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Irene Pivetti: “Vivo con 1000 euro al mese, per un anno ho messo gli stessi jeans e lo stesso maglione. Sento di aver ricevuto una grazia da San Giovanni Paolo II”

Lei, ex Presidente della Camera, ex imprenditrice, ex conduttrice tv, ex opinionista ed ex ballerina; ora gestisce una mensa per i poveri a Monza e vive nel relativo dormitorio

di F. Q.

“Ora, è certo che sono una donna veramente difficile da uccidere. Mi sono detta: non morirò per via di queste inchieste. Ci sono momenti in cui pensi qualsiasi cosa: la tua vita è a brandelli, la famiglia a pezzi, non hai più soldi e la tentazione di lasciarti andare c’è. Per un anno, ho messo sempre lo stesso jeans e lo stesso maglione, non avevo fisicamente voglia di esistere. Ma ho pensato: se muoio, do ragione a chi mi accusa e io non sono quella di cui scrivono loro”. Con schiettezza e lucidità, Irene Pivetti si racconta in un’accorata intervista a Candida Morvillo per il Corriere della Sera. Lei, ex Presidente della Camera, ex imprenditrice, ex conduttrice tv, ex opinionista ed ex ballerina; ora gestisce una mensa per i poveri a Monza e vive nel relativo dormitorio.

La sua vita è stata stravolta da due inchieste che la vedono imputata per commerci con la Cina e da milionaria si è ritrovata a dover campare con mille euro al mese: “Leggere 45mila pagine che argomentano perché sei un truffatore è orrendo, se non lo sei – incalza -. Nel 2020, io avevo dovuto lasciare i miei uffici e sono stata accolta dalla Cooperativa Mac, che si occupa del reinserimento di ex detenuti, disoccupati e soggetti con fragilità. Ho cominciato a collaborare con loro. Quando il Comune ci ha chiesto di riaprire e gestire l’ex mensa, abbiamo accettato, con l’obiettivo di farla tornare un centro di animazione sociale. Questo è un posto dove si mangia con poco, ma anche dove gli anziani vengono a giocare a carte, i ragazzi a fare il doposcuola. Di pomeriggio, riceviamo chi cerca lavoro o aiuto con pratiche sanitarie, fiscali…Abito sopra, nel dormitorio. Ho una camera e un bagno. Apro lo Smack alle 6,30, chiudo alle 22,30: trasferirmi qui era la scelta più ragionevole”.

Una casa ce l’ha, certo, ma anche in quel caso non è stato facile: “Ho preso una microcasa in affitto a Milano, dove sono stata 15 giorni senza luce, perché per allacciartela, guardano la bancalità e, ora, la mia reputazione è considerata negativa. Per avere la corrente, ho dovuto trovare una persona che garantisse per me”. A sostenerla anche nei momenti più bui c’è la sua fede incrollabile: “Io sento di aver ricevuto una grazia da San Giovanni Paolo II, lo prego sempre, ma non gli chiedo che questa storia finisca. Gli chiedo: fammela vivere in pace”. Come è successo? “La terza volta che lo incontrai, dopo la messa, mi ero già tolta il velo, ma mi fece chiamare e mi abbracciò: una cosa completamente fuori dal protocollo. Ancora oggi, mi dico: perché non gli ho chiesto perché? Intanto, la mia vita continua. Ho fatto un ragionamento: la tegola mi ha colpito a 58 anni, un processo dura in media un decennio, è pensabile ricominciare a vivere a 70 anni? No“, conclude.

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