Scuola

Caro ministro Valditara, non riesco davvero a capire che tipo di scuola ha in testa

Che ha in testa il neo ministro dell’Istruzione e del merito per cambiare la scuola? Per capirlo ho letto il suo ultimo libro E’ l’Italia che vogliamo. Il manifesto della Lega per governare il Paese. Mi sono approcciato a questo testo con un pregiudizio dettato dal fatto che Giuseppe Valditara è il consigliere politico di Matteo Salvini, quindi un leghista. Con mia profonda sorpresa ho trovato diversi punti sui quali mi son trovato in accordo con il professore.

Ma partiamo da ciò che mi preoccupa: “Occorre ridare efficacia educativa alle sanzioni disciplinari, valorizzare il voto in condotta, responsabilizzare le famiglie che, nel caso di problematicità comportamentali dei minori, devono essere stabilmente coinvolte in un percorso di confronto con le istituzioni scolastiche ed eventualmente rispondere del comportamento violento dei propri figli in caso di dimostrata inadempienza educativa”.

Più che il programma di un ministro dell’Istruzione, mi sembra quello di un questore prestato alla scuola. Se avessi letto solo queste prime righe avrei pensato ad un ministro che ha in testa solo una parola: repressione, punizione. Peccato che la scuola non sia un luogo dove punire, ma educare. La passione del voto in condotta come spauracchio è antica e non serve nemmeno più.

Detto questo ci sono altri punti del “programma” di Valditara che meritano un plauso.

Il primo: “Occorre attribuire ai docenti (già di ruolo) degli studenti disabili con un’indennità aggiuntiva che li dovrebbe collocare al livello più alto del middle management d’istituto”. Finalmente! Il secondo: “L’integrazione tra teoria e pratica, tra mente e mano, fra aula e laboratorio, fra l’operare dentro la scuola e fuori la scuola, fin dal primo ciclo di istruzione”. Sembra quasi un milaniano. Terzo: una vera e propria rivoluzione del concetto di insegnamento della matematica. Scrive Valditara: “Le capacità di calcolo simbolico, che i pc di nuova generazione stanno sempre più sviluppando, renderanno inutile insistere così tanto sulla risoluzione di espressioni alfanumeriche. Gli studenti inevitabilmente troveranno sempre più noioso e privo di senso fare cose che possono essere fatte meglio, senza errori e più velocemente da un dispositivo informatico”.

E poi c’è una ripresa della figura del docente esperto, ma in una nuova chiave. Ecco cosa vuol fare il nuovo ministro: “A loro saranno attribuite, in particolare, quelle funzioni strategiche di tutoraggio degli studenti più in difficoltà e di guida a chi ha dimostrato doti particolari. A questi docenti esperti potrà essere affidata la progettazione e la gestione dell’offerta formativa personalizzata, così come il supporto ai colleghi nell’identificazione delle strategie didattiche più efficaci per migliorare l’educazione interculturale e l’inclusione degli alunni stranieri”.

Più preoccupanti o perlomeno non chiare altre dichiarazioni del ministro: “Occorre riscoprire la cultura classica favorendo l’insegnamento delle basi della lingua latina e insegnando a tutti gli studenti elementi di letteratura greca e latina. Teniamo conto che il 10% degli studenti è straniero e molti studenti sono italiani di seconda generazione. Perciò è fondamentale che la scuola educhi alla cittadinanza poiché l’integrazione passa attraverso l’assimilazione partendo da valori irrinunciabili, quali il rispetto di ogni persona umana, la libertà responsabile degli individui e l’uguaglianza di tutti gli esseri umani”.

Integrazione-assimilazione: è un binomio che stride. E poi solo “noi” abbiamo questi valori irrinunciabili? Gli altri, gli stranieri (io preferirei parlare di migranti) non li hanno? Ancora, il ministro parla di “apprendimenti essenziali e opzionali”, i primi definiti dal ministero, gli altri dalle scuole. Cosa vuol dire Valditara? Forse che scrivere e leggere così come far di conto è essenziale, mentre educarsi alla musica o all’arte è facoltativo?

E poi tornano “gli ispettori ministeriali” (“da potenziare in modo significativo”, dice il professore) per valutare gli apprendimenti acquisiti. Non bastano gli insegnanti? Servono gli ispettori? Sinceramente non riesco a capire che scuola abbia in testa il ministro. Attendiamo che ce lo spieghi meglio.