Mentre i negoziati tra Europarlamento e Consiglio europeo per la riforma che dovrebbe allineare il mercato del carbonio dell’Ue (Emission trading system, Ets) agli obiettivi del pacchetto Fit for 55 procedono a rilento tra diverse difficoltà, dopo che alla Cop27 di Sharm el-Sheikh poco o nulla è stato fatto, fa discutere l’accordo raggiunto sull’estensione dell’Ets al comparto navale. Accolta da entusiasmi, ma anche da aspre critiche. Perché si tratta certamente di un “accordo storico”, come ha subito dichiarato l’europarlamentare Peter Liese (Ppe), relatore sul pacchetto Ets, presentando l’intesa. Intanto perché dovrebbe portare a un taglio delle emissioni di oltre 130 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2030, ma anche perché l’Unione europea è prima al mondo a far pagare al settore marittimo le proprie emissioni, con le stesse regole finora utilizzate per l’industria pesante e il settore energetico. Regole che non sempre hanno funzionato, come mostrato recentemente da un report del Wwf, secondo cui le aziende inquinanti avrebbero ricevuto quasi cento miliardi tra 2013 e il 2021 dall’Unione europea, che avrebbe erogato più permessi di carbonio gratuiti che quote ‘a pagamento’, ma pur sempre regole. Va ricordato che la stessa intesa non è stata raggiunta sulla proposta della Commissione di estendere il sistema anche agli edifici e al trasporto su strada. Inevitabili le reazioni del settore marittimo, ma anche politiche. “Da parlamentare europeo ho contribuito per evitare che ciò accadesse, adesso cerchiamo di capire qual è l’eventuale soluzione”, ha commentato il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto.
Il nuovo sistema per il settore marittimo – All’inizio l’obbligo di acquistare sul mercato le quote di carbonio, dunque i permessi per inquinare, varrà per le navi di stazza superiore alle 5mila tonnellate, quindi soprattutto quelle da carico e da crociera, ma non si esclude una revisione nel caso in cui il settore trovi degli escamotage, utilizzando navi poco più piccole di quella soglia. Si procederà per step. Nel 2025 queste navi dovranno acquistare permessi che coprano almeno il 40% delle emissioni (in base a quelle dell’anno precedente) e l’obbligo riguarderà solo i viaggi intra-europei, mentre nel 2026 la percentuale salirà al 70% e non riguarderà solo le emissioni di anidride carbonica, ma anche quelle di metano e biossido di azoto. Nel 2027, la quota di emissioni da compensare sarà del 100% per i viaggi intra-europei e del 50% per quelli extra-europei, ossia quelli che partono o arrivano in un porto Ue.
La sfida lanciata a Stati Uniti, Cina e Giappone. E sui voli fuori dall’Europa – Come ha ricordato l’eurodeputato tedesco Peter Liese, il trasporto marittimo oggi responsabile del 3% delle emissioni globali “entro la fine del decennio, contribuirà in misura doppia rispetto al settore automobilistico al nostro obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2”. Gli introiti di almeno 20 milioni di quote Ets (circa 1,5 miliardi di euro in base all’attuale prezzo del carbonio) saranno assegnate a progetti marittimi nell’ambito del Fondo per l’innovazione, dunque per sostenerne la transizione energetica. Per Jacob Armstrong, responsabile per il trasporto marittimo sostenibile dell’ong Transport & Environment, “l’accordo segna uno spartiacque per la decarbonizzazione delle spedizioni”, mentre l’Ue lancia la sfida a potenze come “Stati Uniti, Cina e Giappone per compiere questo primo passo estremamente importante verso spedizioni a zero emissioni”. Secondo la ong, il prossimo passo è quello dell’aviazione. Attualmente solo i voli all’interno dell’Europa sono inclusi nell’Ets, “il che significa che il 60% delle emissioni è esentato. Aggiungete a questo una miriade di quote gratuite – spiega T&E – e le compagnie aeree che inquinano non pagano quasi nulla”.
Assarmatori: “Ci sarà un impatto economico rilevante” – Nonostante la destinazione di una parte dei proventi al settore marittimo per finanziare investimenti in innovazione tecnologica e l’esenzione fino al 2030 per i collegamenti marittimi con le isole minori (che erano inclusi nella proposta della Commissione Ue), Assoarmatori ha manifestato diverse preoccupazioni. “Il sistema Ets è destinato a provocare un impatto economico rilevante, ovvero – ha spiegato – un rincaro nei costi del trasporto con riflessi immediati sulla continuità territoriale con le isole maggiori e sulle Autostrade del Mare. E ciò in un momento in cui proprio le Autostrade del mare, in quanto chiave di volta della sostenibilità del trasporto, dovrebbero essere al contrario tutelate”.