GIORNATA MONDIALE - Ilfattoquotidiano.it lancia un'inchiesta a puntate sullo stato della mobilità per le persone con disabilità in Italia. Nella Capitale le più grosse difficoltà sono per quanto riguarda i mezzi pubblici. Da segnalare l'esperienza positiva dei buoni taxi, ma non sempre vengono accettati. Se hai storie o segnalazioni scrivi a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it
La mobilità accessibile e inclusiva è una delle prerogative sancite dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Per capire com’è la situazione in Italia, ilfattoquotidiano.it ha deciso di lanciare alcuni focus sulle varie città italiane e di chiedere ai lettori e alle lettrici di mandare le loro segnalazioni (scrivere a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it). Sentendo diversi esperti in materia e leggendo anche il sito dell’Atac, azienda pubblica di trasporto controllata da Roma Capitale, emergono tante e diverse criticità, in particolare si registra la situazione “disastrosa” della metropolitana ma non solo. “Negli ultimi anni sono stati messi in circolazione nuovi mezzi su strada tutti accessibili e la preparazione degli autisti è migliorata anche a seguito di corsi di formazione organizzati dalla Fish Lazio, però manca il collegamento aggiornato con i lavori pubblici in corso, quindi alcune fermate sono inaccessibili” dice Vincenzo Falabella, presidente Fish che mantiene contatti diretti con le istituzioni. “Il grande problema – aggiunge – rimane la metro, molte stazioni sono senza accesso e/o montascale o gli ascensori presenti spesso non funzionano. Poi per poter ricevere il servizio di assistenza al trasporto in metro bisogna prenotare un giorno prima, una follia”. Per prenotare il servizio bisogna chiamare il numero 06.46954444 domenica – giovedì dalle ore 05:00 alle 21:30, venerdì e sabato dalle ore 05:00 alle 23:30 (laddove attivo il prolungamento dell’orario di servizio).
In occasione del 3 dicembre Giornata internazionale delle persone con disabilità, a lanciare un appello per consentire l’accessibilità dei mezzi pubblici nella capitale è Carmelo Comisi, portavoce del Disability Pride Network e presidente dell’associazione Disability Pride APS. “L’obiettivo del Disability Pride Network”, spiega al Fatto.it, “è quello di promuovere nei confronti della società civile la cultura dell’inclusione, e più volte abbiamo posto il tema dell’inaccessibilità del trasporto pubblico di massa o delle difficoltà che molti di noi hanno nella fruizione di autobus e metro, dando, nei video realizzati e pubblicati sulle nostre pagine social, anche indicazioni su come poter ovviare”. Comisi aggiunge che “finora tutti i nostri appelli sono risultati vani, ciò nonostante la nostra rete cresce di giorno in giorno”. I problemi restano irrisolti. “Siamo coscienti che la strada da percorrere è ancora lunga e c’è bisogno di tutti, persone con e senza disabilità, per vincere la battaglia dell’inclusione, ad ogni modo siamo fiduciosi e aperti ad ogni collaborazione”.
Atac e i servizi offerti accessibili – Contattato da ilfattoquotidiano.it l’Atac ci ha rimandato al suo sito web dove ci sono alcune sezioni dedicate ai passeggeri a ridotta mobilità. Anche sul portale dell’azienda pubblica vengono confermate le tante fermate della metropolitana non accessibili per tutti. “Roma Capitale”, afferma l’ATAC, “è impegnata da tempo nel progressivo abbattimento delle barriere architettoniche presenti sul territorio urbano allo scopo di assicurare ai cittadini con disabilità, temporanee o permanenti, la migliore fruibilità dei servizi alla mobilità. Atac è coinvolta nei processi di progettazione, realizzazione e gestione di alcune infrastrutture e specifici servizi dedicati”. Tra i servizi offerti, c’è l’abbonamento Annuale Roma Agevolato riservato a persone invalide e titolari di pensione o assegno sociale residenti a Roma, tariffe determinate in base al reddito Isee, per esempio fino a 10mila euro la tariffa annuale è di 20 euro, fino a 15mila euro costa 35 euro, sopra i 15mila euro è 50 euro. “Al fine di proseguire, in maniera propositiva, organica, sistematica e progressiva, il percorso di eliminazione delle barriere architettoniche, comunicazione e percezione necessario a garantire alle Persone con Disabilità la piena fruibilità dei servizi di superficie, delle linee della metropolitana e delle ferrovie metropolitane – scrive l’azienda sul suo sito e conferma Falabella-, Atac e Roma Capitale hanno sottoscritto con le Federazioni delle Associazioni delle Persone con Disabilità un Protocollo d’Intesa, che prevede, tra l´altro, l’istituzione di un Tavolo Permanente di Consultazione per la verifica progettuale e realizzativa”. Ma evidentemente non basta perché i problemi persistono.
“Metropolitana di Roma? Un disastro che continua da anni” – L’ampia comunità di disabili, anziani, persone fragili, genitori con passeggini, turisti e utenti più in generale, è vittima a Roma della inaccessibilità sistematica delle stazioni di metropolitana e di molti, anzi troppi autobus vecchi non inclusivi. “La metropolitana di Roma ha problemi strutturali, poiché la gran parte delle stazioni è sprovvista degli ascensori che sono l’unico strumento per rendere accessibile questo servizio. Gli alzascale – incapaci di accogliere le carrozzine elettriche moderne, oltreché spesso guasti – sono un emblema della discriminazione”. A dirlo al Fatto.it è Dario Dongo, ideatore e presidente dell’associazione Egalitè, uno dei massimi esperti a Roma di mobilità per tutti. Dongo denuncia da anni situazioni di “apartheid” vissute dalle persone disabili perché impossibilitate a muoversi con i mezzi pubblici nella capitale d’Italia. “Il regime di apartheid – afferma – si completa con il guasto sistematico o comunque la disattivazione dei pochi ascensori disponibili. Imprevedibile, spesso esteso su più fermate della stessa linea e protratto per settimane e mesi consecutivi. La metropolitana per chi non cammina o ha difficoltà è un’utopia e un incubo, impossibile potervisi affidare”.
Le richieste delle associazioni – Dongo si è appellato diverse volte alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma – a cui Égalité ha presentato negli ultimi anni ben quattro denunce per interruzione di pubblico servizio – ma senza ricevere risposta alcuna. Cosa chiede? I vertici di Atac hanno proposto a Égalité un incontro a inizio estate 2022. “Abbiamo spiegato loro – afferma – che la comunità dei consumatori vulnerabili non ha bisogno di inutili scuse ma di un impegno scritto e un crono-programma dei lavori da eseguire entro termini perentori, senza condizioni”. Le richieste principali sono: ascensori funzionanti da installare in tutte le fermate metropolitane di Roma Capitale, in numero adeguato a consentire l’assoluta continuità di un servizio accessibile; manutenzione programmata da eseguire in orari notturni. Con garanzia di trasporto alternativo alle persone con disabilità, attraverso buoni taxi; autobus che devono disporre di pedana funzionante, da verificare prima che ogni mezzo esca dal deposito; per le disabilità visive è urgente completare i percorsi tattili, attivare il servizio di assistenza sulle linee della metropolitana e garantire l’avviso sonoro dei nomi delle fermate sui bus. Qui hanno diffuso un video esemplificativo.
L’esperienza di una donna ipovedente che usa spesso i mezzi pubblici – Martina Pasquali vive a Roma, è ipovedente e per spostarsi utilizza quasi tutti i giorni i mezzi pubblici. Contattata dal Fatto.it ha raccontato le tante difficoltà che deve affrontare ogni volta. Conosce benissimo la realtà del trasporto pubblico locale. Pasquali spiega che “la metro A in alcune fermate centrali non ha proprio la possibilità di avere degli ascensori (es. Barberini) e non ci sono gli spazi per i montascale, quindi la maggior parte delle fermate non sono mai state attrezzate e quelle che hanno gli ascensori sono perennemente guasti”. Invece per quanto riguarda “la metro B, essendo più nuova, ha più fermate attrezzate con montascale o ascensori, ma spesso non sono presidiate ed è sempre un rischio prenderla in particolar modo se hai una disabilità motoria”. Veniamo ai mezzi di superficie. “Gli autobus per fortuna risultano quasi tutti accessibili a parte i tram che risalgono al dopoguerra e alcuni hanno ancora le scale o un palo in mezzo alle porte d’entrata. Inoltre sia le metro che gli autobus dovrebbero avere dei segnali acustici che ti dicono il nome della fermata, ma purtroppo questi sono a discrezione degli autisti”. Pasquali evidenzia anche la “mancanza spesso della manutenzione dei percorsi tattili nelle stazioni e nella pavimentazione esterna”.
“Un aspetto positivo? I buoni taxi: per il servizio di trasporto in città per recarsi al lavoro budget mensile che può arrivare fino a 1.100 euro”– A suo dire non tutto, però, è da condannare. “Per sopperire a tutte queste difficoltà”, afferma, “il Comune di Roma ha messo a disposizione dei residenti con disabilità un servizio di trasporto individuale tramite le cooperative taxi”. Per accederne bisogna fare domanda e portare tutta la documentazione, solo nel periodo in cui esce il bando e non esce regolarmente tutti gli anni, a volte può passare anche molto tempo. Come funziona? “Una volta fatta domanda- spiega Pasquali – ti inseriscono in una graduatoria e il Comune a seconda del budget a disposizione, fa partire il servizio per una parte di essa (i punteggi più alti)”. Il servizio in pratica consiste nel possedere un budget trimestrale da far spendere al richiedente, in corse con alcune compagnie specifiche di taxi, e i soldi a disposizione per il trimestre sono variabili a seconda del tragitto che si deve fare e alla tipologia di domanda. Si può fare domanda per diverse motivazioni: “per recarsi al lavoro, il budget mensile può arrivare anche fino a 1100 €, dipende dalla distanza con il luogo di lavoro e il datore deve allegare una richiesta di questo servizio alla domanda; per motivi di salute, se si va a scopo riabilitativo o per delle cure periodiche; per praticare una disciplina sportiva o più in generale per la vita sociale, in questo caso però il budget è di soli 250€ mensili”, dice Pasquali. “Questo servizio permette a chi ha problemi di mobilità di essere autonomo, ma dipende spesso dalla scelta degli autisti di prendere o no la chiamata e quindi di poterne usufruire, come un taxi qualsiasi” termina.
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