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Manovra, via alle audizioni in Parlamento. Opzione donna, pensioni e l’obbligo del Pos: i nodi da sciogliere per la maggioranza

Dopo il balletto del governo sull'uscita dal lavoro femminile, oggi al via le audizioni in commissione sulla legge di Bilancio. Per i partiti c'è tempo fino al 7 dicembre per presentare gli emendamenti. Testo atteso in Aula il 20 dicembre. Intanto la Cgil chiama la piazza indicendo una manifestazione dei pensionati per il 16 dicembre

Il ritorno all’Opzione donna in vigore fino a oggi, le pensioni, l’obbligo di utilizzo del pos anche per i pagamenti sotto i 60 euro. Sono i nodi della manovra che la maggioranza dovrà sciogliere nei prossimi giorni. Con l’audizione del ministro Giancarlo Giorgetti davanti alle commissioni di Camera e Senato, prevista per le 14, comincia la corsa della legge di bilancio in Parlamento. Il testo della manovra è approdato a Montecitorio già da qualche giorno ma per mettere nero su bianco qualsiasi modifica toccherà attendere la metà di dicembre quando entreranno nel vivo le votazioni sugli emendamenti: il termine per il deposito scade mercoledì 7 dicembre.

Quella della prima legge di bilancio del governo di Giorgia Meloni, tra l’altro, è una corsa a ostacoli che incrocia anche un’altra partita molto delicata: quella del Superbonus, che però si gioca tutta nel campo del decreto Aiuti quater. Consapevoli che la questione manovra è fondamentale per l’esecutivo, in queste ore i partiti stanno pressando per prorogare i tempi delle modifiche al Superbonus e sfruttare l’agevolazione al 110% anche nel 2023.

Sul tavolo delle possibili modifiche, ovviamente, c’è anche la questione del Pos: nell’ultima bozza della legge di bilancio era prevista l’esenzione dell’obbligo dei pagamenti elettrocni per le spese sotto i 60 euro, ma due giorni fa è arrivata una nota di Palazzo Chigi per precisare che sul tema sono in corso “interlocuzioni con la Commissione europea”. Degli esiti di queste “interlocuzioni“, precisava la presidenza del Consiglio, “si terrà conto nel prosieguo dell’iter della legge di bilancio”. E dunque lecito aspettarsi modifiche in questo senso, visto che tra l’altro anche il Pd e i 5 stelle si oppongono fortemente alla rimozione dell’obbligo di pos.

Sul terreno di battaglia delle pensioni, invece, scendono i sindacati. Il ministro dell’Economia rivendica un’operazione che guarda – secondo il governo – soprattutto “ai giovani” mentre la Cgil chiama la piazza indicendo una manifestazione dei pensionati per il 16 dicembre. Il leader della Cgil Maurizio Landini non esclude scioperi territoriali relativi alla legge di bilancio. Secondo le parti sociali la manovra “tratta i pensionati come un bancomat“. Sono tante infatti le risorse che il governo è riuscito a “risparmiare” dal taglio delle indicizzazioni degli assegni: una minor spesa di 10,2 miliardi in tre anni, a fronte di misure sul fronte previdenziale (da quota 103 all’incremento delle minime) che costa poco più di 3,4 miliardi. Difende però la linea del governo Giorgetti: “Prende risorse dalla previdenza, ma per metterle sulla famiglia, sui figli, perché senza figli non ci sarà riforma delle pensioni che sia sostenibile”.

Sul fronte previdenziale, resta ancora ancora aperto intanto il cantiere Opzione donna. Tra le varie ipotesi allo studio per modificare la versione molto restrittiva inserita in manovra, spunta quella di un possibile ritorno alla misura attualmente in vigore con una proroga temporanea, cioè limitata solo ad alcuni mesi, anziché un anno: questo consentirebbe da una parte di superare il problema della clausola che lega l’anticipo pensionistico al numero dei figli, dall’altro di risparmiare risorse (prorogare l’attuale Opzione donna di un anno costa circa 110 milioni). Parallelamente, l’idea è di procedere, in 6-8 mesi, ad armonizzare questa misura nell’ambito di una riforma complessiva del sistema pensionistico. Contro la norma in manovra intanto si scagliano le opposizioni. “Sbagliato discriminare in base ai figli“, dice Mariastella Gelmini di Azione. “E’ palesemente incostituzionale”, sostiene +Europa.

Altro tema che si muove parallelo alla legge di bilancio è il dibattito sul Superbonus, le cui modifiche sono incluse nel quarto decreto Aiuti. FdI e Forza Italia hanno depositato emendamenti che vanno nella stessa direzione: da una parte si chiede di spostare fino al 31 dicembre il termine (scaduto il 25 novembre) per il deposito della Cila per continuare ad usufruire del 110%. Dall’altra un intervento per sbloccare quello che l’Abi bolla come “nodo gordiano” delle norme: e per farlo l’idea è di usare lo strumento degli F24, proprio come proposto dall’Abi insieme all’Ance. Mentre domani scadono i termini per gli emendamenti al decreto aiuti quater, la palla è passata al ministero dell’Economia per le coperture. Dal dicastero di via XX settembre sarebbe arrivata già “la volontà di lavorare a queste proposte“, assicura la capogruppo di Forza Italia al Senato Licia Ronzulli. E se ci fosse bisogno di “qualche posta di copertura”, si può pensare di trovarle nella legge di Bilancio, aggiunge il capogruppo berlusconiano a Montecitorio Alessandro Cattaneo.