Nomen omen, dicevano i latini. Un detto che, in forme peculiari, vale in tutto il mondo. La conferma arriva dalla Corea del Nord. Era un’usanza molto in voga nei primi anni Duemila quella che nel Paese i nuovi nati avessero nomi “patriottici”. Su chiara indicazione del governo, i neogenitori dovevano preferire nomi con una decisa impronta ideologica, se non addirittura militare. I bambini si chiamavamo Chung Sim (lealtà), Chong Il (pistola), Pok Il (bomba) o Ui Song (satellite). Ora, dopo che negli ultimi anni questa usanza si era interrotta, secondo Radio Free Asia (Rfa), la tendenza del governo a voler controllare l’anagrafe del Paese sta tornando.
La notizia, ripresa dai giornali britannici Daily Mail e Mirror, racconta di come recentemente le autorità nordcoreane stiano osteggiando l’utilizzo di nomi più dolci e morbidi, per riportare in auge quelli più ideologici e rivoluzionari. Rfa riporta di aver raccolto la testimonianza di un residente della provincia nord-orientale di Hamgyong, secondo cui, a partire dal mese scorso, durante la riunione del quartiere, sono stati emessi avvisi per correggere tutti i nomi senza le consonanti finali. “Le persone hanno tempo fino alla fine dell’anno per aggiungere significati politici al loro nome per soddisfare gli standard rivoluzionari”, ha dichiarato la fonte di Rfa.
“Il governo ha minacciato di multare chiunque usi nomi con significati antisocialisti”, dice un altro cittadino, questa volta residente nella provincia settentrionale di Ryanggang, sempre riportato da Rfa. L’emittente asiatica sottolinea, però, che non è noto se il governo emetterà effettivamente le multe. E aggiunge: “La strategia di Kim è quella di evitare le tendenze culturali in atto nella Corea del Sud”. Secondo i vicini del Nord, Seul è solo “una copia della decadente civiltà yankee occidentale”.