Lombardia, Emilia-Romagna e Umbria sono le più colpite, ma l’influenza e le sindromi para-influenzali galoppa in tutta Italia, soprattutto nelle fasce pediatriche. E rischia di mandare in tilt pediatri, medici di base e pronto soccorso. L’influenza corre come non avveniva dalla ‘suina’, nell’autunno-inverno a cavallo tra il 2009 e il 2010. E unito alla circolazione del Covid spaventa il sistema sanitario nazionale. Secondo gli ultimi dati della rete di sorveglianza InfluNet dell’Istituto Superiore di Sanità, nella scorsa settimana sono stati 771mila gli italiani messi a letto da sindromi simil-influenzali, pari a 12,9 ogni mille. Numeri che fanno crescere a oltre 2,5 milioni quelli che hanno contratto l’infezione dall’inizio della stagione. Per raggiungere questo numero, lo scorso anno si è dovuto aspettare l’inizio di gennaio: un fattore sul quale con ogni probabilità ha inciso l’uso delle mascherine.

A essere particolarmente colpiti sono i bambini al di sotto dei 5 anni: in questa fascia di età la scorsa settimana si sono registrati 40,8 casi ogni mille; nella fascia 5-14 anni il tasso è stato di 25,02 ogni mille; 10,10 tra i 15 e i 64 anni e 5,04 sopra i 65 anni. Sono sei le Regioni in cui la stagione ha raggiungo già un’intensità considerata alta o molto alta: Emilia Romagna (20,24 casi per mille), Umbria (19,61), Lombardia (17,80), Veneto (16,43), Provincia Autonoma di Bolzano (16,09) e Marche (15,58). Si intensifica anche la circolazione dei virus influenzali: dei 717 campioni analizzati dai laboratori afferenti alla rete InfluNet, 275 (38,3%) sono risultati positivi al virus influenzale. Salvo uno, tutti sono di tipo A, specie A/H3N2. Solo il 4% del campione è invece risultato positivo per Sars-Cov-2.

I numeri, in alcune realtà, stanno mettendo in difficoltà il sistema di assistenza. Il segretario lombardo della Federazione italiana medici pediatri, Roberto Caputo, ha spiegato che in regione si assiste a “una tempesta perfetta” che mette insieme più fattori: “Dalla scarsa alfabetizzazione sanitaria dei genitori al carico di lavoro dei singoli pediatri che hanno anche fino a 1.400 assistiti da seguire. Se, come sta accadendo in queste ultime settimana, l’incidenza dei casi sale rapidamente si creano diversi problemi”.

“Una alfabetizzazione sanitaria insufficiente non permette un uso adeguato e appropriato dei servizi. Faccio un esempio: una mamma che non trova il pediatra e va in pronto soccorso o che magari lo trova ma comunque poi ci va lo stesso – avverte Caputo – E magari dopo 10 ore se ne va a casa con il minore che non è stato preso incarico da nessuno perché era un codice verde. Questo atteggiamento crea anche un problema di affollamento nei pronto soccorso”. Il riferimento di Caputo, senza citarlo, è probabilmente legato alla testimonianza di una madre, circolata molto sui social, delle difficoltà riscontrate all’ospedale pediatrico Buzzi di Milano.

“Poi, se andiamo a guardare alcuni numeri ci rendiamo conto che se un collega ha fino a 1.400 assistiti, anche se un genitore chiama una sola volta al mese sono almeno 50 telefonate al giorno nei 20 giorni lavorativi da contratto – aggiunge Caputo – E questo in un periodo normale, ora che c’è questa ondata di influenza si arriva anche a 70 telefonate al giorno, poi ci sono le visite, i whatsapp e le mail”. L’anticipo dell’influenza ha “preso tutti in ‘contropiede”, osserva Caputo sottolineando come ciò non abbia “permesso di raggiungere i livelli di copertura dell’immunità” che “avrebbero ridotto la circolazione virale”. E una riflessione andrebbe fatta a suo avviso anche “sul ritorno alla vita comune in ambienti chiusi senza la mascherina, presidio che ci ha difeso nei due anni passati”.

Situazione complicata anche secondo i pediatri umbri ed emiliano-romagnoli. La situazione in Umbria è “difficile” e negli ambulatori regna “il caos”, dice Gianni Di Stefano, segretario regionale Umbria della Fimp. “Vediamo bambini anche con polmoniti interstiziali e alcuni hanno necessità dell’ossigeno, solo qualcuno necessità del ricovero”, aggiunge Di Stefano. La particolarità dell’influenza 2022-23 “è una febbre molto alta i primi due giorni che poi scende ma permangono raffreddore e mal di gola per 7-8 giorni”, osserva il pediatra. L’influenza “è arrivata prima del tempo, di solito questi numeri li vediamo tra Natale e gennaio”, aggiunge Andrea Canali, segretario della Fimp Emilia-Romagna. “Il grosso dei casi è nella fascia 0-6 anni ma stanno arrivando anche ragazzi più grandi, oggi siamo arrivati a numeri altissimi anche 80-100 richieste di assistenza al giorno. Insomma la situazione è molto complicata e siamo oberati di lavoro”.

Intanto dall’ultimo report Iss sul Covid-19 emerge come in Italia sia “in leggero aumento rispetto alla settimana precedente la percentuale di casi tra gli operatori sanitari: 2,6% contro 2,4% della settimana scorsa” e come nella popolazione di età compresa fra 60-79 anni, per i non vaccinati, il tasso di mortalità risulti quasi tre volte più alto rispetto ai vaccinati con booster, ossia con tre dosi, e tre volte e mezzo rispetto ai vaccinati con la quarta dose da meno di 120 giorni.

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