Cultura

Prima del Teatro dell’Opera di Roma: con i “Dialogues des Carmèlites”, un’assoluta Emma Dante mette in scena il più atroce femminicidio della storia

Ovazione di 9 minuti del pubblico anche per la potente scenografia di Carmine Maringola, fatta di donne in croce, in tutti i sensi

di Januaria Piromallo

Te lo do io la Rivoluzione francese. Altro che legalità, fraternità, libertà. Negli anni del Terrore iniziò una tremenda persecuzione nei confronti degli ordini religiosi. L’accanimento contro l’ordine delle carmelitane portano alla ghiottina un intero convento di monache che avevano scelto la devozione della clausura. Furono spogliate dei loro voti e delle loro vesti, violentate nello spirito. Se ne salvò una sola che diventa l’io narrante della storia realmente e tragicamente accaduta. Le guardie rivoluzionarie proclamavano principi laici e ineluttabili poi traditi con la condanna a morte delle suore che sono diventate le martiri di Compiègne. Salirono al patibolo il 7 luglio 1794. Solo pochi giorni dopo la stessa sorte tocca a Robespierre, vittima (anche se trovo disturbante usare lo stesso termine riferito alle suorine) di quello stesso meccanismo del Terrore che aveva contribuito a creare.

I dolorosi “Dialogues des Carmélites”, opera in tre atti e musicata da Francis Poulenc, e l’occhio di Emma Dante, una delle firme piú innovative del teatro contemporaneo, le sue visioni ci illuminano e proiettano l’Opera di Roma (sotto la sapiente guida di Alessio Vlad, il totem della direzione artistica dal 2010) nell’Olimpo Internazionale delle Grandi Produzioni Salisburgo, San Carlo, la Scala, giusto per citarne alcune.

La potente e commovente mise en scene della Dante -in un momento epocale come questo dove le donne iraniane hanno trovato il coraggio di scendere in piazza strappandosi il velo- diventa anche un atto di accusa contro i femminicidi di tutto il mondo. Polarizzata l’attenzione del parterre sul minuto di silenzio per le vittime di Ischia, come è giusto che sia. Un rispettoso silenzio da “leggere” anche per onorare le vittime dei femminicidi nel corso dei secoli. E chissà quante altre ce ne sono state di queste storie crudeli consumate senza testimoni che lo abbiano potuto narrare, non solo durante gli anni piu’ bui della Rivoluzione.

Applausi a scena aperta anche per il debutto del direttore musicale Michele Mariotti. Per il Dopo/Prima i capannoni affacciati sul Circo Massimo diventano set da teatro. Sono l’officina della creatività. Da qui sono uscite le monumentali coreografie firmate da Carmine Maringola che diventano nel carosello di scene toccanti tableaux vivants. Fortemente voluto dal maestro Alessio Vlad (direttore artistico al quadrato, lo è anche del Festival Di Ravello) il progetto “Fabbrica Young Artist Program”, Adotta un talento, il primo nel panorama mondiale ad offrire possibilità ai giovani talentuosi di imparare dai nomi già affermati. Non solo parole ma concretezza. Il successo di Una Prima è garantito anche dalla presenza di paparazzi (ce n’ erano tanti) e dall’”irriverente” microfono di Enrico Lucci. Opera obblige.

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