La forma è quella un po' ambigua ed indigesta del publiredazionale, ossia contenuti promozionali e non giornalistici che hanno però le sembianze dell'articolo e rischiano di trarre n inganno. Il messaggio è quello di un'economia forte, in salute e di rapporti idilliaci con l'Unione europea. Ma le cose stanno un po' diversamente
Quattro intere pagine per decantare le meraviglie dell’economia cinese. Nella forma un po’ ambigua ed indigesta del publiredazionale, ossia contenuti promozionali e non giornalistici che hanno però le sembianze dell’articolo. Compaiono oggi su Il Sole 24 Ore, il giornale della Confindustria diretto da Fabio Tamburini e testata di riferimento per imprese e finanza italiane. I contenuti riuniti sotto il titolo di “Focus China” sono, si legge nelle pagine, “a cura della concessionaria 24ore system“, ovvero la divisione del gruppo che si occupa della pubblicità e della promozione, guidata da Federico Silvestri. Nelle quattro pagine del quotidiano una decina di “articoli”. I titoli parlano da soli: “Gli importanti risultati dell’economia cinese nell’ultimo decennio”, “La crescita di qualità della Cina”, “Un salto storico dell’economia cinese nella nuova era”, “Cina e Ue rafforzano la sinergia nelle strategie di sviluppo”, “Il commercio estero cinese è stabile e va lontano”. Dalle quattro pagine non è possibile evincere chi sia il committente anche se è piuttosto evidente il taglio da “inserzionista istituzionale”, ergo governo cinese. Sorge, o dovrebbe sorgere, anche qualche dubbio sull’opportunità di farsi finanziare da un paese che non è esattamente un fulgido esempio di democrazia. Peraltro prima dell’inizio della guerra in Ucraina, diversi pesi massimi di Confindustria avevano sollecitato una rimozione delle sanzioni nei confronti della Russia. Il comitato di redazione de il Sole 24 Ore (ossia la rappresentanza dei giornalisti della testata) sta discutendo sull’opportunità dell’iniziativa e sta valutando una possibile presa di posizione.
Ripetiamo che non si tratta di articoli della redazione del quotidiano, ma il lettore non troppo attento può essere forse colto in inganno. E il quadro tutto rosa e fiori che emerge dalle quattro pagine è, soprattutto in questo momento, piuttosto lontano dal vero. Il paese è alle prese con ondate di proteste e conseguenti repressioni per il regime imposto dalla politica “Zero Covid” voluta dal governo centrale, l’economia rallenta e le sue prospettive sono piuttosto incerte. Il modello di sviluppo degli ultimi decenni attraversa una sfida epocale che ne impone una conversione rispetto ad una crescita incentrata su investimenti ed esportazioni. Il concetto di rafforzamento delle sinergie è poi piuttosto fuorviante. Gli Stati Uniti stanno anzi cercando di spingere l’Unione europea ad allentare, in chiave strategica, i suoi legami con il paese asiatico. Proprio oggi la presidente dalla Commissione Ue Ursula von der Leyen ha detto: “Al momento la produzione e la lavorazione di alcune delle materie prime critiche per la rivoluzione verde sono controllate da un unico Paese, la Cina. L’Europa e gli Stati Uniti possono costruire un’alternativa a questo monopolio istituendo un club delle materie prime critiche. L’idea alla base è semplice: la cooperazione con partner e alleati per l’approvvigionamento, la produzione e la lavorazione ci dà la possibilità di superare il monopolio”.