Ambiente & Veleni

Legge di Bilancio, beffa per chi va in bicicletta: il governo Meloni ha tagliato i 94 milioni destinati alla realizzazione di piste ciclabili

Si tratta di 47 + 47 milioni di euro per gli anni 2023 e 2024, che erano rimasti nel Fondo per lo sviluppo delle reti ciclabili urbane istituito dalla legge di bilancio 160/2019 (art. 1 comma 47) e non ancora assegnati. Claudio Magliulo, curatore del dossier 'L'Italia non è un Paese per bici': "Ogni città con oltre 100mila abitanti ha l'obbligo di attuare un piano per la mobilità sostenibile (Pums), molte hanno già pianificato e progettato interventi ma ora rischiano di trovarsi senza fondi per realizzarli”

Il governo Meloni ha tagliato i fondi previsti in legge di Bilancio – 94 milioni in due anni – per la realizzazione di piste ciclabili, che sono l’unica vera garanzia per la sicurezza di chi va in bici. Si tratta di 47 + 47 milioni di euro per gli anni 2023 e 2024 che erano rimasti nel Fondo per lo sviluppo delle reti ciclabili urbane istituito dalla legge di bilancio 160/2019 (art. 1 comma 47) e non ancora assegnati. Il vice-ministro Edoardo Rixi, contattato da ilfattoquotidiano.it, preferisce non commentare la notizia, sottolineando che le sue deleghe riguardano il mare e le ferrovie. Di certo nel gennaio 2021 proprio lui aveva chiesto al governo di tagliare i fondi alle piste ciclabili per metterli nella diga di Genova. Beffa del destino, casualità ha voluto che la sforbiciata sia arrivata nei giorni del cordoglio (anche della stessa premier che ha scritto un tweet di condoglianze) per la scomparsa di Davide Rebellin, il campione di ciclismo morto il 30 novembre dopo esser stato travolto da un camion su una rotatoria mentre era in sella alla sua bicicletta. Non solo. Poche ore dopo un’auto ha ucciso un ciclista 17enne a Ferrara e ferito gravemente un altro giovane in bici.

Un danno all’ambiente e alle amministrazioni cittadine – “Se il taglio sarà confermato, a partire dal 2023 il bilancio dello Stato non avrà capitoli di spesa per la costruzione o il mantenimento di infrastrutture ciclabili urbane e questo è inaccettabile” spiega Claudio Magliulo, curatore del dossier L’Italia non è un Paese per bici presentato solo qualche giorno fa da Clean Cities, Fiab, Kyoto Club e Legambiente. Il dossier chiede di adeguarsi alla media di piste ciclabili presenti in Europa, finanziando un piano straordinario di promozione della ciclabilità urbana attraverso ulteriori 500 milioni di euro l’anno fino al 2030, ovvero “l’equivalente del 3% di quanto il bilancio dello Stato ha già previsto per l’auto”. “Altro che ulteriori 500 milioni l’anno, qui rischiamo di andare a zero!” dice Magliulo, che sottolinea come oltre al danno ecologico questo taglio creerà problemi alle amministrazioni locali: “Ogni città con oltre 100mila abitanti ha l’obbligo di attuare un piano per la mobilità sostenibile (Pums), molte hanno già pianificato e progettato interventi ma ora rischiano di trovarsi senza fondi per realizzarli”. E ancora: “Anche senza accogliere le nostre proposte di quadruplicare i chilometri di percorsi ciclabili con ulteriori 3,2 miliardi, i piani urbani per mobilità sostenibile oggi prevedono investimento in piste ciclabili pari a 1,34 miliardi euro: i Comuni dove li troveranno?”

Ultimi in Europa per ciclabili urbane, primi per morti da polveri sottili – L’azzeramento dei fondi per la ciclabilità in legge di bilancio arriva a pochi giorni dalla pubblicazione del rapporto La qualità dell’aria in Europa da parte dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, che vede l’Italia al primo posto per morti premature causate dall’inquinamento dell’aria, con quasi 70mila decessi l’anno attribuibili a livelli di Pm 2.5, biossido di azoto (No2) e ozono (O3) superiori alle soglie stabilite dall’Oms. Per quanto riguarda le piste ciclabili urbane invece il nostro Paese è in fondo alla classifica: per il rapporto City Ranking 2022 di Clean Cities – che analizza la performance ambientale di 36 città europee – la densità media di ciclabili nei grandi centri urbani europei è di 200km/100Kmq. Le uniche città sotto la soglia dei 32km/100kmq sono Roma, Napoli e Marsiglia. “E’ necessario offrire alle persone l’opportunità di muoversi in sicurezza usando la bici per raggiungere i propri luoghi di lavoro, di studio o di svago. Ad oggi molte non possono perché le strade sono il dominio incontrastato delle automobili – affermano in una nota congiunta le associazioni Clean Cities, Fiab, Kyoto Club, Legambiente, Greenpeace, Transport & Environment e Cittadini per l’aria – poche infrastrutture ciclabili, piste spesso non collegate tra loro, e mancanza di una visione che metta insieme pianificazione urbanistica e mobilità sostenibile, rendono difficile, e spesso impossibile, utilizzare la bicicletta come mezzo alternativo all’automobile. L’azzeramento delle (poche) risorse per la ciclabilità in legge di bilancio è una proposta inaccettabile, che va corretta immediatamente in Parlamento”. Per sostenere la richiesta di piste e sicurezza per i ciclisti urbani Clean Cities ha lanciato la petizione “Vogliamo Città Ciclabili”.