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Verissimo, Fabio Basile in lacrime per il fratello morto: “Non sappiamo ancora cosa è successo, non è normale. Mi manca tanto, è il mio angelo”

Ospite a Verissimo da Silvia Toffanin, il judoka, campione olimpico a Rio 2016, ha ripercorso il suo dolore per la morte del fratello Michael: “Non sappiamo ancora cosa è successo, ma lo porterò con me sul gradino più alto del podio”

di Gabriele Scorsonelli

“Mio fratello era un guerriero. Era una persona d’oro, mi manca tanto”. Con queste parole Fabio Basile, ospite a Verissimo nella puntata di ieri, 3 dicembre, ha ripercorso il proprio dolore per la morte del fratello Michael. “Non sappiamo ancora cosa è successo, non è normale. Io penso che il suo cuore si sia fermato, era stanco. Quando lo saprò mi darò anche un sospirò di sollievo, ora l’unica cosa che voglio fare è portare quegli occhi, quel viso, al gradino più alto del podio in una competizione di judo. Gliel’ho promesso e ce la farò, sarà orgoglioso di me”, ha spiegato il judoka, campione olimpico a Rio 2016 nella categoria 66 kg.

Un lutto che lo ha segnato profondamente e con cui convive dal novembre 2021, quando il fratello, 31enne, è stato trovato senza vita nella sua casa di Rosta, nel torinese. “Come sto? Bene, penso che la vita tante volte ti mette di fronte situazioni che non avresti mai voluto vedere, sentire – ha continuato Basile –. Devi trasformare il dolore in benzina, perché se esiste un altro mondo, perché io credo in Dio, l’unico modo per renderlo fiero di noi è vincere nella vita oltre che nello sport”. La stessa vita che aveva trascinato Michael, anch’egli judoka, a frequentare cattive compagnie: “Ha avuto un infortunio grave che non gli ha più dato la forza ed ha mollato. Da lì sono nati i problemi. Quando ha smesso di fare judo, a 18 anni che è l’età più complicata, ha iniziato a frequentare persone che non mi piacevano – ha aggiunto il campione olimpico –. Ha fatto errori imperdonabili, ha preso vizi che l’hanno portato a cambiare”.

Sebbene facesse uso di stupefacenti e frequentasse pericolosi giri, Michael Basile non ha mai perso la sua bontà d’animo: “Rimase una persona che aiutava tutti, era buono, era veramente un pezzo di pane. Io ho cercato in tutti i modi di aiutarlo, ma non ero mai a casa per lo sport – ha proseguito il judoka –. Aiutarlo da lontano era complicato, i miei genitori hanno fatto tanto”. Nonostante la distanza e alcune incomprensioni, i due fratelli erano molto uniti e la cintura del judo ha rafforzato il loro legame. “Oggi ho un motivo in più per resistere, il mio angelo. Michael è stata una grande persona per me, un punto di riferimento”, ha poi concluso il judoka.

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