La loro sfilata davanti a investigatori e inquirenti, incrociata con i documenti "occultati" fuori dalla sede del club bianconero, rappresenta per l'accusa una delle architravi nella ricostruzione delle "manovre stipendi". Dybala e Demiral i due più precisi. Il difensore, che ha raccontato di recuperare i soldi da 'ambassador', sul documento firmato da lui e Agnelli: "Prendo atto". Buffon "non ricordava" che era stato chiesto di non divulgare l'accordo
Più che dai quasi tre mesi di intercettazioni, in caso di rinvio a giudizio, la Juventus dovrà difendersi dalle dichiarazioni dei suoi stessi giocatori. La loro sfilata davanti a investigatori e inquirenti, incrociata con i documenti “occultati” fuori dalla sede del club bianconero, rappresenta per l’accusa una delle architravi nella ricostruzione delle “manovre stipendi”, la contestazione più solida mossa ai 12 imputati per i quali la procura di Torino ha chiesto il processo. Le dichiarazioni di Paulo Dybala, Cuadrado, Alex Sandro, Federico Bernardeschi, Adrien Rabiot, Arthur e Federico Chiesa rappresentano un assist importante perché “sovrapponibili”, ad avviso dei pm Ciro Santoriello e Mario Bendoni, titolari dell’inchiesta coordinata dall’aggiunto Marco Gianoglio e condotta dalla Guardia di finanza. “Sì, l’accordo era di rinunciare a un solo stipendio”, è in estrema sintesi la risposta che tutti hanno fornito. Eppure il 28 marzo 2020, il comunicato della Juventus parlava di quattro mensilità. Con un risparmio quindi decisamente maggiore, nonostante l’impegno fosse già stato preso. E anche riguardo alle firme sulle scritture che garantivano di incassare in ogni caso nella stagione successiva le mensilità posticipate, le risposte sono state allineate. Così pure sulla seconda manovra stipendi, con il caso plastico di Demiral: ha cambiato squadra e ha percepito l’intera somma posticipata. Diversi invece i contrappunti dell’accusa nei confronti di Giorgio Chiellini, mentre le affermazioni di Gianluigi Buffon sono definite “del tutto generiche”.
Le molteplici ammissioni sulla sola mensilità
Mentre la Juventus spiegava pubblicamente che i giocatori avevano rinunciato a quattro mesi di stipendio in pieno lockdown, l’accordo per un solo mese perso e tre rinviati era già raggiunto. Ce n’è evidenza nel gruppo WhatsApp della squadra “JuventusTeam” dove, il giorno prima dell’uscita del comunicato, Chiellini dava per fatto l’accordo e specificava: “Per questioni legislative di Borsa la comunicazione che uscirebbe è solo della rinuncia ai 4 mesi, è chiesto di non parlare nelle interviste sui dettagli di questo accordo”. Una conversazione che è stata consegnata agli inquirenti da Matthijs De Ligt e Mattia De Sciglio. E lo hanno confermato in molti, quando sono stati chiamati dai magistrati come persone informate sui fatti (nessuno è indagato): “Sì, il club ha chiesto a tutti i calciatori di rinunciare ad una mensilità e di rimandare il pagamento di altre 3 mensilità alla stagione successiva”, ha detto Rabiot. Concetto simile da Alex Sandro: “La proposta era di spostare quattro mesi nell’anno di contratto successivo. E di questi quattro mesi la proposta era di lasciare solo uno non pagato. Dopo abbiamo fatto la discussione, abbiamo poi deciso di accettare di perdere un mese di stipendio”. Di una mensilità parlano anche Bernardeschi, Danilo, Rugani e Demiral. E Cuadrado conferma: “Noi come giocatori avevamo detto di lasciare uno stipendio per quello che stava succedendo; non abbiamo percepito lo stipendio per quattro mesi e poi l’anno dopo abbiamo recuperato tre mensilità”. Ancora più loquace Dybala: “Leggendo il comunicato, non è l’accordo che abbiamo raggiunto. C’è scritto che rinunciamo a quattro mesi ma non c’è scritto che avevamo già l’accordo sulle tre mensilità, che erano certe”. E l’intesa sul recupero nell’anno successivo doveva rimanere segreta: “La Juventus farà un comunicato stampa dove dirà che rinunciamo a 4 mensilità per aiutare il club, ribadisco di comunicare solo questo a mezzo stampa”, precisa Chiellini il 28 marzo annunciando di aver firmato l’accordo.
Le risposte di Chiellini
Quando viene ascoltato in procura – e specificano i magistrati in quel momento non erano ancora in loro possesso la chat di WhatsApp – l’allora capitano della Juve parte molto più vago. Si legge nella richiesta di misure cautelari, respinta dal giudice per le indagini preliminari, che Chiellini ha spiegato così i termini dell’intesa: l’accordo con la società era “che avremmo rinunciato ad una-due mensilità; una mensilità se avremmo (avessimo, ndr) ripreso il campionato; due mensilità se il campionato non fosse ripreso”. Alla domanda sulla firma di accordi con il presidente Andrea Agnelli, Chiellini ha risposto di aver firmato “una grande stretta di mano”. A quel punto al difensore viene mostrato il documento sottoscritto da lui e dal numero uno del club: “Chiellini ha riconosciuto la propria firma, ha dichiarato di aver firmato il documento il 28/3/2020, in un momento della giornata anteriore all’uscita del comunicato”, dicendosi “sicuro” che la nota della società sia uscita dopo. “Alla domanda sul perché nel documento in questione non c’è traccia dell’alternativa tra una-due mensilità” né alcun riferimento alla ripresa del campionato, di cui il difensore aveva parlato poco prima, Chiellini è laconico: “Io ricordavo che vi era rinuncia ad una-due mensilità, a seconda che sarebbe ripresa o meno l’attività. Questa era la trattativa, prendo atto del documento che mi mostrate”. E che lui aveva firmato, informando tutta la squadra. Poi, al termine del faccia a faccia con i pm, ha “ammesso – si legge – che vi era generale consapevolezza del fatto che il comunicato sarebbe uscito ‘diverso'”.
La seconda manovra stipendi e la chiave Demiral
Anche nel caso della seconda “manovra stipendi”, quella della stagione 2020/21, la convinzione dei magistrati è che le affermazioni dei calciatori vadano a confermare l’accordo che prevedeva lo “spostamento di quattro mensilità, senza rinuncia alcuna, con garanzia di pagamento anche in caso di trasferimento ad altra squadra o all’estero”. Nessuna subordinazione alla permanenza in squadra a una certa data, secondo quanto emerso invece dai contratti depositati in Lega Serie A. Grazie alle “side letter”, tutti i giocatori che avevano aderito all’accordo erano certi di non perdere un euro anche in caso di addio. In totale parliamo di 17 operazioni, compresa quella di Cristiano Ronaldo, e di uno schema fotocopia. In 14 casi tutti i documenti, stando alla ricostruzione degli investigatori, riportano le firme prima del 30 giugno, data della chiusura del bilancio. Gli inquirenti ritengono importanti le dichiarazioni di Demiral: “Ricordo che la società, forse Paratici o qualcun’altra, mi ha parlato che per aiutare il club era necessario rinunciare a 4 mesi di stipendio, forse da marzo a giugno del 2021 che poi mi sarebbero stati restituiti in pieno a partire dalla stagione successiva. Inoltre, avevo la garanzia, che se anche andavo via presso altri club, i compensi mi venivano pagati”. E i pm annotano che il calciatore “ha dichiarato che i pagamenti dovuti sono intervenuti tutti (ultima rata nel mese di maggio 2022)” e si “ricorderà a questo riguardo che, alla luce del trasferimento del calciatore nell’estate 2021 all’Atalanta, gli stipendi “spostati” sono confluiti, al centesimo, nella scrittura di incentivo all’esodo, secondo il meccanismo ben noto”. Che non si trattasse di una rinuncia ma di “solo spostamento” lo conferma anche Alex Sandro. Rassicurazioni dice di averne ricevute anche Arthur, mentre Federico Chiesa è ancora più esplicito. Quando gli viene chiesto se il pagamento era dovuto anche in caso di trasferimento, non ha dubbi: “Sì, Paratici mi disse così. Avevo la garanzia di Juventus che avrei percepito comunque i soldi”. E la firma delle tre carte sarebbe arrivata contestualmente. I ricordi dei calciatori sono più confusi, ma ancora Dybala è il più convinto: “Ho firmato sempre alla Continassa, in una sola volta. Ne sono certo”.
C’è chi divenne ambassador e Buffon “generico”
E nel caso qualcuno fosse incerto sul proprio futuro agonistico? Il caso è sempre quello di Chiellini. Spiegano gli inquirenti che il difensore “ha firmato la rinuncia a (due) mensilità ad aprile-maggio 2021 e contestualmente, non sapendo se si sarebbe ritirato o meno, “ha firmato un contratto di ambassador” bianconero. “Che andrà a partire da quando smetterò per tre anni – ha specificato l’ex difensore della Nazionale – Le due mensilità sono state caricate lì e quindi ancora devo percepirle”. Tra i meno loquaci con gli inquirenti, si evince da quanto riportato nelle carte, c’è Buffon. Il portiere “ha reso dichiarazioni del tutto generiche” riguardo al comunicato stampa del 28 marzo 2020 e “ha dichiarato di non ricordare se vi fosse stata una richiesta, da parte della società, di non divulgare i termini dell’accordo”. Queste le sue parole: “Non l’ho mai visto prima, né ricordo gli articoli stampa del periodo, perché quando non gioco o non mi alleno non seguo con attenzione le notizie sul calcio”. Secondo Buffon, con quella nota la società voleva “evidenziare e segnalare a tutte le altre realtà del mondo calcistico” che “aveva trovato un accordo con i calciatori, al di là di quelli che fossero i reali termini dello stesso”.