Fake news, marcia indietro o attesa per tastare le possibili conseguenze politiche? Ciò che è certo è che le speranze di un primo passo verso una svolta liberale, almeno nei costumi, nella Repubblica Islamica dell’Iran si scontrano col silenzio dei vertici governativi dopo le dichiarazioni del Procuratore generale iraniano, Mohammad Jafar Montazeri, che ieri ha annunciato che “la polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura ed è stata abolita da chi l’ha creata”. Dall’esecutivo conservatore di Ebrahim Raisi e dagli ayatollah non è arrivata nessuna comunicazione ufficiale, tanto che i gruppi di protesta iraniani, che avevano già in programma tre giorni di proteste dal 5 al 7 dicembre, scenderanno comunque in strada per continuare a manifestare.
Le parole pronunciate dal Procuratore nella mattinata di domenica avevano fatto pensare a un primo cambiamento che sapeva di cedimento. La leadership della Repubblica Islamica, quella che dopo la rivoluzione khomeinista riportò prepotentemente il conservatorismo religioso nel Paese e tutti gli obblighi ad esso connessi, sembrava essere pronta a fare delle concessioni a una piazza che da quasi tre mesi protesta contro la repressione, le imposizioni dei vertici statali, infuocata dalla morte di Mahsa Amini, la 22enne che ha perso la vita in custodia proprio della polizia morale dopo essere stata arrestata per aver indossato male il velo. Una concessione, anche grande, pur di mantenere il potere politico.
Nella serata di domenica, però, i media panarabi hanno iniziato a scrivere che l’annuncio tanto atteso non è mai arrivato. “Non ci sono conferme sul fatto che il lavoro delle unità di pattugliamento, ufficialmente incaricate di garantire la ‘sicurezza morale’ nella società, sia effettivamente terminato”, ha scritto al-Jazeera. “Nessun funzionario della Repubblica islamica dell’Iran ha detto che la Gasht-e Ershad è stata chiusa”, aveva poi precisato la tv di stato iraniana in lingua araba Al-Alam che ha chiesto un commento ufficiale al ministero dell’Interno di Teheran.
In attea di un chiarimento, quindi, si torna in piazza. Gli Stati Uniti hanno detto che la leadership iraniana è chiusa in un “circolo vizioso” che l’ha tagliata fuori rispetto al popolo iraniano e alla comunità internazionale.