Dopo che mezzo governo ha ribadito che siamo in ritardo e gli obiettivi sono a rischio, il commissario Ue agli Affari economici cambia posizione rispetto all'apertura manifestata a settembre rispetto alla richiesta del Portogallo di allungare la scadenza della Recovery and Resilience Facility: "L'unico paese europeo che ha maggiori difficoltà di assorbimento delle risorse dell'Italia è la Spagna. E la Spagna sta a testa bassa cercando di mantenere gli impegni"
Nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza “tutti paesi hanno difficoltà, alcuni hanno chiesto rinvii sulla data del 2026, ma non sono possibili dal punto di vista tecnico, politico e legale”. Il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni, parlando all’evento ‘La recessione che verrà’ di Molto Economia del gruppo editoriale Caltagirone sembra cambiare posizione rispetto all’apertura manifestata a settembre rispetto alla richiesta del Portogallo di allungare la scadenza della Recovery and Resilience Facility oltre il 2026. “So quali siano le difficoltà di attuazione”, ha detto Gentiloni dopo che ieri diversi membri del governo italiano hanno ribadito i ritardi nella spesa e la difficoltà di raggiungere alcuni obiettivi nei tempi previsti. “Però guardiamo anche ai nostri vicini: l’unico paese europeo che ha maggiori difficoltà di assorbimento delle risorse dell’Italia è la Spagna. E la Spagna sta a testa bassa cercando di mantenere gli impegni. Loro hanno difficoltà diverse dalle nostre, legate alle autonomie e al processo decisionale”. Morale: “Bisogna correggere quello che va corretto ma lavorare per attuare. Per l’Italia questa è un’occasione e non può essere perduta. Se ci sono ritardi” nell’attuazione “questi vanno affrontati, ma il principale impegno è quello di cercare di rispettare i tempi e le scadenze“.
L’Italia con tutta probabilità, come annunciato dal titolare degli Affari europei Raffaele Fitto, a fine anno avrà speso molto meno dei 22 miliardi di euro che erano l’ultimo obiettivo inserito nella Nadef di Draghi dopo una serie di revisioni al ribasso. Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini ha detto che il Pnrr “va non cambiato, ma ritoccato, rivisto” perché “chiudere tutte le opere e rendicontarle entro il 2026 mi sembra assolutamente ambizioso” e in ogni caso occorre aggiornare i prezzi. Anche il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto concorda: “Dovremo rivedere il Pnrr con l’Europa”, perché “a causa dell’inflazione, solo il mio ministero dell’Ambiente per gli interventi ha un onere maggiore di 5 miliardi” sui 35 previsti, per cui”o si taglia sulle opere, o non ci stiamo dentro”.
In più ora sono a rischio diversi obiettivi da centrare nel 2023: sul piano asili nido e scuole per l’infanzia il titolare dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha ufficializzato la decisione di chiedere alla Ue un rinvio della scadenza del 30 giugno. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessio Butti, che ha la delega all’Innovazione, ha ribadito che “ci sono problemi” nelle cosiddette aree grigie” e “rischiamo di bucare le milestone” del Piano Italia a 1 giga.
La task force dei tecnici della Commissione europea sul Pnrr è già da qualche giorno a Roma, impegnata in una serie di incontri per fare il punto sullo stato di attuazione delle misure messe in agenda dall’Italia. Ha già avuto un incontro con i tecnici del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e ha in corso incontri tecnici di routine al Mef. Oggi vede i funzionari del ministero per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr. E venerdì tutto si concluderà con l’evento annuale sul Pnrr a cui parteciperanno anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il commissario Ue all’Economia Gentiloni.