Da settembre si trovava a Istanbul con un visto turistico. Era stata fermata il 25 novembre insieme a un centinaio di attiviste durante un corteo non autorizzato per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
Era stata fermata il 25 novembre insieme a un centinaio di attiviste durante un corteo, vietato dalla prefettura, per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Ma ora Dalila Procopio, 25enne italiana arrestata la scorsa settimana a Istanbul è stata rilasciata dal centro di rimpatrio dove si trovava. Lo rende noto l’associazione Mor Dayanisma che, con i suoi servizi legali, aveva presentato appello contro l’ordine di espulsione emesso per la ragazza. L’appello è stato accettato ed è stata liberata.
Dopo un’esperienza come studentessa Erasmus in Turchia, Dalila era tornata in Italia e da settembre si trovava a Istanbul con un visto turistico. L’Ambasciata d’Italia ad Ankara e il Consolato italiano a Istanbul sono state fin da subito in contatto con la famiglia e le autorità turche competenti per seguire la vicenda. Il centro di Istanbul era stato blindato in occasione della manifestazione femminista, vietata il giorno precedente per motivi di ordine pubblico, ma qualche centinaio di persone ha cercato comunque di dimostrare lo stesso nella zona e si sono verificati scontri con le forze di sicurezza che hanno poi fermato un centinaio di attiviste. Situazioni analoghe si sono succedute in varie occasioni negli ultimi anni quando le manifestazioni femministe sono aumentate e spesso sono state vietate.
Recentemente, la questione della violenza sulle donne è tornata ad essere un tema molto dibattuto nel Paese, soprattutto dopo la decisione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di ritirare, lo scorso anno, la firma turca dalla Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa, il più importante trattato internazionale per combattere i femminicidi che Ankara aveva sottoscritto già nel 2011, quando l’attuale presidente era primo ministro. La decisione è stata fortemente contestata dalle associazioni femministe turche con varie iniziative in molte città del Paese, a volte permesse ma spesso vietate. Secondo il rapporto sui femminicidi dell’associazione turca Bianet, nei primi 10 mesi di quest’anno 280 donne sono state uccise da uomini in Turchia, 32 solo nel mese di ottobre.