogatori pubblici e privati e gli sarà anticipato l’appuntamento nei termini previsti dalla classe di priorità delle prescrizioni, dove è possibile”.
Quindi, da qui a fine anno, verosimilmente, arriveranno le telefonate alle 3mila persone con priorità B, cioè a dieci giorni, e 63mila con priorità D, cioè a 30. Si tratta di dieci visite ambulatoriali specifiche come, per esempio, visite oculistiche, ecografie, visite dermatologiche, ortopediche, cardiologiche e così via. Ciò che è singolare è che l’impegno della Giunta venga profuso a ridosso della scadenza elettorale e in piena campagna elettorale. Tanto che Fontana e Bertolaso hanno chiesto agli ospedali, pubblici e privati, uno sforzo in più. Ovvero, ha detto il numero uno di Palazzo Lombardia, “la richiesta di un incremento degli slot delle agende di Asst-Irccs pari a quanto erogato nel 2019, più il 10%”. Tradotto: le aziende socio-sanitarie dovranno fare il 10% in più rispetto al periodo pre-pandemia. La Giunta, perciò, ha approvato ieri la delibera ad hoc per il contenimento delle liste d’attesa, fatta salva la premessa, come ha dichiarato Fontana, che “è sempre stato un obiettivo, fin dal mio insediamento”; e che ci sono “cause indipendenti dalla nostra volontà, come la carenza di alcune figure specialistiche figlie di una programmazione nazionale inappropriata”.
Non sono mancate le reazioni da parte delle opposizioni. Il candidato del Pd alle Regionali, Pierfrancesco Majorino, ha definito Fontana “Alice nel Paese delle meraviglie” che “ha scoperto oggi che vi è una drammatica situazione. La soluzione i cittadini lombardi la conoscono benissimo: pagare di tasca propria le visite specialistiche a tutto vantaggio della sanità privata. E questo perché Fontana, in perfetta continuità con le precedenti Giunte, non ha investito come si dovrebbe sulla sanità pubblica. E si è visto con l’emergenza Covid. Ora che si avvicinano le elezioni, guarda caso, scopre che vi sono 66mila visite fuori tempo. Dov’era sino ad adesso? E con quale credibilità può fare proposte sulla sanità? Siamo di fronte all’ennesimo spot elettorale”. Il consigliere regionale del M5s, Gregorio Mammì (tra 5 stelle e dem è in corso un’interlocuzione in vista del voto) ha detto che “il rispetto dei tempi d’attesa in sanità non può essere un regalo di Natale, ma la normalità. Il tema dell’accesso alle cure non può essere svilito nell’ennesima conferenza stampa show. Conferenza al termine della quale, l’unico dato certo è che il centrodestra abbia fallito non essendo stato in grado, per scelta politica, di realizzare l’Agenda unica del sistema di prenotazione, che i lombardi attendono dal 2019″.
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